Salute

Blocco di branca: quando l’impulso elettrico ritarda

L'irregolarità nel battito è un primo campanello d’allarme di questa che non è una patologia del cuore, ma l'espressione di malattie specifiche come una cardiopatia congenita

«Blocco di branca destra: si chiama così la disfunzione cardiaca che mi porto dietro da quando avevo otto anni» racconta Max Pisu a OK (leggi la sua testimonianza). «Il problema non m’impedisce di fare sport, devo solo tenermi controllato».  Alessandro Capucci, professore ordinario di Malattie cardiovascolari all’Università Politecnica delle Marche (puoi chiedergli un consulto qui) spiega di che cosa si tratta e come si affronta.

Premessa per spiegare che cos’è il blocco di branca destra di cui parla l’attore Max Pisu. Il cuore ha al suo interno un sistema di conduzione elettrica che determina la contrazione del battito cardiaco. L’attivazione elettrica prende origine dalla parte alta dell’organo, una sorta di pacemaker chiamato nodo seno-atriale, e si diffonde fino all’estremità inferiore, cioè ai ventricoli (cavità che sospingono il sangue nell’arteria polmonare e nell’aorta) passando attraverso il nodo-atrio ventricolare, il Fascio di His e le due branche destra e sinistra. Se, lungo il tragitto, l’onda elettrica ritarda o si blocca si verificano i cosiddetti disturbi di conduzione. Nel caso di Pisu, il problema ha interessato la conduzione della branca destra. Normalmente, il tempo che lo stimolo impiega ad attivare i ventricoli è pari a 0,08 secondi. Con il blocco di branca incompleto, questo intervallo si allunga a 0,10-0,11 secondi e può arrivare a 0,12 secondi e oltre nel caso di blocco di branca completo. In simili condizioni il cuore continua comunque a battere perché, di fronte all’ostacolo, l’impulso elettrico si attiva per raggiungere rapidamente l’altro ventricolo.

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CAUSE. I blocchi di branca non sono patologie del cuore, ma solo l’espressione di accompagnamento, naturalmente in alcuni casi, di malattie specifiche, quali (nel caso di branca destra) una cardiopatia congenita come la tetralogia di Fallot (detta anche sindrome del bambino blu) o un difetto del setto atriale.

SINTOMI. I sintomi non scaturiscono dal blocco di branca, ma, laddove ci sia, dalla patologia di base. Il paziente va dal medico quando comincia ad avvertire affanno, scarsa resistenza allo sforzo o labbra cianotiche, segni di una malattia cardiaca.

DIAGNOSI. Si stabilisce con mezzi non invasivi. Se l’auscultazione del cuore evidenzia irregolarità nel battito è un primo campanello d’allarme ed è consigliabile procedere con un elettrocardiogramma, che esamina il funzionamento elettrico del cuore. Nel caso si evidenzi una cardiopatia congenita, per fugare ogni sospetto diagnostico si procede con un ecocardiogramma, che valuta la funzione meccanica dell’organo. Se l’ecocardiogramma conferma un certo tipo di cardiopatia, si esegue il cateterismo cardiaco, uno dei test invasivi usati in cardiologia per lo studio del cuore e del suo funzionamento. Scopo del cateterismo non è tanto la diagnosi, ma la cura, il tipo di approccio terapeutico (in genere chirurgico) da adottare nei confronti della patologia cardiaca.

EVOLUZIONE. Nei casi di blocco di branca il flusso elettrico cala o si interrompe da una delle due parti interferendo sulla contrazione del cuore. Nel lungo periodo, il blocco di branca può evolversi da incompleto a completo, allungando il tempo di attivazione dei ventricoli, che perdono così la loro fasicità. In altre parole si attivano in tempi diversi anziché in contemporanea. Questo fa perdere un po’ di funzione contrattile, ovvero circolatoria. Il sintomo più evidente è la dispnea da sforzo, al punto che alcuni impegni fisici mandano sempre più in affanno.

SPORT: SÌ O NO? Dipende dal tipo di cardiopatia diagnosticata, non dal blocco di branca. Sono molti, infatti, gli atleti che soffrono di blocco di branca destra incompleta che continuano a fare sport. In questi casi il disturbo non è patologico ma fisiologico, perché legato a un maggior impegno del ventricolo destro.

CURE. Non esistono cure per il blocco di branca che, a meno che non si accompagni a una cardiopatia, non ha alcuna implicazione negativa sul cuore. Se il disturbo evolve in blocco atrioventricolare si interviene chirurgicamente con l’applicazione di un pacemaker. Si tratta però di casi rari, congeniti o legati all’avanzare dell’età.

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