Salute

Cartilagini usurate, per le ginocchia c’è la protesi

Dopo un trauma all'osso o ai legamenti, le articolazioni possono provocare forti dolori. La soluzione è ricoprirle con un materiale speciale che le protegga

L’artrosi post traumatica è un’usura precoce delle cartilagini dovuta ad alterazioni che si verificano nel ginocchio in seguito al trauma. In particolare, a fratture con superfici articolari irregolari, che creano attriti e difficoltà di scorrimento. Oppure, nel caso di danno ai legamenti, ad alterazioni dei normali movimenti che si traducono in anomale sollecitazioni per l’articolazione.

In passato l’artrosi post traumatica era più frequente anche a causa della maggiore invasività degli interventi e delle prolungate immobilizzazioni post operatorie.
«La protesi è una soluzione indicata quando la superficie articolare è talmente alterata da creare dolori capaci di compromettere la qualità della vita», spiega Roberto D’Anchise (puoi chiedergli un consulto), primario della prima unità operativa di chirurgia del ginocchio dell’Istituto ortopedico Gaetano Pini di Milano. «Consiste nel rivestire la parte malata del ginocchio con una sorta di fodera di un materiale composto da metallo e particolari plastiche (polietilene) che rende di nuovo lisce le superfici e aiuta la ripresa dei movimenti e la scomparsa del dolore».

Gruppo San Donato

Per fissare la protesi si utilizzano cementi particolari o materiali che si integrano con l’osso. L’intervento è effettuato con tecnica tradizionale in anestesia generale o spinale. La degenza ospedaliera va da due a 15 giorni, secondo i diversi tipi di protesi (parziale o totale) e le diverse capacità di recupero dei pazienti. Segue un periodo di riabilitazione, anche questo variabile.
I risultati, dicono le statistiche mondiali, nel 90% dei casi rimangono buoni anche a distanza di 15-18 anni.
«L’intervento comporta rari rischi di infezioni», sottolinea l’ortopedico. «In questi casi (l’1% del totale) è necessario rimuovere la protesi e riapplicarla a guarigione avvenuta». È sconsigliato quando le condizioni generali del paziente sono talmente compromesse da non consentire l’intervento chirurgico.
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Ultimo aggiornamento: 27 gennaio 2010

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