Salute Mentale

Tripofobia: si può avere paura dei buchi?

Si tratta di un fenomeno che ha suscitato molto interesse e, sebbene non sia ancora riconosciuto ufficialmente come disturbo, pare che sia piuttosto diffuso

Vi capita di provare disagio o disgusto vedendo un pezzo di formaggio Emmentaler, il baccello di un fiore di loto o, più in generale, schemi ripetitivi di forme geometriche abbastanza profonde e ravvicinate tra loro? Potreste soffrire anche voi di tripofobia: ecco in cosa consiste e come si manifesta.

Cos’è la paura dei buchi?

Il termine tripofobia deriva dalle parole greche trýpa, che significa buco, e phóbos, che significa paura. La parola si utilizza per descrivere una reazione di repulsione causata dalla vista di raggruppamenti di buchi. Si tratta di una risposta emotiva intensa che si può manifestare alla vista di una lista di immagini estremamente varia che può includere anche oggetti innocui e di uso comune, come le spugne. Si può scatenare per via di elementi naturali, come alveari o pori della pelle, o artificiali, come le immagini sul web che presentano dei pattern di fori. Questo fenomeno è stato recentemente oggetto di dibattito e ricerca in ambito scientifico. Tuttavia, non è ufficialmente riconosciuto come disturbo psicologico dal Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-5).

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La crescente attenzione verso la tripofobia sembra scaturita proprio da internet, per via di un’immagine circolata nel 2003, la quale ritraeva dei bacelli dei semi di loto sovrapposti a un seno femminile, che turbò molti utenti. Il termine sarebbe poi comparso in forum online nel 2005.

Cause e sintomi

Successivamente, l’argomento attirò l’interesse dei ricercatori. Un gruppo di scienziati dell’Università dell’Essex, coordinato da Geoff Cole e Arnold Wilkins, nello studio pubblicato nel 2013 nella rivista Psychological Science, evidenziò come gli stimoli che inducono la fobia condividano delle caratteristiche visive comuni a una serie di animali potenzialmente pericolosi. Questo supporterebbe la tesi, contestata da altri ricercatori, per cui l’origine della tripofobia troverebbe una spiegazione nella risposta evolutiva. Sarebbe, pertanto, un meccanismo di difesa istintivo ai potenziali pericoli. Un altro studio si focalizzò sulla somiglianza delle immagini alla presenza di parassiti o malattie infettive.

Le stesse cause del fenomeno sono ancora in discussione. Esistono diverse ipotesi e non c’è una conclusione definitiva al riguardo. Ci sono poi vari sintomi legati alla tripofobia. Oltre alle sensazioni di disgusto o disagio, possono manifestarsi, ad esempio, stati d’ansia, attacchi di panico, nausea, e cambiamenti comportamentali.

Paura dei buchi: possibili rimedi

Come premesso, la tripofobia non è riconosciuta ufficialmente come disturbo. Nonostante sia ancora poco conosciuta, se si vuole capire come superarla è comunque consigliabile rivolgersi a un esperto della salute mentale. Lo specialista potrebbe consigliare tecniche di rilassamento o approcci terapeutici che si sono dimostrati efficaci per altre fobie, in base alle esigenze individuali.

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Aurora Pianigiani

Collabora con OK Salute e Benessere e si occupa di comunicazione in ambito medico-scientifico e ambientale. Laureata in Giurisprudenza all’Università degli Studi di Firenze, si è formata nel settore dei media digitali e del giornalismo. Ha conseguito il Master in Comunicazione della Scienza e della Salute presso l’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano e contestualmente ha scritto articoli per testate giornalistiche che svolgono attività di fact-checking.
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