Salute

Scopri la tua “seconda pelle”: è fatta di batteri

Anche la cute, come l'intestino, è popolata da una ricca flora batterica che potrebbe giocare un ruolo chiave nell'insorgenza di malattie come la psoriasi e la dermatite atopica

Toglietevi tutti i vestiti e andate davanti allo specchio. Non siete nudi, o meglio non lo siete completamente. In realtà siete rivestiti da una “seconda pelle” fatta da migliaia e migliaia di batteri, virus e funghi che vivono sulla vostra cute. Tranquilli, non siete malati.

È il normale microbioma della pelle, una popolazione di microrganismi invisibili e poco conosciuti, ma altrettanto importanti quanto quelli dell’intestino: addestrati come veri e propri “bodyguard”, formano una barriera di difesa cruciale per la nostra salute. Tracciare il loro “identikit” genetico e scoprire la loro funzione è l’obiettivo di Nicola Segata, responsabile del Laboratorio di Metagenomica Computazionale presso il Centro per la Biologia Integrata dell’Università di Trento.

Le sue avvenieristiche ricerche, recentemente premiate con il Gold Award dalla LEO Pharma Research Foundation, serviranno non soltanto a mappare il microbioma della pelle, ma anche a svelare il sottile filo rosso che lo lega all’insorgenza di malattie dermatologiche molto comuni, come la psoriasi, la dermatite atopica, l’acne e la rosacea.

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«Il microbioma della pelle è unico e cambia da persona a persona: costituisce la nostra interfaccia con l’ambiente esterno – spiega il ricercatore – ed è dotato di funzioni immunitarie che sono ancora poco note. Oltre ad agire come una barriera, sembra tenere in allenamento il nostro sistema immunitario, in modo che sia pronto a reagire tempestivamente in caso di attacchi dall’esterno».

Tra i microrganismi più diffusi sulla pelle ci sono lo Staphylococcus epidermidis e il
Propionibacterium acnes, seguiti poi da una miriade di altre specie che si mescolano in modi
differenti. «Diversamente da quanto accade nelle malattie infettive, non sembra che la presenza o l’abbondanza di uno specifico batterio sulla pelle sia associato all’insorgenza di una determinata malattia dermatologica – sottolinea Segata – perché l’effetto cambia da persona a persona».

Tutto sembra dipendere dal modo con cui questi microrganismi convivono e collaborano fra loro sulla nostra pelle formando un vero e proprio ecosistema: «è un equilibrio molto delicato che dipende da molti fattori, come il nostro Dna, i cibi che mangiamo, i farmaci che assumiamo, le superfici che tocchiamo e l’ambiente in cui viviamo», precisa il ricercatore.

Per fare chiarezza su questa “materia oscura microbica”, che finora nessuno è riuscito a studiare a fondo, Segata ha intrapreso una ricerca in collaborazione con le terme di Comano che lo ha già portato ad analizzare il microbioma della pelle di 20 persone.

«Abbiamo sfregato dei tamponi sulla pelle di specifiche parti del corpo, come i gomiti e dietro le orecchie: poi – spiega il ricercatore – abbiamo estratto il Dna presente nei campioni e lo abbiamo “letto” sfruttando una tecnica di analisi innovativa, chiamata metagenomica, che ci sta aiutando a identificare le diverse specie di microrganismi
presenti proprio partendo dal loro genoma».

Grazie a queste analisi sarà più facile capire quale sia  il ruolo del microbioma cutaneo nell’insorgenza e nella cura di malattie molto diffuse come la psoriasi e la dermatite. «Vogliamo capire se possiamo modificare il suo equilibrio usando particolari saponi o prodotti dermatologici», spiega Segata.

«È probabile che in un futuro non troppo lontano troveremo nuove diciture sulle loro etichette: dopo i prodotti che “rispettano il pH della pelle”, arriveranno forse quelli che
“ristabiliscono il microbioma della pelle”. Dopo i probiotici per l’intestino – conclude Segata – potrà forse essere il turno dei probiotici per la pelle».

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