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Tumore al polmone: ecco il farmaco che previene le metastasi cerebrali

In Italia, il tumore al polmone rimane ancora la seconda neoplasia più frequente negli uomini (15%) e la terza nelle donne (6%), oltre che causa di un numero di decessi superiore a quello di qualunque altra forma di cancro. Questi tumori non sono tutti uguali e la ricerca scientifica ha individuato diverse alterazioni molecolari.

La maggior parte dei casi di tumore al polmone corrisponde all’istologia non a piccole cellule e all’interno di questo gruppo la ricerca scientifica ha individuato numerose alterazioni molecolari che possono determinare l’insorgenza e lo sviluppo della patologia neoplastica. Tra queste, i tumori con un’alterazione del gene ALK presentano un’alta incidenza di metastasi cerebrali già alla prima diagnosi e un alto rischio di sviluppo di metastasi lungo tutto il percorso terapeutico.

Gruppo San Donato

«I pazienti con l’alterazione del gene ALK sono più giovani della media, uomini e donne in prevalenza non fumatori e in buone condizioni generali, ma con un’alta incidenza di metastasi cerebrali alla diagnosi (fino al 40%)» conferma Silvia Novello, Professore di Oncologia Medica al Dipartimento di Oncologia dell’Università di Torino e presidente di WALCE Onlus (Women Against Lung Cancer in Europe).

Tumore al polmone: ecco il farmaco che previene le metastasi cerebrali

«Il sistema nervoso centrale è inoltre per questi pazienti un sito frequente di progressione della malattia. Pertanto, la prevenzione delle metastasi cerebrali durante la prima linea di trattamento assume un ruolo fondamentale nella gestione della malattia. Per questo oggi disponiamo di terapie “mirate” che agiscono su specifici bersagli molecolari, migliorando l’aspettativa di vita dei pazienti e la qualità della stessa rispetto alla chemioterapia tradizionale».

È il caso di lorlatinib, un farmaco disegnato specificatamente per superare la barriera ematoencefalica e agire quindi a livello cerebrale, nonché per essere attivo anche in pazienti precedentemente trattati in cui si siano sviluppate delle mutazioni secondarie di resistenza.

«La maggiore efficacia di lorlatinib è stata evidenziata in tutti i parametri valutati, con una riduzione del rischio di progressione di malattia pari al 73%, mentre l’82% dei pazienti con metastasi cerebrali ha riscontrato una risposta intracranica, che è stata completa nel 71% dei casi» spiega Filippo de Marinis, Direttore della Divisione di Oncologia Toracica all’Istituto Europeo di Oncologia di Milano e presidente di AIOT (Associazione Italiana di
Oncologia Toracica). «La terapia mirata continua, quindi, a portare risultati significativi, dimostrando anche benefici a lungo termine mai riscontrati prima nei pazienti con tumore polmonare non a piccole cellule avanzato».

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