Salute Mentale

Il caldo in auto? Ci fa guidare come “bestie rabbiose e ubriache”

Le temperature elevate rallentano i riflessi esattamente come l'alcol e amplificano la nostra aggressività

Salire a bordo dell’auto dopo che è stata parcheggiata per ore sotto il sole cocente è un’esperienza da urlo. I finestrini abbassati e l’aria condizionata sparata a manetta non sempre bastano per riportare le temperature entro valori accettabili. Le lancette dell’orologio corrono, e tocca comunque mettersi alla guida. Gli esperti, però, ci mettono in guardia: guidare col caldo ci può trasformare in rabbiose bestie ubriache.

Iniziamo innanzitutto a spiegare il perché di quell’aggettivo “ubriache”. Secondo una ricerca condotta da una famosa casa automobilistica spagnola, mettersi alla guida con 35 gradi di temperatura all’interno dell’abitacolo può rallentare i nostri riflessi come se fossimo sotto l’effetto dell’alcol. «Questo rischio – spiegano i ricercatori – è equivalente alla guida con un tasso alcolemico di 0,5 grammi per litro di sangue». Uno degli errori più comuni che gli automobilisti commettono è quello di non aerare correttamente l’abitacolo prima di partire. «Se apriamo i finestrini per circa 30 secondi prima di accendere l’aria condizionata – consigliano gli esperti – il picco iniziale di calore si dissipa da solo». Un altro consiglio è quello di regolare il climatizzatore sull’impostazione automatica, in modo che l’aria fresca venga distribuita uniformemente all’interno dell’abitacolo.

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Fare queste operazioni richiede un po’ di tempo ma è fondamentale, e qui veniamo a spiegare il perché della definizione “bestie rabbiose” al volante. Il caldo è un potente fattore di

stress responsabile di comportamenti aggressivi e impulsivi, come spiega la psicoterapeuta Paola Vinciguerra, presidente dell’Associazione Europea Disturbi da Attacchi di Panico (Eurodap). Il caldo «allenta i nostri poteri critici, le nostre inibizioni, le nostre capacità di controllo rispetto a tutti gli stimoli ambientali negativi», afferma l’esperta. «Il nostro sistema nervoso è sensibile all’aumento di temperatura, al tasso di umidità e alle ore di esposizione alla luce. Questi tre fattori – prosegue – agiscono come un detonatore negli individui con un equilibrio fragile dal punto di vista psicologico-relazionale».

Non è un caso, dunque, che «nella situazione di elevate temperature che stiamo vivendo si registri un grande aumento di persone sofferenti di attacchi di panico», sottolinea Paola Vinciguerra. «La sensazione di spossatezza, l’affaticamento nel compiere anche azioni banali, i giramenti di testa e il calo dell’attenzione possono scatenare, in persone che già vivono nell’ansia di un accadimento negativo, la convinzione che nel loro corpo stia avvenendo qualcosa di grave, di minaccioso. Da lì allo scatenamento di un attacco di panico il passo è breve».

23/07/2015

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