
Quali sono i benefici di studiare una lingua straniera? Parlare più di una lingua non è solo un arricchimento culturale: secondo recenti ricerche scientifiche potrebbe avere anche effetti protettivi sull’invecchiamento. In uno studio su 86.149 adulti di età compresa tra 51 e 90 anni provenienti da 27 Paesi europei, è emersa una correlazione significativa tra il multilinguismo e un invecchiamento più “lento” a livello biologico.
I ricercatori hanno utilizzato un modello chiamato “biobehavioral age gap” (BBAG), che stima l’età biologica prevedendola sulla base di fattori come la salute cardiometabolica, la condizione cognitiva, il livello di istruzione, la funzione fisica e lo stile di vita.
Nel loro lavoro, chi parlava una sola lingua aveva quasi il doppio del rischio di mostrare segni di invecchiamento accelerato, mentre chi era multilingue aveva un rischio molto inferiore. Già un altro studio aveva dimostrato che i bambini bilingui hanno un cervello più elastico.
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Ogni lingua in più rafforza il cervello
Non solo: l’effetto protettivo sembra cumulativo. Ogni lingua in più di cui si ha una certa padronanza sembra rafforzare la resilienza cognitiva e biologica. Secondo gli autori, il fatto di “gestire” mentalmente più sistemi linguistici – come l’attenzione, la memoria e il passaggio da una lingua all’altra – attiva reti cerebrali legate al controllo esecutivo, all’attenzione e alla memoria, rafforzando la plasticità neurale.
Questo meccanismo potrebbe spiegare perché il multilinguismo, studiato su larga scala, risulti un fattore protettivo per l’invecchiamento sano, anche dopo aver tenuto conto di variabili sociali, fisiche e politiche.
In altre parole, imparare e usare più lingue potrebbe essere una strategia “a basso costo” ma molto efficace per promuovere il benessere cerebrale e rallentare alcuni dei processi legati all’invecchiamento biologico.
Multilinguismo e cervello: cosa dicono gli studi scientifici
Il legame tra multilinguismo e salute cerebrale non nasce oggi: negli ultimi quindici anni numerose ricerche hanno mostrato che parlare più lingue può esercitare una vera e propria “palestra cognitiva” per il cervello.
La riserva cognitiva
La neuroscienziata Ellen Bialystok della York University ha osservato che le persone bilingui sviluppano una maggiore riserva cognitiva, cioè una capacità superiore di compensare il declino legato all’età.
In particolare, uno dei suoi studi più citati (2012) ha mostrato che nei pazienti affetti da Alzheimer, i bilingui sviluppano i sintomi in media quattro anni più tardi rispetto ai monolingui, pur avendo lo stesso livello di danno cerebrale. Questo suggerisce che l’uso quotidiano di più lingue rafforzi le reti neurali deputate all’attenzione, al controllo esecutivo e alla memoria di lavoro.
Funziona anche con gli analfabeti che parlano più lingue
In una ricerca pubblicato su Neurology condotta su oltre 600 pazienti con demenza, i soggetti bilingui mostravano un ritardo medio di 4–5 anni nell’esordio dei sintomi di Alzheimer, demenza vascolare e demenza frontotemporale, indipendentemente dal livello di istruzione, dalla professione e dal fatto di vivere in contesti urbani o rurali.
Il dato più interessante: questo effetto era presente anche nei soggetti analfabeti, indicando che il beneficio non deriva solo dall’istruzione ma proprio dall’attività cognitiva legata al gestire due lingue.




