Salute

Relazioni sociali: meglio delle pillole per vivere più a lungo

Per vivere a lungo meglio gli amici e la famiglia, con rapporti veri e sinceri, di qualsiasi integratore. Ecco cosa dice una importante ricerca

Viviamo nell’era degli integratori, dei protocolli anti-aging e del biohacking. C’è chi sperimenta diete estreme, capsule miracolose e routine rigidissime per vivere più a lungo. Eppure, uno dei fattori più potenti per la salute e la longevità non si compra in farmacia: è la qualità delle relazioni umane. Legami autentici, appartenenza a una comunità, sostegno reciproco. In una parola: capitale sociale.

A dimostrarlo è un recente studio pubblicato sulla rivista Brain, Behavior & Immunity – Health, che sposta l’attenzione dal corpo alla rete sociale in cui viviamo. Diversi studi hanno spiegato come l’isolamento sociale e la solitudine siano pericolosissime per la salute.

Lo studio: più relazioni, meno infiammazione e invecchiamento più lento

I ricercatori hanno coinvolto 2.117 adulti del progetto MIDUS, costruendo per ciascun partecipante un “punteggio di vantaggio sociale cumulativo” basato su quattro fattori chiave:

  • qualità delle relazioni familiari;
  • partecipazione o pratica spirituale/religiosa;
  • sostegno emotivo percepito;
  • integrazione e impegno nella comunità.

Questo punteggio è stato confrontato con diversi marcatori biologici dell’invecchiamento e della salute.

Risultato? Chi ha una vita sociale più ricca mostra:

  • un’età biologica inferiore rispetto a quella anagrafica, misurata attraverso orologi epigenetici;
  • livelli più bassi di infiammazione cronica, in particolare della citochina IL-6, associata a malattie cardiovascolari, demenza e invecchiamento;
  • nessuna forte correlazione con i picchi di cortisolo o altri ormoni dello stress, come a dire che la rete sociale non agisce sullo stress immediato, ma sul benessere a lungo termine.

Il messaggio è chiaro: le relazioni proteggono il corpo nel tempo, proprio come un farmaco preventivo naturale.

Non bastano i legami stretti: conta sentirsi parte di qualcosa

Lo studio sottolinea un aspetto sorprendente: a fare la differenza non è solo la presenza di una persona cara, ma l’intero tessuto sociale. Partecipare, sentirsi utili, condividere valori o attività collettive:

  • un gruppo di lettura o sportivo;
  • un impegno di volontariato;
  • una comunità spirituale o un semplice giro di amici con cui vedersi regolarmente.

Appartenenza e partecipazione hanno un impatto sul corpo tanto quanto il singolo affetto familiare.

Come costruire capitale sociale? La regola 30-3-2

I ricercatori suggeriscono che relazioni stabili nascono da rituali semplici e costanti. Un metodo pratico è la regola 30-3-2:

  • 30 minuti a settimana dedicati a un’attività di gruppo;
  • 3 contatti intenzionali, come messaggi o telefonate a persone diverse;
  • 2 appuntamenti fissi sempre uguali (una cena, una passeggiata, un caffè).

Piccoli gesti, ma ripetuti nel tempo: è così che si accumula capitale sociale, proprio come si risparmia denaro in banca.

Cosa ci insegna davvero questo studio

Ecco i messaggi che dobbiamo portarci a casa da questa ricerca:

  • Le relazioni sono un potente fattore di protezione biologica.
  • L’infiammazione cronica e l’età epigenetica migliorano quando la vita sociale è ricca e stabile.
  • Le connessioni non devono essere perfette o profonde: devono essere regolari, sincere e plurime.
  • Coltivare legami non è solo una scelta emotiva, ma un vero e proprio atto di prevenzione sanitaria.

Nessun integratore, nessuna terapia anti-age può sostituire l’effetto quotidiano di una relazione sana, di un gruppo a cui appartenere, di qualcuno che ci chiama per nome. La longevità non è solo questione di geni o discipline ferree, ma anche, e forse soprattutto, di umanità condivisa.

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Francesco Bianco

Giornalista professionista dal 1997, ha lavorato per il sito del Corriere della Sera e di Oggi, ha fatto interviste per Mtv e attualmente conduce un programma di attualità tutte le mattine su Radio LatteMiele, dopo aver trascorso quattro anni nella redazione di Radio 24, la radio del Sole 24 Ore. Nel 2012 ha vinto il premio Cronista dell'Anno dell'Unione Cronisti Italiani per un servizio sulle difficoltà dell'immigrazione. Nel 2017 ha ricevuto il premio Redattore del Gusto per i suoi articoli sull'alimentazione.
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