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Leucemia linfatica cronica: malattia in remissione grazie ai nuovi trattamenti

La leucemia linfatica cronica è un tumore del sangue a crescita lenta dei globuli bianchi. Mentre i risultati clinici dei pazienti sono migliorati notevolmente negli ultimi decenni, la malattia è ancora caratterizzata da episodi successivi di progressione e dalla necessità di una terapia cronica. Oggi però l’associazione di due terapie consente di interrompere il trattamento, bloccando la progressione della malattia per più di due anni, con importanti remissioni in tutti i sottogruppi, inclusi i pazienti con leucemia linfatica cronica ad alto rischio. Lo confermano i dati dello studio Captivate, presentato al congresso annuale della ASH, la Società americana di ematologia, che ha combinato due trattamenti altamente efficaci contro i tumori ematologici, che agiscono con meccanismi complementari.

Leucemia linfatica cronica: malattia in remissione grazie ai nuovi trattamenti

Uno dei due farmaci si chiama ibrutinib, è stato il primo antitumorale della classe degli inibitori della proteina Bruton tirosin-chinasi (BTK) somministrato per via orale. Agisce bloccando la proteina, che permette alle cellule tumorali di crescere e diffondersi. Il secondo farmaco, venetoclax inibisce selettivamente la funzione della proteina BCL-2, che svolge un ruolo cruciale nel processo di apoptosi delle cellule tumorali, ovvero la morte cellulare programmata. «Il trattamento in continuo con ibrutinib nei pazienti con leucemia linfatica cronica è ormai uno standard di cura consolidato, impiegato anche in quelli ad alto rischio» commenta Paolo Ghia, Professore di oncologia medica all’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano e principale ricercatore dello studio Captivate.

Gruppo San Donato

«Gli ultimi dati dello studio sottolineano che ibrutinib, somministrato per via orale in combinazione con venetoclax, determina anche un alto tasso di sopravvivenza libera da progressione a due anni, consentendo ai pazienti la remissione senza trattamento». «I dati presentati all’ASH sostengono le potenzialità del trattamento a durata fissa di ibrutinib più venetoclax nel determinare risposte durature come trattamento in prima linea, con un regime giornaliero tutto orale e senza chemioterapia» aggiunge Alessandra Tedeschi, Dirigente Medico della Divisione di Ematologia all’Ospedale Niguarda Ca’ Granda di Milano.

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