Giovani e adolescenti

Omicidi, raddoppiano i casi tra i minorenni

Per intercettare il disagio servono risorse, personale formato e una presa in carico integrata tra SERT e Dipartimenti di Salute Mentale

Mentre in Italia gli omicidi sono in calo (-33% nell’ultimo decennio), una nuova e inquietante emergenza si sta facendo strada tra le statistiche della cronaca nera: quella delle aggressioni commesse e subite da minorenni.

Secondo i dati del Servizio Analisi Criminale del Ministero dell’Interno, nel solo 2024 si è passati da 14 (nel 2023) a circa 35 casi, su un totale annuo di 319. Una crescita di oltre il 150%. Allo stesso modo, anche le vittime minorenni sono quasi raddoppiate, salendo dal 4% al 7% del totale.

Omicidi tra minorenni: il dato allarmante

Un dato che fa tremare, tanto più se confrontato con il generale decremento della violenza nel Paese. A sottolinearne la gravità sono stati, tra gli altri, gli psichiatri della Società Italiana di Psichiatria e Psicopatologia Forense (SIPPF) durante il loro secondo congresso nazionale, svoltosi di recente ad Alghero. Il tema degli omicidi minorili è stato definito una «cartina al tornasole» del collasso dei sistemi di prevenzione, assistenza e cura della salute mentale nei più giovani.

Una crisi che colpisce i giovanissimi

«Ad oggi non abbiamo strumenti sufficientemente adeguati a intercettare il disagio giovanile», spiegano i presidenti SIPPF, gli psichiatri Liliana Lorettu ed Eugenio Aguglia. La psichiatria e la neuropsichiatria infantile sono da molti anni sottofinanziate, la psichiatria per adulti non si occupa dei minori, e i Dipartimenti di Salute Mentale restano troppo frammentati.

La mancanza di una presa in carico strutturata, unita all’assenza di luoghi dedicati e personale formato, lascia spazio a esiti estremi e incontrollati, come possiamo leggere dalle cronache dei giornali.

Serve una doppia diagnosi

La doppia diagnosi, ovvero la compresenza di un disturbo psichiatrico e l’abuso di sostanze, è oggi tra i fattori più preoccupanti. Secondo una revisione sistematica su 48 studi internazionali, l’80% degli adolescenti che fa uso di sostanze presenta almeno un disturbo psichiatrico concomitante. Tuttavia, meno del 10% degli articoli scientifici analizza la fascia minorile: una lacuna che si riflette nell’assenza di servizi sanitari realmente integrati.

Assenza di servizi sanitari integrati

«Oggi non esiste una presa in carico integrata tra SERT e Dipartimenti di Salute Mentale», continua la professoressa Lorettu. Ciascun servizio agisce per compartimenti stagni, con continui rimbalzi che lasciano il paziente solo. Mancano protocolli condivisi, strutture ibride, e talvolta persino lo spazio per una valutazione integrata tra neuropsichiatria infantile e servizi per le dipendenze. «Una rete di comunicazione tra i due servizi permetterebbe interventi tempestivi, completi e personalizzati, riducendo il rischio di comportamenti devianti e recidive».

Omicidi tra minorenni e migranti

Un altro fronte caldo riguarda i minori stranieri non accompagnati o appartenenti a famiglie migranti in difficoltà. «Molti giovani immigrati appena arrivati in Italia entrano in contatto con circuiti criminali legati allo spaccio e all’uso di sostanze», spiega Aguglia. La mancanza di alternative, tutele e prospettive li rende facili prede della devianza. «E quando sviluppano un disturbo psichiatrico, le strutture sanitarie e penitenziarie non sono pronte ad accoglierli».

Disagio psichico come denominatore comune

Servono risorse, formazione, strutture intermedie, e soprattutto una strategia coerente. Nel 2023, infatti, tra i minori autori di omicidio, italiani e stranieri erano quasi in pari (53% contro 47%). Nel 2024, però, la percentuale di autori italiani è salita al 79%, segno di un coinvolgimento crescente anche tra i giovani nativi. In entrambi i casi, il disagio psichico e sociale resta il denominatore comune.

Omicidi tra minorenni: chi sono le vittime, gli autori e le armi

L’analisi del Ministero dell’Interno mostra che la maggior parte delle vittime minorenni è stata uccisa da persone tra i 18 e i 40 anni (56% dei casi nel 2024), seguite dalla fascia 41-64 anni (26%). Gli autori minorenni responsabili di omicidi su coetanei o adulti rappresentano oggi l’11% del totale, quasi il triplo rispetto al 2023. Tra i moventi prevalgono le liti degenerate (49% dei casi nel 2024), mentre calano gli omicidi a sfondo passionale. Le armi utilizzate sono, in maggioranza, armi bianche o improprie (coltelli, oggetti contundenti), mentre le armi da fuoco sono state impiegate in meno di un terzo dei casi.

L’appello degli esperti: «Subito risposte concrete»

«Serve un piano nazionale per la salute mentale minorile, finanziato e coordinato», sottolineano i vertici SIPPF. Il rischio è che la pressione sociale e istituzionale venga semplicemente spostata da un sistema all’altro, senza mai risolvere nulla».

Le richieste al Governo sono chiare: più fondi per la neuropsichiatria infantile, protocolli di intervento congiunto tra SERT e DSM, formazione di operatori capaci di leggere il disagio nelle sue prime manifestazioni, e un modello integrato che tenga insieme salute, scuola, famiglia e giustizia. Perché ogni omicidio minorile non è solo un fatto di cronaca, ma la prova di un fallimento collettivo.

Leggi anche…

Mostra di più

Simona Cortopassi

Classe 1980, è una giornalista iscritta all’Ordine regionale della Lombardia. Toscana d’origine, vive a Milano e collabora per testate nazionali, cartacee e web, scrivendo in particolare di salute e alimentazione. Ha un blog dedicato al mondo del sonno (www.thegoodnighter.com) che ha il fine di portare consapevolezza sull’insonnia.
Pulsante per tornare all'inizio