News

I PARP inibitori rivoluzionano la terapia del tumore ovarico

Non esiste uno screening e i sintomi sono spesso aspecifici: gonfiore addominale, dolore pelvico, bisogno frequente di urinare, inappetenza. Per questo riconoscere un tumore ovarico in fase iniziale non è semplice e la prevenzione e l’informazione giocano un ruolo fondamentale.

L’indicazione degli esperti e delle stesse linee guida è di effettuare il test BRCA già al momento della diagnosi, perché il risultato del test ha sia un’implicazione terapeutica sia un valore prognostico: le pazienti con mutazione BRCA hanno una prognosi migliore e rispondono meglio in generale a specifici trattamenti. Effettuare il test ha inoltre un valore preventivo, visto che le donne con la mutazione presentano un maggiore rischio di sviluppare anche altri tumori. Un’indicazione che è stata sottolineata anche al congresso europeo di oncologia ESMO 2022.

Gruppo San Donato

I PARP inibitori rivoluzionano la terapia del tumore ovarico

L’avvento negli ultimi anni dei PARP inibitori ha cambiato il paradigma terapeutico del carcinoma ovarico e di conseguenza le prospettive e la qualità di vita delle pazienti. Una piccola rivoluzione che oggi fa registrare un ulteriore decisivo passo in avanti. Uno di questi è niraparib, disponibile in Italia per il trattamento di mantenimento in prima linea in monoterapia per le pazienti con carcinoma ovarico epiteliale di alto grado avanzato dopo chemioterapia.

Si tratta di un farmaco indicato come trattamento di mantenimento in prima linea per tutte le pazienti. A pote  beneficiare di niraparib non sono quindi solo le pazienti con carcinoma ovarico con una mutazione genetica BRCA (circa una su quattro tra quelle in stadio avanzato), ma anche le pazienti prive di mutazione BRCA. Anche per questo motivo il test è essenziale, come sottolinea Domenica Lorusso, associato di ginecologia e ostetricia all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma e responsabile della ricerca clinica alla Fondazione Policlinico Gemelli IRCCS: «Dato che oggi disponiamo di PARP inibitori come niraparib, che possono essere prescritti indipendentemente dalla mutazione di BRCA perché hanno dimostrato efficacia in tutte le pazienti, il test per il BRCA deve essere effettuato in tutte le donne con carcinoma ovarico già alla diagnosi di malattia».

Niraparib inoltre è un farmaco ben accettato dalle donne anche per il tipo di assunzione. «Il vantaggio aggiuntivo per le pazienti consiste nella mono-somministrazione orale a domicilio, che ben si concilia con il ritorno a una vita il più possibile vicina alla normalità al termine della chemioterapia» spiega Domenica Lorusso. «Oggi non è più ammissibile che una paziente con carcinoma ovarico di nuova diagnosi non riceva alcuna terapia di mantenimento al termine della chemioterapia».

Leggi anche…

Mostra di più
Pulsante per tornare all'inizio