
Ogni mattina e ogni sera, spesso con la mente ancora altrove, ripetiamo un gesto imparato da bambini: spremere un filo di dentifricio sullo spazzolino e iniziare a lavare i denti. Forse senza mai chiederci cosa contiene quella pasta che accompagna la nostra igiene quotidiana. Da dove arriva? E, soprattutto, quale tipo è davvero adatto alla nostra bocca?
In questo articolo
Come orientarsi nella scelta
Il dentifricio è molto più di un semplice prodotto da bagno: è un alleato quotidiano per la salute orale, una barriera contro carie, tartaro, infiammazioni gengivali e fastidi vari, se scelto e usato nel modo corretto. Eppure, la sua storia è tutt’altro che banale, e le opzioni sugli scaffali sono sempre più numerose e specialistiche. Per non parlare delle mode, dal carbone attivo agli ingredienti “naturali”, sicuramente utili ma che spesso confondono più che aiutare. Perché, quando si tratta di salute orale, ogni bocca ha bisogno del suo dentifricio su misura.
La storia: i Romani usavano della polvere per detergere i denti
I primi antenati del dentifricio risalgono addirittura all’antico Egitto: una miscela di cenere, sale, erbe e polveri abrasive veniva utilizzata per detergere i denti. I Romani usavano paste a base di ossa polverizzate, gusci d’uovo e bicarbonato di sodio. Ma il concetto moderno di dentifricio – un prodotto in pasta, da spremere facilmente su uno spazzolino – si sviluppa solo nel XIX secolo.
Il primo tubetto moderno è americano
Il primo dentifricio commerciale in tubetto fu lanciato nel 1892 da Dr. Washington Sheffield, un dentista americano. La sua formula pionieristica diede il via a una rivoluzione nella cura dentale domestica. Ma la vera svolta arrivò negli anni ’50, con l’introduzione del fluoro, sostanza che dimostrò di poter ridurre significativamente l’incidenza della carie. Da allora, le formulazioni si sono moltiplicate e specializzate.
Il dentifricio funziona davvero? La risposta della scienza
Diversi studi hanno confermato l’efficacia dei dentifrici fluorati nella prevenzione della carie. Una revisione Cochrane del 2010, che ha analizzato oltre 70 studi clinici randomizzati, ha concluso che i dentifrici contenenti fluoro riducono la formazione di carie del 24% nei bambini rispetto a quelli senza fluoro. L’OMS e numerose associazioni odontoiatriche raccomandano l’uso quotidiano di dentifrici fluorati per adulti e bambini (con dosaggi calibrati). Inoltre, ingredienti come il nitrato di potassio per la sensibilità dentinale, o la clorexidina per la placca, sono stati ampiamente studiati con risultati positivi, seppur nel contesto di trattamenti mirati e temporanei.
Da cosa è composto un dentifricio?
Dietro la consistenza cremosa e il gusto fresco, si nasconde una combinazione ben studiata di ingredienti attivi e funzionali:
- Fluoro (fluoruro di sodio o monofluorofosfato): rafforza lo smalto, protegge dalla carie.
- Abrasivi: come silice idrata, fosfati di calcio o carbonato di calcio, aiutano a rimuovere placca e macchie superficiali.
- Detergenti: il più comune è il laurilsolfato di sodio (SLS), che genera schiuma, ma può essere irritante per alcuni soggetti.
- Edulcoranti: come xilitolo o sorbitolo, che migliorano il gusto e hanno proprietà anti-carie.
- Leganti e umettanti: mantengono la consistenza del prodotto (glicerina, gomma di cellulosa).
- Conservanti e aromi: per la stabilità e il sapore del prodotto.
- Principi attivi mirati: clorexidina, idrossiapatite, pirofosfati, nitrato di potassio, per rispondere a esigenze specifiche.
Come scegliere il dentifricio in base alle esigenze
Ogni bocca ha caratteristiche diverse ed è per questo che non esiste un dentifricio “universale”. La scelta del prodotto giusto dipende da età, condizioni della bocca, stile di vita e obiettivi specifici: prevenzione della carie, riduzione della sensibilità, esigenze estetiche o problematiche gengivali. Ecco una panoramica dettagliata delle principali tipologie.
1. Prevenzione della carie: dentifrici al fluoro
Il fluoro è l’ingrediente cardine per la prevenzione della carie. Rafforza lo smalto rendendolo più resistente agli attacchi acidi prodotti dai batteri della placca. È particolarmente efficace nei bambini e negli adolescenti, quando i denti sono ancora in fase di sviluppo, ma è utile anche in età adulta.
- Dosaggio consigliato: per gli adulti, la concentrazione ideale di fluoro varia tra 1000 e 1500 ppm. Per i bambini sotto i 6 anni, si consiglia un dentifricio con circa 500 ppm di fluoro e un uso in quantità minima (quanto un chicco di riso), sotto supervisione di un adulto per evitare l’ingestione.
- Indicazioni: adatto praticamente a tutti, salvo specifiche controindicazioni o allergie.
Pro: Efficacia comprovata da decenni di studi clinici. È il gold standard nella prevenzione della carie.
Contro: Nei bambini molto piccoli o in caso di ingestione regolare può causare fluorosi dentale, una condizione estetica che altera la colorazione dello smalto.
2. Per denti sensibili: dentifrici desensibilizzanti
La sensibilità dentinale è un fastidio acuto che si manifesta spesso con stimoli termici (caldo/freddo), dolci o acidi. I dentifrici specifici agiscono sui tubuli dentinali, le microscopiche vie che collegano l’esterno del dente alla polpa interna.
- Principi attivi: il più usato è il nitrato di potassio, che calma la trasmissione del dolore. Alcune formulazioni impiegano arginina, che aiuta a sigillare i tubuli esposti.
- Modalità d’uso: devono essere utilizzati regolarmente per almeno 2-4 settimane per iniziare a sentire un miglioramento.
Pro: Azione mirata ed efficace nel tempo. Molto utile anche dopo lo sbiancamento professionale o in caso di recessione gengivale.
Contro: Non risolvono la causa alla base della sensibilità (es. carie, bruxismo, erosioni). Va affiancato a un controllo dentistico.
3. Gengive infiammate o sanguinanti: dentifrici antiplacca e antisettici
Quando le gengive appaiono gonfie, arrossate o sanguinano durante lo spazzolamento, è probabile che ci sia un’infiammazione causata da placca batterica. In questi casi, possono essere utili dentifrici con azione antibatterica e lenitiva.
- Ingredienti attivi: clorexidina (da usare per brevi periodi), zinco citrato, triclosan (ormai raro), o oli essenziali naturali come salvia, timo e tea tree oil.
- Indicazioni: spesso usati come supporto a una terapia parodontale o dopo interventi odontoiatrici.
Pro: Aiutano a ridurre i batteri nocivi e a calmare l’infiammazione.
Contro: La clorexidina, se usata a lungo, può macchiare i denti o alterare il gusto. Non va usata per più di 2-3 settimane senza consiglio medico.
4. Per il controllo del tartaro: dentifrici antitartaro
Il tartaro è placca calcificata che non può essere rimossa con lo spazzolino e richiede la pulizia professionale. I dentifrici antitartaro non lo eliminano, ma aiutano a ritardarne la formazione.
- Sostanze attive: pirofosfati, zinco citrato, triclosan, oppure enzimi che inibiscono la mineralizzazione della placca.
- Consigli d’uso: indicati per chi ha una tendenza naturale ad accumulare tartaro, specie dietro agli incisivi inferiori.
Pro: Utile supporto tra una seduta di igiene dentale e l’altra.
Contro: Non sostituisce l’igienista. Potrebbero non essere adatti a persone con gengive molto sensibili.
5. Per un sorriso più bianco: dentifrici sbiancanti
Questi dentifrici puntano a rimuovere macchie superficiali (caffè, tè, vino, fumo), non a modificare il colore naturale dello smalto, come fanno invece gli sbiancamenti professionali.
- Meccanismo d’azione: abrasivi lievi o medi (es. silice), oppure sbiancanti chimici leggeri come perossido di carbamide in bassa concentrazione. Alcune formule naturali utilizzano carbone attivo o argilla bianca.
- Attenzione: l’effetto ottico può dare l’illusione di maggiore brillantezza grazie alla lucidatura dello smalto.
Pro: Rimuovono le macchie recenti e migliorano la luminosità.
Contro: Un uso eccessivo o formule troppo abrasive possono rovinare lo smalto e aumentare la sensibilità.
6. Per i bambini: dentifrici specifici
La bocca dei bambini ha esigenze completamente diverse. Lo smalto è più sottile, e il rischio di ingerire il prodotto è elevato.
- Caratteristiche ideali: contenuto di fluoro modulato in base all’età (250-500 ppm sotto i 6 anni, fino a 1000 ppm oltre i 6 anni), gusto delicato, bassa abrasività e assenza di SLS (Sodio Lauril Solfato).
- Importanza del dosaggio: una quantità eccessiva di fluoro può causare fluorosi nei denti in formazione.
Pro: Formulazioni sicure e calibrate per l’uso quotidiano nei più piccoli.
Contro: Non sostituire mai con dentifrici per adulti prima dell’età raccomandata, anche se il bambino ne gradisce il gusto.
7. Per rinforzare lo smalto: dentifrici all’idrossiapatite
Sempre più presenti sul mercato, contengono idrossiapatite biomimetica, un minerale che simula la composizione dello smalto. Aiutano a riparare microlesioni e a rinforzare i denti.
- Ideale per: chi ha carenza di fluoro, donne in gravidanza, persone con intolleranze, pazienti oncologici, o chi desidera una formula più “naturale” ma efficace.
- Evidenze cliniche: i risultati sono promettenti, ma gli studi a lungo termine sono ancora in corso.
Pro: Delicati e adatti a usi frequenti. Possono migliorare la brillantezza dei denti. Contro: Meno storicamente consolidati rispetto al fluoro. Costano di più.
8. Per chi preferisce formule naturali: i dentifrici “green”
Con la crescente attenzione all’ambiente e alla cosmesi eco-sostenibile, molti cercano formule naturali, spesso vegane e senza conservanti sintetici.
- Formulazioni: senza fluoro, senza SLS o parabeni, con estratti botanici (camomilla, aloe, calendula), oli essenziali e dolcificanti naturali.
- Indicazioni: per chi ha la mucosa orale sensibile, intolleranze o per chi è attento alla sostenibilità.
Pro: Scelte più dolci e compatibili con chi ha bocche delicate.
Contro: L’assenza di fluoro può ridurre la protezione contro la carie, soprattutto se la dieta è ricca di zuccheri.
Come leggere l’etichetta
Prima di acquistare un dentifricio, tutti dovrebbero prendersi il tempo di leggere le informazioni riportate sulla confezione. È importante verificare:
- Concentrazione di fluoro (espressa in ppm);
- Presenza o assenza di SLS, parabeni o altri ingredienti irritanti;
- Principi attivi specifici per esigenze particolari;
- Certificazioni di qualità (es. approvazione da società odontoiatriche, certificazione bio o vegana).
A chi presenta problematiche persistenti o dubbi su come usare correttamente il dentifricio è consigliato rivolgersi al proprio dentista di fiducia.