
Il dibattito sulla carne coltivata è tornato ad animarsi dopo che la Coldiretti, organizzazione sindacale che rappresenta gli imprenditori agricoli in Italia ed Europa, ha chiesto all’Efsa, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare, che questo alimento – definito novel food in quanto “nuovo” al consumo umano – sia trattato come un farmaco anziché come un cibo.
Il processo di valutazione di Efsa, ente tecnico e indipendente, è però considerato tra i più rigorosi a livello globale. Coldiretti sostiene la necessità di condurre studi clinici e pre-clinici per la carne coltivata. Ricercatrici e ricercatori impegnati nello studio di questo alimento in Italia e in Europa chiedono che il lavoro della comunità scientifica e delle istituzioni competenti venga riconosciuto e rispettato.
In questo articolo
Carne coltivata: il parere di Alessandro Bertero
Alessandro Bertero è leader scientifico del progetto cult meat e Professore Associato in Biologia Applicata all’Università di Torino
Che studi conduce Efsa?
«Efsa può richiedere qualsiasi grado di studio su un novel food. Richiede studi clinici sull’uomo quando emergono dei rischi in modelli pre-clinici, quindi sugli animali. La carne coltivata ad ora non necessita di test clinici perché non sono emerse evidenze che suggeriscano tossicità nell’uomo».
Novel food e farmaci seguono iter di approvazione distinti?
«Sì, perché rispondono a esigenze diverse, ma la regolamentazione alimentare è persino più sicura: un farmaco può essere autorizzato anche in presenza di effetti collaterali (se i benefici sono maggiori), un novel food no».
Che cos’è la carne coltivata?
«È come una pianta che cresce in una serra: c’è un brodo di coltura con cellule prelevate da un animale di allevamento unite a zuccheri e aminoacidi derivati dalle piante. Le cellule proliferano con un processo biotecnologico e in ambienti analoghi a quelli utilizzati per trasformare il latte in formaggio o il mosto in vino. Coltiviamo dei piccoli animali, senza la necessità di dover crescere l’intero organismo, dalle parti che soffrono a quelle che si buttano via».
Si usano substrati sintetici?
«Le cellule sono posate su una matrice a base di fibre vegetali, non di natura sintetica».
Si usano antibiotici?
«La carne coltivata può essere ottenuta senza quelli usati negli allevamenti, ma possono essere usati nell’isolamento delle cellule dall’animale per assicurare la sterilità. Il processo è contenuto e non si rischia il rilascio nell’ecosistema, come invece accade negli allevamenti, aumentando il rischio di antibiotico-resistenze».
Ormoni?
«Le cellule per crescere hanno bisogno di stimoli naturalmente presenti negli animali, i fattori di crescita, come l’insulina, che viene aggiunta al brodo di coltura. Sono prodotti in modo sicuro con gli stessi metodi usati per i farmaci, senza l’uso di animali (il siero fetale bovino non è più usato in fase di produzione)».
Cosa dicono gli studi condotti sulla carne coltivata?
«La Fao ha valutato i potenziali rischi della carne coltivata concludendo che sono i medesimi della carne o di altri cibi tradizionali (ad esempio allergenici o di contaminazione)».
Carne Coltivata: il parere di Giuseppe Pulina
Presidente Carni sostenibili e professore ordinario di etica e sostenibilità degli allevamenti e prorettore alla ricerca dell’università di sassari
Che studi conduce Efsa?
«L’Efsa è un’autorità indipendente composta da scienziati di fama internazionale. I pareri rilasciati sono sempre robusti e basati su evidenze scientifiche. L’attenzione verso studi pre-clinici e clinici è sicuramente un tema centrale che può aiutare nelle valutazioni di questi prodotti artificiali che sono completamente nuovi per il nostro organismo».
Che cos’è la carne coltivata?
«Più che coltivata, io la definirei carne artificiale, perché deriva da un processo extracorporeo che prevede l’espianto di cellule dagli animali e la loro proliferazione, differenziazione e accrescimento in bioreattori e attraverso substrati sintetici. È un preparato ottenuto in laboratorio mediante coltura cellulare e un forte controllo ambientale (temperatura, pH e altre variabili). La carne naturale invece può essere quella degli allevamenti o quella della caccia o della pesca. Indagini sul percepito dei consumatori indicano che la carne da coltura cellulare viene considerata meno naturale della carne di allevamento, così come prodotti molto lavorati, come i wurstel o gli hamburger vegetali».
Si utilizzano antibiotici o ormoni negli allevamenti di carne tradizionale?
«Sì, ma solo per curare e non a scopo preventivo o per far crescere la carne. L’utilizzo di ormoni invece è vietato in Italia e in Europa da molti anni».
Cosa dicono gli studi condotti sulla carne coltivata?
«La Fao evidenzia decine e decine di rischi specifici per gli alimenti da colture cellulari e per la carne in particolare. Rischi di contaminazione, dovuti a residui di antibiotici e ormoni che nella carne artificiale vanno utilizzati se l’obiettivo un domani è quello di produrne grandi quantità; ma anche rischi allergenici, magari derivanti da eventuali modifiche genetiche delle proteine. E poi c’è l’incertezza perché non abbiamo una storia di consumo umano. Andrebbe a mio avviso prima capito bene quali saranno i reali effetti sulla salute umana e solo dopo autorizzarli alla vendita».