Disabili

Pistorius ai mondiali è un bene o un male?

Per Oscar Pistorius il sogno è diventato realtà. Sarà il primo atleta senza gambe a gareggiare in una competizione normale ai prossimi Campionati del Mondo di Atletica che si terranno a fine mese nella città di Daegu, nella Corea del Sud. Certo lui è stato ufficialmente selezionato dalla squadra del suo paese, il Sudafrica, per partecipare ai 400 metri e alla staffetta 4×400, ma che senso ha partecipare a una competizione dove verrà tacciato di scorrettezza?

Già soprannominato «Blade Runner» per via delle protesi con cui corre, se mai riuscirà a fare risultati è certo che gli altri atleti si barricheranno dietro all’ipotesi che le sue protesi lo abbiano favorito. Lui è contento «Ho sognato a lungo di gareggiare in competizioni al massimo livello e questo è un momento di grande orgoglio per la mia vita», ha commentato Pistorius, che tre anni fa ottenne il via libera dalla Federazione per poter competere anche in gare per atleti non disabili.

Gruppo San Donato

 

In Pistorius mi sembra di scorgere quello che tanti disabili mettono in pratica, forse inconsciamente, ogni giorno: sentendosi considerati svantaggiati rispetto a chi è normale, si pongono in competizione con il mondo dei normodotati. Li sfidano per dimostare e dimostarsi di essere allo stesso livello. E questo accade nello sport come nella vita lavorativa. Una scelta che può essere ottima se serve a fare uscire dal guscio tanti disabili e permettere loro di farsi strada nella vita, ma anche controproducente se questa è fine a se stessa, se vuole essere solo una prova di forza che non porta a una vera vita.

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