Bambini

Quali sono i sintomi della dislessia?

Se il mio bambino che va in prima elementare fa fatica a leggere, è un segnale di dislessia? E se non manda a memoria le tabelline, sarà discalculia? L'esperto di OK Stefano Vicari spiega quali sono i segnali che possono far sospettare un disturbo dell'apprendimento. E rassicura: «Essere dislessici non significa essere poco intelligenti»

Quando le difficoltà di lettura o di fare calcoli sono legati a un disturbo dell’apprendimento? Con l’aiuto di Stefano Vicari, responsabile della Neuropsichiatria infantile dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma, cerchiamo di capire quali sono i segnali a cui prestare attenzione.

Molti bambini in questi giorni iniziano la prima elementare: quali sono i segnali che possono far nascere il sospetto che nostro figlio soffra di dislessia?

Gruppo San Donato

La prima cosa importante da sottolineare è che quando parliamo di disturbi dell’apprendimento parliamo di qualcosa che si dimostra in tutto il corso della scuola elementare, quindi non durante le prime settimane o i primi mesi di scuola. La diagnosi di dislessia, che è la più frequente e conosciuta tra i disturbi dell’apprendimento, si fa intorno alla fine della seconda elementare.
Quello che può emergere in prima elementare è una prima difficoltà generica del bambino nell’imparare le attività di base come leggere, scrivere e fare i conti, i calcoli. Però è importante sottolineare che i segnali di una possibile presenza di disturbi dell’apprendimento ci sono già prima dell’inizio della scuola, e sono fondamentalmente di due tipi: il primo riguarda il linguaggio, il secondo l’attività grafica.
Per quanto riguarda il primo segnale, mi riferisco a bambini che hanno un ritardo o un disturbo nel linguaggio, per esempio che parlano tardi rispetto alla media oppure che a 3 anni non si esprimono bene, per esempio non usano gli articoli all’interno di un discorso o sbagliano spesso la coniugazione dei verbi. Il linguaggio alterato è quindi un segno di rischio e i bambini che hanno questo tipo di difficoltà hanno maggior probabilità, ma non una certezza, di avere un disturbo dell’apprendimento.
Il secondo segnale, invece, riguarda l’attività grafica cioè come disegna il bambino: il tratto con cui disegna, la precisione di alcune forme, la capacità di organizzare lo spazio su un foglio, la capacità di rimanere dentro gli spazi quando colora. Se si riscontra una difficoltà grafica importante si può temere un problema soprattutto di scrittura, ma anche di elaborazione del numero, quindi legato alla discalculia.
Questi due segnali, come dicevo, si presentano già durante la scuola dell’infanzia.

E una volta iniziata la scuola elementare, ci sono dei segnali, degli aspetti a cui prestare attenzione?

Quando un bambino inizia la scuola elementare, gli elementi per capire se soffre di un disturbo dell’apprendimento sono molto più legati all’attività di scrittura e lettura: come legge il bambino? A quale velocità? La lettura è sufficientemente corretta? Scrive bene? E’ lento nella scrittura? Dimentica delle lettere? Il bambino ha difficoltà a passare dal corsivo allo stampatello? Le risposte a queste domande non danno una diagnosi, ma sono indizi che genitori e insegnanti devono considerare per fare eventualmente un approfondimento con uno specialista.

Riguardo alla lettura, quando lei chiede «come legge il bambino?», che cosa intende? Può farci un esempio?

Per quanto riguarda la lettura bisogna tener presente che alla fine della prima elementare un bambino dovrebbe leggere in modo lessicale, quindi leggere le parole nella loro interezza non a pezzettini. Cioè non dovrebbe più segmentare la parola in un suono distinto lettera per lettera, una alla volta, come per esempio C, A, S, A al posto di leggere direttamente “casa”. Come sempre questo è un campanello di allarme che deve indurci a prestare attenzione agli altri elementi che caratterizzano un disturbo come la dislessia, ma non è certamente una “sentenza” di diagnosi.

E per quanto riguarda la scrittura?

Lo stesso ragionamento fatto nell’ambito della lettura si può applicare alla scrittura: se alla fine della prima elementare il bambino non riesce a scrivere le parole correttamente, salta dei pezzi, si dimentica alcune lettere, (ad esempio la maestra detta «castello» e il bambino scrive «casello», «cosello» o «costello»), quindi ha difficoltà a programmare la scrittura della parola, questo può diventare un elemento di preoccupazione. Per quanto riguarda gli errori ortografici (l’uso delle doppie, l’uso della h nel verbo avere) si è generalmente più tolleranti: un bambino può fare errori di questo tipo fino alle seconda elementare.

Passiamo alla matematica: cosa segnala una difficoltà nel bambino legata alla discalculia?

Bisogna osservare se il bambino ha difficoltà nel contare, mentre se all’inizio della scuola scrive al contrario i numeri non è un elemento preoccupante.
Alla fine del primo anno di scuola elementare un bambino dovrebbe riuscire a contare fino a 30, e da 30 indietro fino a 0, perché ha automatizzato la linea dei numeri. Quando non è così, questo può essere un altro segnale da notare. La diagnosi di discalculia, quando cioè un bambino ha problemi con il calcolo e l’aritmetica, viene fatta solo in terza elementare. Altri elementi di questo disturbo possono essere la difficoltà di imparare le tabelline, non tanto di apprenderle ma di renderle automatiche. Questi disturbi non hanno niente a che fare con l’intelligenza, basti pensare che Einstein è stato bocciato in matematica!

Rassicuriamo i genitori: questi disturbi dell’apprendimento posso essere affrontati e risolti?

Assolutamente sì, queste problematiche possono essere affrontate e risolte, anche perché non sono delle malattie. Possiamo considerarla una condizione, cioè una caratteristica di alcuni bambini per i quali la capacità di apprendere deve essere modulata dagli insegnanti tenendo conto della particolare situazione.
Se un bambino è dislessico la maestra dovrà far attenzione a fornire degli strumenti per apprendere che non sia soltanto la lettura a voce alta, ma anche l’utilizzo di audiolibri, computer (nel caso della dislessia), tavola pitagorica e calcolatrice (nel caso della discalculia). Se i bambini che hanno disturbi dell’apprendimento vengono seguiti i modo corretto possono tranquillamente raggiungere alti livelli di apprendimento, avere successi scolastici e frequentare l’università. La difficoltà maggiore dei genitori è comprendere proprio questo paradosso: «mio figlio è intelligente però non sa leggere veloce».

Ribadiamo: essere dislessici non significa essere poco intelligenti e abbiamo tanti esempi di personaggi dislessici che hanno ottenuto successo in campi diversi: ce ne ricorda qualcuno?

Oltre al genio di Einstein, anche John Kennedy, Beethoven, Tom Cruise, Marilyn Monroe hanno sofferto di dislessia. E’ importante sottolineare ancora una volta che l’intelligenza non entra in gioco in questi disturbi. Le problematiche date dai disturbi dell’apprendimento riguardano lo strumento della scrittura e della lettura, non l’elaborazione di concetti; questi bambini hanno difficoltà nell’imparare una tecnica come la lettura a voce alta, la scrittura veloce, il calcolo veloce.Spesso uso un esempio per far capire meglio ai genitori la situazione: se un bambino miope viene messo nell’ultimo banco della classe senza occhiali, quasi sicuramente ha prestazioni scolastiche basse; ma se gli viene dato uno strumento compensativo cioè gli occhiali, può apprendere normalmente. Se ai bambini dislessici vengono forniti tutti gli strumenti per sostenerli – esattamente come gli occhiali per un miope – non avranno problemi nell’apprendimento.

Scopri qui i personaggi famosi che soffrono di dislessia

 

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15/09/2015

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