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Homeschooling: come funziona l’istruzione parentale in Italia?

Questo percorso, alternativo a quello svolto nelle aule scolastiche, è disciplinato da norme che definiscono diritti e doveri dei genitori

Negli ultimi tempi, alcuni casi di cronaca riguardanti famiglie che hanno scelto di istruire i figli al di fuori del contesto scolastico hanno riportato all’attenzione il tema dell’homeschooling, suscitando dibattiti e interrogativi dal punto di vista educativo, sociale e legale. Ecco cosa c’è da sapere e cosa prevede la legge italiana in merito.

Homeschooling, istruzione parentale e unschooling: cosa significano?

Nel linguaggio comune, il termine anglosassone homeschooling viene spesso usato per indicare in modo generale l’istruzione impartita in ambito familiare, ossia la scelta dei genitori di non mandare i figli a scuola, provvedendo autonomamente alla loro formazione. In Italia, invece, la normativa adotta la definizione “istruzione parentale” per indicare e regolare questa possibilità. Mentre l’unschooling descrive un approccio educativo basato sull’apprendimento libero e autodiretto, adattandosi agli interessi e alla naturale curiosità dei bambini.

Come è regolata l’istruzione parentale in Italia

Nel nostro Paese, l’istruzione è obbligatoria per dieci anni (dai 6 ai 16 anni di età). Oltre che con la frequenza scolastica, questo obbligo può essere assolto anche attraverso l’istruzione parentale. Secondo l’art. 111, comma 2, del Decreto Legislativo 16 aprile 1994, n. 297, «i genitori dell’obbligato o chi ne fa le veci che intendano provvedere privatamente o direttamente all’istruzione dell’obbligato devono dimostrare di averne la capacità tecnica od economica e darne comunicazione anno per anno alla competente autorità». In seguito, la normativa si è ampliata definendo ulteriormente le regole a cui attenersi quando si opta per l’istruzione parentale. Come riportato sul sito del Ministero dell’Istruzione e del Merito (MIM), questa prevede:

  • Comunicazione annuale: ogni anno, i genitori devono presentare al dirigente scolastico della scuola più vicina una dichiarazione sulla capacità tecnica o economica di provvedere all’istruzione parentale. Il dirigente ha il dovere di verificarne la fondatezza.
  • Verifica dei livelli di apprendimento: il minore deve sostenere annualmente un esame di idoneità per l’anno scolastico successivo, come candidato esterno, presso una scuola statale o paritaria, fino al termine dell’obbligo di istruzione.

Inoltre, «la scuola che riceve la domanda di istruzione parentale è tenuta a vigilare sull’adempimento dell’obbligo scolastico dell’alunno. A controllare non è competente soltanto il dirigente della scuola, ma anche il sindaco».

Homeschooling: i possibili vantaggi e le sfide di questa scelta

Tra i possibili vantaggi dell’homeschooling ci sono la personalizzazione del percorso educativo, che può essere costruito su misura, poter adattare tempi e metodi ai bisogni e ai ritmi dei figli e creare un ambiente favorevole al loro benessere psicologico ed emotivo. La flessibilità organizzativa consente alla famiglia di regolarsi in base alle proprie esigenze.

D’altro canto, questa scelta comporta alcune sfide: richiede tempo, impegno e risorse da parte dei genitori che devono provvedere all’istruzione dei figli. In alcuni casi, rispetto alla scuola tradizionale, l’homeschooling potrebbe rendere più difficile l’accesso alla stessa ampiezza e varietà di esperienze formative. È altresì importante creare occasioni di socializzazione per garantire l’interazione sociale.

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Aurora Pianigiani

Collabora con OK Salute e Benessere e si occupa di comunicazione in ambito medico-scientifico e ambientale. Laureata in Giurisprudenza all’Università degli Studi di Firenze, si è formata nel settore dei media digitali e del giornalismo. Ha conseguito il Master in Comunicazione della Scienza e della Salute presso l’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano e contestualmente ha scritto articoli per testate giornalistiche che svolgono attività di fact-checking.
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