Bambini

Campagna AIFA: perché crea allarmismo tra i genitori

Su web, radio e tv richiama l'attenzione sull'uso dei farmaci nei bambini, per cui in alcuni casi servono sperimentazioni mirate.

La locandina della discordia fotografa una bambina, in camice da dottore, e la domanda ‘Voglio farmaci adatti a me. Sperimentazione?Ok’. E’ solo una delle quattro coniugazioni della campagna AIFA appena lanciata su web, radio e tv, per richiamare l’attenzione sul tema importante dell’appropriatezza di impiego dei farmaci nei bambini. Un messaggio molto diretto, che non ha tardato a sollevare allarmismo tra i genitori, tanto che ieri il Moige (Movimento italiano genitori) ha prontamente risposto con un’altra domanda: ma se i farmaci non sono stati sperimentati, che cosa abbiamo dato finora ai nostri bambini?

Dubbi (leciti) che trovano risposta in una visione a tutto tondo del tema (delicato, sì) di cui gli ‘addetti ai lavori’, medici, ricercatori e istituzioni, dibattono da molti anni: per alcune terapie, non testate su neonati, bambini e adulti, servono più dati e l’avvio di sperimentazioni mirate. «È vero: spesso, nel 50% dei casi, ai piccoli vengono somministrati farmaci non testati esplicitamente nell'infanzia e alcune volte al di fuori dalle indicazioni ufficiali – commenta Giuseppe Di Mauro, Presidente SIPPS –  Ma questo avviene non perché i pediatri sbaglino, ma semplicemente perché non esistono studi specifici di efficacia o di tolleranza eseguiti in età pediatrica: diventa allora più semplice usare dosi inferiori rispetto agli adulti, senza considerare che un bambino non è un adulto in miniatura ma una persona che ha un metabolismo diverso dall'adulto e con un assorbimento del farmaco differenziato. Allora ben vengano studi seri, accreditati ed eseguiti in modo corretto sui bambini».

Gruppo San Donato

Il rischio, però, per chi è lontano dai meccanismi propri della scienza, è ora di tentennare di fronte alla prescrizione del pediatra, sia anche per un antibiotico. Quali sono i farmaci di cui si hanno informazioni esaustive e quali quelli per cui sono ancora lacunose? «E’ bene differenziare, per alcune categorie terapeutiche abbiamo già informazioni riguardo sicurezza ed efficacia, e sono generalmente quelli di uso più diffuso, come ad esempio antibiotici o antiasmatici – spiega Maurizio Bonati, responsabile del Laboratorio per la Salute Materno-Infantile e direttore del Centro di Informazione sul Farmaco e la Salute dell’Istituto Mario Negri di Milano – In questo caso, le sperimentazioni in ambito pediatrico avrebbero solo la finalità di un miglioramento delle terapie, in termini di prescrizione e adeguatezza: ovvero capire quali sono le circostanze in cui funziona un po’ di più o un po’ di meno uno specifico farmaco». Quindi non stiamo aspettando di testare la sicurezza di farmaci sui bambini e, nell’attesa, li somministriamo lo stesso? «No, per la maggior parte dei farmaci – prosegue – Diverso il discorso per malattie gravi e a rischio di mortalità, come tumori pediatrici e le malattie rare, di cui abbiamo certamente necessità di studi clinici, soprattutto per le nuove molecole.»

Più immediato l’altro messaggio su cui fa leva la campagna AIFA, rivolto principalmente ai genitori che, in caso di malattia del bambino, possono lasciarsi ingannare dal somministrare ‘due goccine’ o ‘mezzo cucchiaino’ di un farmaco per adulti. Non basta dimezzare la dose perché, anche i pediatri non finiranno mai di ripeterlo, il bambino non è un adulto in miniatura. L’invito è, quindi, di evitare il fai da te, il passaparola o il ricorso a fonti web accreditate, meglio invece chiedere sempre il consiglio del pediatra.

Guarda il video della campagna istituzionale

Cinzia Pozzi

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