Quasi diecimila italiani sono positivi all’HIV, il virus dell’Aids, ma non lo sanno. E gli ultimi dati indicano che ogni anno si registrano ancora oltre duemila nuove diagnosi, di cui più della metà avviene molto tardi, quando il sistema immunitario è già compromesso.
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Italiani con Hiv: la battaglia per la eradicazione dell’HIV rallentata dallo stigma
«La lotta all’HIV procede troppo lenta e non sta dando i risultati sperati, quelli che dovrebbero garantire la fine dell’epidemia entro il 2030, come stabilito dalle Nazioni Unite» avverte Barbara Suligoi, Direttore del Centro Operativo AIDS (COA) all’Istituto Superiore di Sanità. «Nonostante i progressi della ricerca scientifica e delle terapie antiretrovirali, la mancanza di informazione, lo stigma persistente e il silenzio che ancora avvolge l’HIV impediscono la diminuzione del numero di nuove infezioni e la prima cosa da fare è individuare le persone HIV positive».
Il ruolo della PrEP per evitare il contagio
La seconda azione per contrastare la diffusione del virus è limitarne la trasmissione. Oggi è disponibile una profilassi pre-esposizione, la PrEP, un farmaco che le persone non infette possono assumere se hanno un alto rischio di contrarre l’HIV. «Per affrontare davvero l’epidemia, è fondamentale mettere in campo strategie di prevenzione strutturate, che rendano accessibili strumenti come il test per l’HIV, il profilattico e soprattutto la PrEP. Solo con una risposta condivisa e intersettoriale potremo far emergere il sommerso, interrompere le nuove infezioni e costruire una rete di prevenzione davvero efficace» conferma Andrea Antinori, direttore del Dipartimento Clinico dell’Istituto Nazionale per le Malattie Infettive Lazzaro Spallanzani IRCCS di Roma.
Adesione alle terapie fondamentale
E per le persone che hanno già contratto il virus, l’indicazione è di seguire scrupolosamente le terapie. L’obiettivo è raggiungere U=U, cioè una carica virale non rilevabile per non trasmettere il virus attraverso rapporti sessuali non protetti. «La paura che le persone sieropositive possano trasmettere il virus genera spesso isolamento sociale e discriminazione. Sapere che l’HIV non può essere trasmesso quando la carica virale è non rilevabile contribuisce a eliminare questi pregiudizi» spiega Andrea Gori, Professore di Malattie Infettive all’Università di Milano e Direttore dell’Unità di Malattie Infettive 2° Divisione, ASST Fatebenefratelli Ospedale Luigi Sacco, Milano. «In più si ottiene un miglioramento della qualità della vita: le persone sieropositive che sanno di non essere infettive possono vivere le loro relazioni intime con più serenità, senza paura di trasmettere il virus ai loro partner».