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PFAS: cosa sono e quanto sono pericolosi per la salute

Uno studio italiano ha messo in luce gli effetti tossici di queste sostanze chimiche ignifughe e idrorepellenti sulla salute dell'uomo

I PFAS sono sostanze perfluoroalchiliche, cioè composti chimici resistenti, ignifughi e idrorepellenti, utilizzati per rendere resistenti all’acqua e ai grassi molti materiali di uso comune. Stiamo parlando dei rivestimenti per contenitori di alimenti, tessuti, carta, tappeti, pesticidi, materiali per l’edilizia e prodotti per la pulizia e l’igiene personale.

I due composti chimici appartenenti a questo gruppo più usati sono l’acido perfluoroottanoico (PFOA) e l’acido perfluoroottansulfonico (PFOS) ma l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OECD) fa rientrare all’interno di questa categoria ben 4.730 diverse molecole, rendendo questo gruppo la più estesa famiglia di inquinanti emergenti.

Gruppo San Donato

PFAS: come entrano nell’ambiente?

A causa della loro alta stabilità molecolare, questi composti finiscono per diffondersi in larghe quantità nell’ambiente, dove possono rimanere per anni. I PFAS possono essere rinvenute ovunque: nell’aria, nel suolo ma anche nell’acqua. Si riversano, infatti, soprattutto nei bacini idrici, da dove possono percorrere grandi distanze ed entrare nell’ecosistema acquatico, arrivando fino all’uomo. Tracce dei PFAS sono state rinvenute nel latte materno, nella placenta, nel liquido seminale e nei capelli.

Generalmente entriamo in contatto con i PFAS attraverso il consumo di acqua potabile e alimenti. Altre possibili esposizioni dell’organismo umano sono attraverso l’inalazione di aria contaminata, l’ingestione o il contatto di polvere o suolo contaminati. Chi lavora all’interno di impianti che producono o usano i perfluoroalchili può essere esposto a livelli più alti rispetto alla popolazione generale.

Lo studio italiano sulla tossicità dei PFAS sull’uomo

I dati presenti in letteratura hanno messo in luce la tossicità dei PFAS sull’uomo ma finora non era ancora stata realizzata un’analisi complessiva di tutti gli studi condotti sul tema. Ci hanno invece pensato i ricercatori dell’Università di Bologna e dell’Università di Padova, che hanno comparato i diversi lavori, pubblicando i risultati in un’analisi comparativa trascrizionale sulla rivista Toxics.

Gli studiosi hanno raccolto 2.144 campioni di sette diverse specie animali, per esaminare le risposte a livello molecolare dell’esposizione ai PFAS. «Il nostro obiettivo era evidenziare gli effetti molecolari indotti dai PFAS non solo al livello dei singoli geni ma anche su varie vie molecolari e tipologie cellulari. E siamo riusciti a dimostrare per la prima volta che gli effetti dell’esposizione a questi composti si conservano a livello molecolare e produce conseguenze sia nell’uomo sia in altre specie animali», interviene Federico Manuel Giorgi, professore al Dipartimento di Farmacia e Biotecnologie dell’Università di Bologna.

Tutti gli effetti negativi sulla salute 

I dati della ricerca italiana confermano gli effetti negativi sulla salute. L’esposizione ai PFAS, ad esempio, comporta una regressione del metabolismo e del trasporto dei lipidi e di altri processi correlati allo sviluppo ovarico, alla produzione di estrogeni, all’ovulazione e al funzionamento fisiologico del sistema riproduttivo femminile. Si ipotizza, dunque, che i PFAS siano dannosi per la fertilità e lo sviluppo fetale.

Gli studiosi hanno evidenziato, inoltre, che l’esposizione alle sostanze perfluoroalchiliche produce una sovraregolazione del gene ID1, coinvolto nello sviluppo di vari tipi di tumore, tra cui leucemia, cancro al seno e al pancreas. Inoltre, dai dati emerge che gli individui affetti da neoplasie maligne dei tessuti linfatici ed ematopoietici, come milza, fegato e midollo osseo, hanno più probabilità di andare incontro a esiti fatali se esposti continuativamente a questi composti.

Lo studio delle Università di Bologna e Padova, poi, ha confermato la tossicità dei PFAS sul sistema immunitario. I ricercatori hanno infatti messo in luce il meccanismo che potrebbe spiegare l’indebolimento delle reazioni immunitarie, della produzione di anticorpi e delle risposte alle vaccinazioni, osservato nei bambini esposti ai PFAS durante il periodo prenatale e postnatale. Entrare in contatto con le sostanze perfluoroalchiliche aumenta anche la concentrazione nel siero dei marcatori di stress infiammatorio e ossidativo, favorendo lo sviluppo di malattie sistemiche, come il danno epatico e le patologie cardiovascolari.

Infine, dalla ricerca è emerso che i composti PFAS sono collegati a un aumento dei livelli di diversi tipi di lipidi: un’evidenza che conferma come l’esposizione a queste sostanze aumenti la concentrazione di trigliceridi e colesterolo nel sangue.

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Chiara Caretoni

Giornalista pubblicista, lavora come redattrice per OK Salute e Benessere dal 2015 e dal 2021 è coordinatrice editoriale della redazione digital. È laureata in Lettere Moderne e in Filologia Moderna all'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, ha accumulato diverse esperienze lavorative tra carta stampata, web e tv, e attualmente conduce anche una rubrica quotidiana di salute su Radio LatteMiele e sul Circuito Nazionale Radiofonico (CNR). Nel 2018 vince il XIV Premio Giornalistico SOI – Società Oftalmologica Italiana, nel 2021 porta a casa la seconda edizione del Premio Giornalistico Umberto Rosa, istituito da Confindustria Dispositivi Medici e, infine, nel 2022 vince il Premio "Tabacco e Salute", istituito da SITAB e Fondazione Umberto Veronesi.
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