Salute

Colica biliare (alla colecisti): cause, sintomi, diagnosi

Focus di Fabrizio Magnolfi, primario dell'unità di gastroenterologia ed endoscopia digestiva dell'ospedale San Donato di Arezzo

Focus a cura di Fabrizio Magnolfi, primario dell’unità di gastroenterologia ed endoscopia digestiva dell’ospedale San Donato di Arezzo.

La colica biliare è la conseguenza principale della calcolosi o litiasi biliare (leggi: i calcoli alla cistifellea). Il sintomo principale della colica biliare è un dolore improvviso e molto forte all’addome, accompagnato da nausea, vomito e febbre moderata. L’attacco dura qualche ora e il dolore si ripete in modo ciclico con lievi fluttuazioni.

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LE CAUSE. La colica biliare è provocata dallo spostamento all’interno della colecisti (o cistifellea) di uno o più calcoli che si incuneano nelle vie biliari, determinando così un’ostruzione dei dotti della colecisti. La colecisti, di conseguenza, inizia a contrarsi ripetutamente, per cercare di espellere il sassolino: queste contrazioni determinano l’inizio del dolore, che parte nel quadrante superiore destro dell’addome e da lì può irradiarsi verso la spalla e la scapola destra. Il dolore raggiunge una forte intensità, che si mantiene per qualche ora con lievi fluttuazioni. La colica biliare può insorgere sia di giorno sia di notte: di solito verso le tre del mattino dopo una cena abbondante e ricca di grassi.

IL DECORSO. Un attacco di colica biliare tipicamente si attenua dopo due o tre giorni e si risolve completamente nel giro di una settimana. Per curarla, sono indicati i Fans (antinfiammatori non steroidei), per via sublinguale o endovenosa. Meno utili gli antispastici (o spasmolitici), che provocano il rilasciamento della muscolatura liscia. Il prolungarsi dell’episodio acuto può essere il segno dell’aggravarsi della calcolosi biliare da cui la colica è stata originata: sono quindi necessari ulteriori esami, per accertarne le cause. Talvolta alla colica può associarsi anche una forma di ittero, se il calcolo che si è spostato provocando il dolore si è incuneato nel coledoco, impedendo il deflusso enterico della bile.
Fabrizio Magnolfi, primario dell’unità di gastroenterologia ed endoscopia digestiva dell’ospedale San Donato di Arezzo

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