Salute

Comfort food o disturbo alimentare: che differenza c’è?

A volte scegliamo cibi ipercalorici o extra energetici non tanto perché abbiamo fame, ma per appagare un bisogno emotivo

Una fetta di torta, un gelato, un piatto di pasta o un pezzo di pizza. Tutti noi abbiamo un cibo preferito che scegliamo come vera e propria coccola per il nostro benessere. Una tendenza che oggi viene definita con il termine inglese “comfort food”, letteralmente “premio del conforto”, ossia una ricompensa legata al nostro gusto personale, alle tradizioni familiari, ai ricordi d’infanzia o a sensazioni positive, capace di appagare un bisogno emotivo. Sebbene il buon cibo sia uno dei piaceri della vita, c’è un punto oltre il quale il rapporto con l’alimentazione può diventare un’ossessione e sconfinare in disturbo.

Perché e quando scegliamo il comfort food

Quando scegliamo di consumare cibi ipercalorici o extra energetici ricchi di grassi, sale o zuccheri, nel nostro cervello si attiva un sistema di ricompensa in grado di stimolare il piacere e un senso temporaneo di “pace emotiva”. Questo perché sono tutti alimenti che promuovono il rilascio di endorfine, serotonina e dopamina, gli ormoni del buon umore. Si mangiano infatti non tanto per soddisfare il senso di fame, ma per ridurre stress e tensioni, malessere o per tenere a bada le emozioni negative. Secondo alcune ricerche, oltre a essere una consolazione occasionale, questi alimenti vengono scelti anche per “festeggiarsi” e premiarsi quando ci si sente “felici”.

Gruppo San Donato

Quando il piacere diventa ossessione

Concedersi qualche “peccato di gola” è giusto, ma quando il cibo diventa un pensiero fisso significa che il piacere sta diventando ossessione. Controllare continuamente le calorie e gli alimenti che si ingeriscono, centellinare ogni ingrediente tanto da ridurne la quantità in maniera sostanziale, sentirsi in colpa ogni volta che si “sgarra”, o mangiare in modo compulsivo, sono tutti campanelli d’allarme di disturbi alimentari in atto. Insieme a questi anche la paura di perdere o prendere peso.

In Italia i disturbi alimentari riguardano oltre 3 milioni di persone, di cui il 95,9% sono donne. Numeri  importanti che fanno dell’anoressia la terza più comune “malattia cronica” fra i giovani. Una condizione sempre più comune, spesso sottovalutata, in grado di danneggiare in maniera significativa salute fisica e funzionamento psicologico. Le persone che ne soffrono faticano a relazionarsi in pubblico e a svolgere le normali attività della vita quotidiana. Evitano ristoranti ed eventi sociali per paura di perdere il controllo sul cibo e hanno una percezione distorta del proprio corpo.

Come rieducarsi ad un’alimentazione consapevole

Il peso e i valori degli esami del sangue, insieme a quelli delle urine, rivelano chiaramente cosa succede all’interno del nostro corpo e se qualcosa non va. Se ci sono quindi valori “sballati” di glicemia, colesterolo, creatinina o infiammazioni degli organi digerenti, significa che la coccola quotidiana è sfuggita di mano.
In questi casi occorre rieducarsi ad una sana e consapevole alimentazione con l’aiuto di uno specialista.

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Beatrice Foresti

Giornalista pubblicista, collabora con OK Salute e Benessere, insieme ad altre testate. È laureata in Comunicazione, Media e Pubblicità all’Università IULM di Milano e ha da poco terminato un Master in Giornalismo alla RCS Academy. È appassionata di scrittura, radio, fotografia e viaggi.
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