Ambiente salute

Plogging, quando correre fa bene all’ambiente

Arriva dalla Svezia ed è una disciplina sportiva che consiste nella raccolta dei rifiuti mentre si fa allenamento

Si chiama “plogging” ed è una disciplina sportiva che consiste nel raccogliere rifiuti mentre si corre o si cammina. Nato dall’unione delle parole svedesi plocka upp (raccogliere) e jogging (corsa ritmo lento), il termine è stato coniato nel 2016 dall’atleta Erik Ahlström, particolarmente sensibile alle tematiche ambientali. Oggi è diventato un movimento globale, tanto che lo scorso anno si è tenuta in Italia, più precisamente sulle Alpi Torinesi, la prima edizione del Campionato mondiale.

Perché e come diventare un “plogger”

Questa nuova tendenza “eco-friendly” sta acquisendo notorietà in tutto il mondo, con consensi in continua crescita, a dimostrazione di come il tema della sostenibilità sia ormai all’ordine del giorno. L’obiettivo è ottimizzare il tempo utilizzato per l’allenamento per fare nel contempo qualcosa di positivo per lo spazio in cui si vive. «Possiamo tranquillamente definirla disciplina sportiva, perché abbina l’esercizio fisico alla sostenibilità ambientale e contribuisce a migliorare i luoghi che si attraversano», precisa Roberto Cavallo, ultrarunner e ideatore del campionato del mondo di plogging.

Gruppo San Donato

Praticarlo è semplice e alla portata di tutti. Bastano un abbigliamento adeguato (una tuta da running), delle scarpe sportive, un paio di guanti da lavoro e una borsa per la raccolta dei rifiuti.

La disciplina sportiva che fa bene a corpo, ambiente e mente

Sport ecologico, fa bene al corpo, all’ambiente e anche alla mente. Al corpo perché è considerata un’attività fisica a tutti gli effetti, al pari della corsa, con un’unica differenza: le soste dovute alla raccolta dei rifiuti obbligano a fare dei piegamenti che apportano benefici simili agli esercizi che si svolgono in palestra per rinforzare glutei e quadricipiti. Rappresenta quindi un vero e proprio allenamento a intervalli. Di conseguenza aumenta la resistenza e il consumo delle calorie.

È positivo per l’ambiente perché aiuta a ripulirlo dai rifiuti e tutelarlo dagli effetti del cambiamento climatico. Infine fa bene alla mente, in primis perché essendo a contatto con la natura è più semplice “staccare la famosa spina”. Poi, fare jogging o camminare stimola il rilascio delle endorfine, i neurotrasmettitori che generano una sensazione di euforia ed eccitazione. In più, la combo “sport + rifiuti” è un’azione gratuita, positiva non solo per se stessi, ma per la collettività, il che ci fa sentire parte integrante di qualcosa, di un progetto per il bene comune.

Dove fare plogging in Italia

Il plogging è oggi attivo in varie regioni d’Italia. Si può praticare singolarmente o in gruppo. In collettività può essere più divertente e coinvolgente, specie se si aggiunge un pizzico di competizione, sfidandosi a chi riesce a trovare e raccogliere un maggior numero di rifiuti. Per gli interessati su Facebook c’è un gruppo chiamato Plogging Italia dove è possibile trovare informazioni aggiornate sulle diverse iniziative in programma.

Anche l’Isola d’Elba si unisce all’impegno per l’ambiente. Il 29 aprile ospiterà infatti la prima tappa dell’ottava edizione di Keep Clean and Run for Peace (KCR), la più lunga eco-maratona di plogging al mondo. Il percorso di 50km toccherà tutti e sette i comuni elbani, a partire dalla spiaggia di Cavo, per arrivare a quella di Marciana Marina. Un’occasione per i partecipanti di scoprire e salvaguardare la preziosa biodiversità e le risorse del mare. 

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Beatrice Foresti

Giornalista pubblicista, collabora con OK Salute e Benessere, insieme ad altre testate. È laureata in Comunicazione, Media e Pubblicità all’Università IULM di Milano e ha da poco terminato un Master in Giornalismo alla RCS Academy. È appassionata di scrittura, radio, fotografia e viaggi.
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