Disabili

Rewalk, l’emozione non ha voce

L'emozione mi confonde le idee... e fatico a stendere pensieri compiuti su questa pagina bianca. Ho utilizzato il Rewalk per mettermi in piedi (leggi di cosa si tratta). Tre bip e la macchina in cui ero imbragato mi ha tratto in stazione eretta. Come se fosse la cosa più normale del mondo sono passato da seduto a in piedi. Ma così normale per me non è. Sono dieci anni che passo la mia vita rannicchiato su una carrozzina. Tanto che anche di notte mi accorgo che involontariamente assumo una posizione quasi fetale per dormire.

L’emozione mi confonde le idee… e fatico a stendere pensieri compiuti su questa pagina bianca. Ho utilizzato il Rewalk per mettermi in piedi (leggi di cosa si tratta). Tre bip e la macchina in cui ero imbragato mi ha tratto in stazione eretta. Come se fosse la cosa più normale del mondo sono passato da seduto a in piedi. Ma così normale per me non è. Sono dieci anni che passo la mia vita rannicchiato su una carrozzina. Tanto che anche di notte mi accorgo che involontariamente assumo una posizione quasi fetale per dormire.

I miei muscoli non si ricordavano questa posizione. E il mio cervello neppure. Credo che chi abbia osservato il mio volto durante quell’azione abbia scorto tutte le mie emozioni: la paura di essere in verticale senza, all’apparenza, nessun sostegno che mi impedisse di caracollare e crollare in avanti, la sorpresa di quel movimento leggero, la gioia di recuperare la mia altezza, quasi fosse una riconquista di parte del mio passato.

Gruppo San Donato

Io sono nato bipede e mi sono trovato su una sedia a rotelle a un quarto del mio cammino, a 26 anni e qualche mese. E il semplice sollevamento dalla sedia rappresenta per me una conquista. Ma anche un passato che ritorna carico dei suoi ricordi piacevoli e spiacevoli. Non posso nascondere che alla gioia di questo momento si è mescolata tanta nostalgia del tempo che fu che non può ritornare. Ieri ero una persona, oggi sono un’altra e domani chissà.

Sul momento ero troppo impegnato a mantenere l’equilibrio involontariamente lottando contro la macchina – lei a cercare di tenermi su e io, per colpa della gravità, a cadere – per pensare a ciò che mi stava accadendo. Troppo concentrato ad avvertire i minimi segnali di un improvviso calo di pressione e relativo svenimento, per guardarmi dentro. Le emozioni sono arrivate dopo. Da solo, sulla via del ritorno, in macchina con la musica dei Doors in sottofondo mi sono sciolto in un pianto liberatorio. Ancora non so però  se fosse per l’ emozione o la nostalgia del passato…

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