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Studio: la bisessualità esiste

Testo di Walter La Gatta, psicologo e psicoterapeuta, blogger di IL SESSO E L’AMORE In uno studio scientifico abbastanza inusuale, i ricercatori della Northwestern University hanno scoperto che almeno alcuni degli uomini che si identificano come «bisessuali» sono in effetti attratti sia da uomini che da donne.

Testo di Walter La Gatta,
psicologo e psicoterapeuta,
blogger di IL SESSO E L’AMORE

In uno studio scientifico abbastanza inusuale, i ricercatori della Northwestern University hanno scoperto che almeno alcuni degli uomini che si identificano come «bisessuali» sono in effetti attratti sia da uomini che da donne.

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Ovviamente la scoperta non sorprenderà i bisessuali, che da tempo sostengono che l’attrazione sessuale non è limitata solamente a un sesso. Diverso invece sarà per tutti coloro che si chiedono se la bisessualità sia un fatto naturale o meno (e fra loro ci sono molti studiosi).

In uno studio del 2005, cui fu data molta pubblicità, ricercatori sempre della Northwestern scrivevano che «riguardo ad attrazione ed eccitazione sessuale, resta ancora da dimostrare che la bisessualità maschile esista davvero».

Nel nuovo studio, pubblicato sulla rivista scientifica Biological Psychology, i ricercatori si sono attenuti a criteri più rigidi nella definizione delle caratteristiche delle persone da selezionare per lo studio. Per essere sicuri di reclutare persone realmente attratte dai due sessi, i ricercatori si sono avvalsi della Rete, ed in particolare dei frequentatori di siti per bisessuali.

È stato anche richiesto ai partecipanti di aver avuto almeno due esperienze sessuali con ciascun sesso e una relazione sentimentale di almeno tre mesi con una persona di sesso maschile e una di sesso femminile. Gli uomini che avevano partecipato allo studio del 2005 erano stati reclutati nel mondo gay: i bisessuali erano stati poi selezionati in base alla risposte fornite al questionario.

In entrambi gli studi, i partecipanti dovevano guardare dei video su atti sessuali compiuti da uomini e da donne, mentre dei sensori, applicati ai loro genitali, misuravano la risposta erettile. Mentre nel primo studio è emerso che i bisessuali somigliavano agli omosessuali nelle risposte, in questo nuovo studio si è visto come gli uomini bisessuali rispondevano sia ai video dove si mostravano donne, sia ai video dove si mostravano uomini, cosa che non è successa, in questo studio, agli eterosessuali o ai gay. Entrambi gli studi hanno scoperto che vi è una risposta soggettiva per entrambi i sessi, malgrado le risposte genitali fossero diverse.

Lo studio della Northwestern è il secondo pubblicato sull’argomento: in marzo è stato pubblicato un altro studio, pubblicato sugli Archives of Sexual Behavior, nel quale sono stati mostrati ai partecipanti dei video in cui due uomini o due donne compivano atti sessuali, ma sono state anche incluse scene in cui un uomo faceva sesso con una donna e con un uomo nello stesso contesto, pensando che questo stimolo potesse interessare i soggetti bisex.

I ricercatori – Jerome Cerny, un professore di psicologia in pensione, dell’ Indiana State University, e Erick Janssen, uno studioso che da tempo presta la sua attività presso il Kinsey Institute – hanno scoperto che i bisessuali hanno maggiori probabilità, rispetto a uomini etero o gay, di sperimentare una risposta eccitatoria, mentre guardano questi video.

Il primo studio ha riguardato complessivamente 100 uomini, rigidamente separati fra gay, etero e bisex, mentre lo studio pubblicato sugli Archives ha riguardato complessivamente 59 persone, fra cui vi erano 13 bisex. Lo studio della Northwestern è stato finanziato in parte dall’American Institute of Bisexuality. I bisessuali sono stati contenti dei risultati, ma allo stesso tempo hanno sentito come un insulto il fatto che, ancora oggi, potessero essere condotte delle ricerche per provare quello che i bisex dicono da tempo: sono attratti da uomini e da donne.

Una critica che è stata fatta a questo studio è che esso non riproduce la complessità dell’interazione umana nella vita reale, per cui misurare la risposta eccitatoria solo a livello genitale è sembrato riduttivo: molti altri fattori avrebbero dovuto essere presi in considerazione.

Attendiamo i prossimi, magari con dei campioni più rappresentativi della popolazione generale (100 e 59 sono veramente pochi!).
Walter La Gatta

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