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Obesità: la chirurgia bariatrica può ridurre il rischio di tumori

L'obesità favorisce l'insorgenza di alcuni tumori, tra cui quelli alla mammella, all'esofago, al fegato ma non solo. Con l'intervento bariatrico questo rischio si riduce

La chirurgia bariatrica può ridurre il rischio di comparsa di tumori che è associato all’obesità. Lo conferma uno studio condotto dall’Università di Cleveland, negli Stati Uniti, pubblicato dalla rivista Obesity Surgery. Lo studio ha analizzato l’incidenza di nuovi tumori in circa 110.00 individui, la metà operati di chirurgia bariatrica e il resto no. A dieci anni si è registrata un’incidenza di nuovi tumori nel 4% dei pazienti affetti da obesità sottoposti a chirurgia bariatrica, mentre in chi non si è sottoposto all’operazione la comparsa di un nuovo tumore si è verificata nell’8,9%.

I pazienti sottoposti a chirurgia bariatrica hanno registrato un numero nettamente inferiore di nuovi casi per tumore della mammella (501 contro 751), colon (201 contro 360), fegato (969 contro 2.198), pancreas (54 contro 86), ovaie (130 contro 214).

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«La chirurgia bariatrica si occupa del trattamento chirurgico dei pazienti affetti da obesità, determinando una perdita di peso mantenuta a lungo termine, con miglioramento o risoluzione delle comorbidità associate» spiega Giuseppe Navarra, Docente di Chirurgia Generale del Policlinico Universitario G. Martin di Messina. «La chirurgia bariatrica è fondamentale per le persone obese, sia per eliminare l’eccesso di tessuto adiposo, sia per prevenire o curare le patologie associate all’obesità. Se, infatti, sono possibili varie terapie per combattere una situazione di sovrappeso, quando si deve far fronte a un’obesità importante, di 2° o 3° grado, la soluzione più efficace è la chirurgia bariatrica».

L’obesità favorisce l’insorgenza di alcuni tumori

L’obesità si associa ad un aumento dell’incidenza di numerosi tumori tra cui quelli all’endometrio, alla mammella, all’esofago, al colon, al fegato, al pancreas, al rene e alla prostata. Si stima che l’obesità sia responsabile del 4.7% di nuovi casi negli uomini e del 9.6% nelle donne, secondo dati pubblicati dalla rivista JAMA Oncology. Il Fondo Mondiale per la Ricerca sul Cancro ha stimato che circa il 21% di tutti i tumori correlati all’obesità potrebbero essere prevenuti se la popolazione avesse un Indice di massa corporea (BMI) minore di 25.

«I meccanismi attraverso cui l’obesità favorisce l’incidenza di cancro sono diversi» prosegue Navarra. «Il primo è la capacità degli adipociti di produrre e rilasciare androgeni e soprattutto estrogeni, ormoni in grado di stimolare la crescita cellulare. Negli obesi si ha una iperproduzione di questi ultimi che può spiegare l’aumentata incidenza di tumori a mammella, endometrio e ovaio nelle donne obese. Il secondo meccanismo è legato all’eccessiva produzione di insulina, che spesso si associa all’obesità, e che favorisce lo sviluppo di tumore al colon-retto, rene e prostata. Infine il terzo meccanismo è legato allo stato infiammatorio tipico dell’obesità che si accompagna ad un aumento della produzione di sostanze in grado di svolgere una potente azione infiammatoria e di stimolo di proliferazione cellulare».

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