
A più di mille metri di altezza, dove l’aria è tra le più pulite d’Europa, c’è una grotta dove è possibile rigenerare mente e corpo respirando a pieni polmoni, finalmente liberi da polveri sottili e allergeni vari. Siamo in Alto Adige: qui, in un’ex miniera di rame, c’è un luogo di grande quiete dove, grazie al microclima unico che si forma nella cavità, è possibile fare percorsi di benessere utili a tutti, ma soprattutto a chi soffre di patologie respiratorie come l’asma.
Ampiamente diffusa e riconosciuta all’estero, ma ancora ai margini dei protocolli ufficiali in Italia, la speleoterapia, letteralmente “terapia in grotta“, sta raccogliendo sempre più consensi nella comunità scientifica grazie a nuovi studi che ne sembrano confermare la validità e la sicurezza, anche sui bambini.
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Speleoterapia: le strutture nelle quali si pratica devono avere precise caratteristiche
Il termine deriva dal greco “spḗlaion” (grotta) e si riferisce alla permanenza controllata in ambienti sotterranei dove temperatura, umidità e composizione chimica dell’aria sono stabili e favorevoli per la salute. Già in epoca romana, o forse ancora prima, si attribuivano poteri curativi alle grotte. Nell’Ottocento, poi, in alcune miniere in Polonia, Ucraina e Austria, si cominciò a notare che i lavoratori affetti da malattie respiratorie miglioravano sensibilmente dopo periodi di attività nelle profondità delle gallerie.
Così nel 1949 apre il primo centro terapeutico nella miniera di sale di Wieliczka, in Polonia (oggi tra i più attivi e diventato patrimonio Unesco), seguito da molti altri nei Paesi dell’Est, dove la speleoterapia oggi è parte integrante dei protocolli sanitari pubblici. In queste realtà, grotte e miniere vengono attrezzate per offrire soggiorni terapeutici completi di assistenza medica e attività guidate.
«Queste cavità, che di norma sono ex strutture minerarie riconvertite, hanno precise caratteristiche bioclimatiche, stabilite da un’apposita disciplina, la speleobioclimatologia: isolamento ambientale, temperatura costante intorno ai nove gradi (questo differenzia la speleoterapia dall’antroterapia, che avviene in ambienti più caldi, intorno ai 25-44 gradi), alta umidità relativa, assenza quasi totale di allergeni, polveri, agenti inquinanti e di radiazioni solari, elevata ionizzazione negativa dell’aria e presenza di microelementi benefici come calcio, magnesio, sodio», spiega Vincenzo Di Spazio, medico chirurgo esperto in omeopatia, medicina ambientale clinica, speleoterapia e terapia delle cascate. «Questi indici bioclimatici sono stabiliti con precisione dalle linee guida dell’Unione internazionale di speleologia e devono essere rispettati scrupolosamente dai centri di cura».
Dove si può fare: grotte naturali o ambienti artificiali
Tra i siti più famosi, oggi ci sono le grotte di Tapolca in Ungheria e quelle austriache di Oberzeiring, nella Stiria: dentro questi microcosmi tutto è equilibrato e studiato per dare il massimo beneficio alle vie respiratorie.
In Italia, l’unico centro attrezzato è quello di Predoi in alta Valle Aurina (Alto Adige): dal 2003 è la prima struttura pubblica su scala nazionale dedicata alla speleoterapia in cavità fredda.

«In questi casi si parla di speleoterapia naturale, in quanto vengono sfruttate cavità ipogee come grotte naturali o cave minerarie per somministrare la terapia, mentre l’allestimento apposito di un ambiente artificiale, la cosiddetta grotta di sale, è definita speleoterapia artificiale», prosegue l’esperto. «In questo caso, si tratta di ambienti rivestiti da lastre di salgemma o silvinite e dotati di nebulizzatori per l’aerosolterapia, ma hanno il limite di non riuscire sempre a riprodurre tutte le variabili bioclimatiche tipiche delle cavità ipogee, come la purezza dell’aria».
Esistono sul suolo italiano diverse grotte naturali, come quelle di Frasassi o di Castellana, dove si può godere di grandi benefici in termini respiratori e di benessere, ma non sono attrezzate o autorizzate per fini terapeutici.
Speleoterapia: tutti i benefici di questa pratica
«La particolarità della galleria di Predoi è l’aria purissima, perché tutte le particelle vengono abbattute dall’umidità sulle pareti», spiega Beatrice Barbolan, specialista in anestesia, rianimazione e malattie dell’apparato respiratorio. «La grotta si trova a 1.600 metri sul livello del mare: sopra i 1.500 non vi è più traccia di acari della polvere, fonte di allergie e asma allergico. La presenza di diversi cunicoli scavati dai minatori già dal Quattrocento fa sì, inoltre, che si crei all’interno un microclima che garantisce una ventilazione continua, sia d’inverno che d’estate, la quale consente una costante e naturale pulizia dell’aria».

«C’è anche un altro beneficio, legato alle basse temperature: l’aria fredda della galleria, una volta entrata all’interno delle vie respiratorie, quindi dal naso, percorre trachea, bronchi, fino ai bronchi terminali, provocando uno “shock” della temperatura all’interno delle vie respiratorie (che in genere, in situazioni normali, si aggira sui 37 gradi), consentendo un continuo ricambio dell’aria respirata e di conseguenza una riduzione dell’infiammazione della parete della mucosa bronchiale. I benefici sono tangibili, sia nell’immediato che a distanza di giorni: si percepisce un respiro più libero, aperto, “piacevole“, perché si riducono le resistenze che si hanno a livello delle vie respiratorie. Il flusso respiratorio, da turbolento si fa più laminare, consentendo uno scambio migliore dei gas respiratori».
Gli studi su asma e bronchite
«Attualmente stiamo concludendo uno studio, guidato da medici tedeschi, che ha coinvolto dodici centri in tutta Europa», prosegue la dottoressa. «I risultati suggeriscono che gli asmatici sono la categoria che può trarre maggior beneficio da questi percorsi. Lo studio ha coinvolto anche persone con bronchite cronica, per esempio da tabagismo, e alcuni con sintomi di Long covid. Poi abbiamo gli allergici, che ne beneficiano molto perché le basse temperature e l’aria completamente pulita, senza pollini né polveri, regalano un effetto vasocostrittore naturale. Per gli stessi motivi sembrano respirare anche meglio i rinitici cronici, di tutte le età, al di là della causa della rinite (allergica e non)».
La speleoterapia può essere proposta ai malati come terapia complementare, in associazione ai protocolli di cura tradizionali. Non crea interazioni negative con i farmaci abitualmente utilizzati per il trattamento di queste patologie, anzi può contribuire a ridurne l’utilizzo. «Dopo una fase iniziale di riacutizzazione dei sintomi, che è del tutto normale, i benefici che emergono (a partire dal 15-20 giorni dopo) sono tali da portare spesso a una drastica riduzione delle terapie farmacologiche», conferma la specialista. «Alcuni pazienti asmatici, rinnovando ogni anno il soggiorno a Predoi, sono arrivati a fare del tutto a meno di corticosteroidi e broncodilatatori».
Gli studi condotti finora sulla speleoterapia si sono concentrati su asma e Bpco (broncopneumopatia cronica ostruttiva). Numerosi lavori condotti in Europa dell’Est, in particolare in Polonia, Ucraina e Russia, hanno evidenziato un miglioramento dei sintomi nei bambini asmatici. Anche in Italia, nel 2014, è stato condotto nelle valli di Tures e Aurina uno studio pilota su 40 bambini affetti da asma cronica, che ha dato esiti incoraggianti.
Un’altra analisi, eseguita in Ungheria, si è soffermata invece sui sintomi della rinosinusite cronica, che si sono notevolmente ridotti dopo la permanenza nelle grotte. Tuttavia, la maggior parte di questi studi presenta limitazioni importanti, come piccoli campioni e breve durata, pertanto sono necessarie ulteriori conferme, come si legge chiaramente in una revisione scientifica pubblicata nel 2020 su Journal of Asthma and Allergy.
Come funziona una seduta
Secondo Peter Deetjen, professore emerito di fisiologia e balneologia dell’università di Innsbruck (Austria) ed esperto di speleoterapia scomparso nel 2024, affinché gli effetti terapeutici della grotta persistano, le sessioni dovrebbero essere somministrate per periodi di 15-21 giorni, con una permanenza nella galleria climatica di circa 1,5 ore al giorno. Per accedere alla grotta, l’abbigliamento deve essere caldo ma traspirante, data la temperatura fresca: servono piumino, cappello di lana, scarpe invernali e calzini di cotone. Si entra rigorosamente con indumenti asciutti: se si è sudati, è bene cambiare la maglietta. I soggetti asmatici devono portare con sé i farmaci d’emergenza (come i broncodilatatori), anche se raramente servono.
«Durante le sedute», racconta la dottoressa Barbolan, che lavora nel sito altoatesino da più di vent’anni, «vengono inizialmente proposti alcuni esercizi di ginnastica respiratoria per circa mezz’ora. Segue una fase di rilassamento, sdraiati su appositi lettini e coperti da panni caldi, sorseggiando del tè: l’idratazione è fondamentale per le patologie respiratorie perché è un antinfiammatorio naturale delle vie aeree. Durante questa fase ognuno trova il proprio modo per rilassarsi: alcuni leggono, altri ascoltano musica, altri ancora dormono. I periodi migliori sono la primavera e l’estate, idealmente da aprile a ottobre», prosegue la specialista.
«A differenza di altri centri europei, quello italiano si trova a un’altitudine tale da coniugare in modo unico le peculiarità della montagna con quelle dei boschi, che è un altro ecosistema prezioso per la salute. Consiglio soggiorni di circa tre settimane per godere, dopo il percorso speleoterapico, di qualche giorno immersi nel verde».
Speleoterapia: a chi è sconsigliata?
Sebbene la speleoterapia sia considerata sicura, è consigliabile eseguire una valutazione medica preliminare, soprattutto per le persone fragili o con patologie croniche. La cura non è indicata, per esempio, in presenza di insufficienza respiratoria, malattie cardiache, infezioni respiratorie in atto, claustrofobia severa, epilessia non controllata o disturbi psichiatrici gravi che potrebbero essere esacerbati dalla permanenza in ambienti sotterranei. Altre condizioni potrebbero richiedere un consulto medico preventivo, come la gravidanza (soprattutto nei primi e ultimi mesi) e la presenza di allergie ai minerali presenti nella grotta.
Studi in corso su altri possibili benefici
«La speleoterapia, in futuro, potrà trovare ulteriori campi di applicazione», conclude Barbolan. «L’ambiente tranquillo e ricco di ioni negativi può favorire il rilassamento e ciò sembra aprire nuove prospettive nell’ambito dei disturbi del sonno. Mentre l’aria pura e la regolazione del sistema immunitario potrebbero offrire benefici per alcune condizioni cutanee come le dermatiti.
Essendo la cavità un ambiente pressoché sterile, se ne sta indagando l’utilità anche per chi soffre di sensibilità chimica multipla, una condizione caratterizzata da un’anomala intolleranza a profumi e odori. Ma la validazione scientifica di tutte queste estensioni è ancora oggetto di studio». Un’indagine condotta nel 2009 nella cava di Tapolca in Ungheria ha evidenziato un significativo calo di ormone dello stress in seguito a sessioni speleoterapiche, ipotizzando la possibilità di somministrare la cura a persone con difficoltà psicologiche o vittime della sindrome post traumatica, come i veterani di guerra o i sopravvissuti a incidenti e catastrofi.
Lo stato dell’arte in Italia
In Italia la speleoterapia non è riconosciuta dal Servizio sanitario nazionale né inserita nei Livelli essenziali di assistenza. Tuttavia la Società italiana di pneumologia e diverse associazioni di medicina termale stanno monitorando l’evoluzione degli studi europei per supportare la proposta di un eventuale inserimento della cura nei protocolli riabilitativi, soprattutto per chi soffre di malattie respiratorie croniche.
Molti medici si sono espressi in modo favorevole dopo averne riscontrato nella pratica clinica i benefici sui propri pazienti, come lo pneumologo e pediatra Mario Canciani, che ha parlato di vera e propria “cura per i bambini asmatici“, o il professor Giovanni Agostini, otorinolaringoiatra, che ha diretto in prima persona alcune sperimentazioni sulla speleoterapia. L’Organizzazione mondiale della sanità ha sottolineato più volte il proprio interesse nei confronti delle terapie climatiche e ambientali, raccomandando studi rigorosi per validarne l’efficacia.
Testo di Roberta Camisasca