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Andrea Mainardi: «Ho subito un trapianto di cornea»

«All’improvviso ho iniziato a vedere tutto annebbiato: colpa del cheratocono. L’intervento è andato bene e oggi mi tengo controllato»

Premessa importante, prima di raccontarvi la mia storia: io, alla salute, tengo molto e so bene che i controlli sono importanti. Eppure, forse perché ho sempre avuto una vista d’aquila, ho mancato di sottopormi alle normali visite oculistiche di routine. E non senza conseguenze, anzi. Con una diagnosi precoce avrei evitato un trapianto della cornea. Per questo ci tengo a dirvi di non seguire il mio esempio. Prevenire è meglio che curare e io ho imparato la lezione a mie spese.

Non riuscivo a mettere a fuoco da un occhio

Mi sono accorto che qualcosa non andava un pomeriggio d’inverno di otto anni fa. Mentre camminavo verso casa, dopo essermi strofinato un occhio che prudeva, all’improvviso ho iniziato a vedere tutto annebbiato. Mai accaduto prima. Al momento, comunque, non mi sono preoccupato. Stanchezza e stress giocano brutti scherzi, mi sono detto. Il giorno dopo, però, ho fatto una prova e, ahimè, verificato che la situazione non era migliorata. Se mi tappavo l’occhio sinistro, con l’altro non riuscivo a mettere a fuoco. Allarmato, mi sono precipitato al pronto soccorso dell’ospedale di Brescia, dove mi hanno sottoposto a una serie di analisi che nel giro di un paio d’ore hanno svelato il mistero: l’occhio destro era affetto da una forma grave di cheratocono, una patologia degenerativa della cornea che distorce la visione. L’oculista mi ha, quindi, informato che, considerato lo stadio avanzato della malattia, era necessario il trapianto della cornea.

Gruppo San Donato

Mi sono sottoposto al triapianto

In attesa dell’operazione, per migliorare la qualità visiva, mi ha suggerito di applicare delle lenti a contatto semirigide e di evitare di sfregarmi gli occhi. Io ho eseguito tutto alla lettera, ma con fatica: le lenti mi davano fastidio e spesso avevo gli occhi rossi e lacrimanti. Nei mesi successivi, gli altri esperti che ho consultato hanno ribadito l’urgenza dell’operazione. E così, un anno dopo la tragica scoperta, mi sono deciso ad affrontare il trapianto. Per fortuna l’intervento, in anestesia totale, è andato benissimo. E anche la ripresa è stata rapida: già dopo una settimana mi hanno tolto la benda, poi da subito ho percepito un netto miglioramento nella vista. I colori mi sembravano più
accesi e il campo visivo più ampio.

Togliere i punti: un incubo

Esperienza decisamente drammatica, invece, è stata togliere i 12 punti di sutura. E non tanto per il dolore fisico, praticamente inesistente grazie all’anestesia, quanto per quello psicologico. Sì, perché vedere una forbice che ti entra nell’occhio è davvero una tortura. Oltretutto, non mi sono stati tolti tutti e 12 insieme, ma l’operazione è durata diversi incontri. Che dirvi? Il trauma mi ha segnato al punto che per quattro anni ho avuto un incubo ricorrente: l’oculista mi inseguiva con la forbice e io fuggivo terrorizzato. Quello che ancora non sapevo, ai tempi, è che la mia disavventura non era ancora finita.

Lo stesso problema all’occhio sinistro

Una volta risolto il problema dell’occhio destro, infatti, mi sono occupato dell’altro occhio, perché mi è stato detto che spesso il cheratocono coinvolge entrambi. Il timore del medico è stato confermato dalle analisi: il sinistro presentava uno stadio iniziale della malattia. Per rallentarne l’evoluzione mi è stato consigliato il cross linking corneale, un intervento
che incrementa la resistenza del tessuto corneale. È un’operazione velocissima, effettuata in anestesia locale, che prevede l’applicazione di una soluzione speciale con vitamine e l’uso del laser a raggi ultravioletti. È stata davvero una passeggiata! Non ricordo alcun fastidio, se non l’odore di pelle di pollo bruciata. Grazie a queste due operazioni oggi non devo più indossare le lenti a contatto. L’occhio destro ha sette decimi, quello sinistro dieci. Potrei anche sottopormi a un’altra operazione per migliorare la vista, ma per il momento temporeggio. La lezione, comunque, l’ho imparata: mi sottopongo a controlli regolari due volte all’anno. E ho deciso di donare le cornee e anche gli altri organi alla mia morte.

Andrea Mainardi (testimonianza raccolta da Nicole Cavazzuti)

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