
Quando una persona cara si ammala di Alzheimer o di un’altra forma di demenza, la vita dei familiari cambia radicalmente. Non è solo la sofferenza emotiva a pesare, ma anche l’organizzazione quotidiana, la gestione dell’assistenza e, spesso, un enorme carico economico. Molti figli, coniugi o caregiver si trovano davanti a una scelta difficile: continuare ad assistere il malato a casa oppure ricorrere a una Rsa (Residenza sanitaria assistenziale). Ma chi deve pagare la retta quando il ricovero diventa indispensabile?
In questo articolo
Alzheimer chi paga la Rsa: cosa dicono i giudici?
Le sentenze più recenti – tra cui la Corte d’Appello di Roma (8 ottobre 2025) e quella di Milano (13 ottobre 2025) – hanno ribadito che, nei casi di Alzheimer o demenza grave, le prestazioni offerte dalle Rsa rientrano spesso nella categoria delle “prestazioni sociosanitarie ad elevata integrazione sanitaria”.
Questo significa che si tratta di cure sanitarie a tutti gli effetti, non solo di assistenza. E se è così, i costi devono essere interamente a carico del SSN.
Un caso emblematico: la Corte d’Appello di Milano ha ordinato la restituzione di 108.000 euro a una paziente, perché la famiglia aveva pagato la retta senza sapere che, in base alla legge, non avrebbe dovuto farlo. In un altro caso, la stessa Corte ha annullato il pagamento di una retta di 26.000 euro richiesto al figlio di una donna malata di demenza senile.
La legge è chiara, ma non tutti la conoscono
Il principio non è nuovo. È già scritto nel D.P.C.M. del 14 febbraio 2001, che definisce i Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), cioè i servizi che il SSN è obbligato a garantire.
Le prestazioni vengono suddivise in tre categorie:
- Sociali con rilevanza sanitaria – a carico dei Comuni, con contributo della persona assistita.
- Sanitarie con rilevanza sociale – in parte a carico del SSN, in parte dell’assistito.
- Sociosanitarie ad elevata integrazione sanitaria – totalmente a carico del SSN.
È proprio quest’ultima categoria a riguardare molti pazienti con Alzheimer o demenze avanzate: perché necessitano non solo di aiuto nella vita quotidiana, ma di cure mediche costanti, monitoraggi, terapia farmacologica, prevenzione di complicanze, nutrizione assistita, gestione di disturbi comportamentali.
Se la componente sanitaria è prevalente, la retta deve essere completamente coperta dallo Stato.
Alzheimer chi paga la Rsa: come si fa a far valere questo diritto?
Il nodo centrale è la valutazione clinica del paziente. Ecco cosa fare:
- Richiedere una valutazione medico-legale o una perizia da parte dell’ASL o di un medico specialista.
- Verificare se le condizioni del paziente richiedono assistenza sanitaria continua, non occasionale.
- Chiedere alla Rsa di classificare correttamente il ricovero: se rientra nell’elevata integrazione sanitaria, non può essere a carico della famiglia.
- Se la retta è già stata pagata, è possibile chiedere il rimborso, anche attraverso un ricorso legale.
Secondo l’avvocata Laura Catania, specializzata nel settore, il problema è che queste informazioni spesso non vengono spiegate alle famiglie, che firmano contratti senza sapere di avere diritto alla copertura pubblica.
Un problema privato che è anche pubblico
Oggi in Italia un milione di persone vive con Alzheimer o demenza. Attorno a loro ci sono circa tre milioni di familiari e caregiver.
Se il Servizio Sanitario Nazionale si accollasse tutte le spese per i ricoveri in Rsa, la spesa annua supererebbe i 10 miliardi di euro. Una cifra enorme per un sistema sanitario già in difficoltà. Per questo, pur esistendo un principio giuridico, manca ancora una legge chiara e definitiva che regoli la questione.
Cosa serve davvero: più informazione e una legge nazionale
In attesa di una soluzione legislativa, è essenziale che le famiglie sappiano che:
- Non sempre la retta deve essere pagata da loro.
- Possono chiedere una valutazione clinica per ottenere la copertura del SSN.
- Possono, in alcuni casi, recuperare le somme già spese.
Al tempo stesso, serve una legge che tuteli i malati e i caregiver ma che sia sostenibile anche per il sistema sanitario.




