CuoreSalute

Indisciplinati dopo l’infarto: pochi perdono peso o smettono di fumare

In Europa è scarsa l'attenzione alla prevenzione secondaria, per salvaguardare il cuore da un nuovo infarto. L'indagine della Società Europea di Cardiologia

Passato lo spavento, si volatizzano anche i buoni propositi di un radicale cambiamento nello stile di vita. E così, dopo un infarto acuto del miocardio, la maggior parte degli ex-pazienti continua a cedere a fumo, sedentarietà, cibi poco salutari, senza badare al sovrappeso o ai valori troppo alti di colesterolo nel sangue. In Europa c’è poca attenzione alla prevenzione secondaria, le regole d’oro da seguire una volta usciti dall’ospedale per evitare che il cuore subisca un altro ‘colpo’. Lo ricorda l’indagine EUROASPIRE IV della Società Europea di Cardiologia, condotta in 78 centri cardiologici di 24 Paesi sul continente che nel biennio 2012-2013 ha revisionato oltre 16 mila cartelle cliniche e monitorato salute e abitudini di 8 mila europei dopo un acuto evento coronarico. I numeri parlano chiaro: almeno un paziente su due che fumava prima dell’infarto del miocardio continua a farlo anche dopo, solo uno su cinque rispetta i consigli di una moderata e regolare attività fisica e molti continuano a essere obesi o in sovrappeso, senza seguire raccomandazioni per la dieta o avere un piano per perdere i chili in eccesso. Non va meglio nemmeno sul fronte dell’aderenza alle terapie e controllo dei fattori di rischio cardiovascolari: meno di un paziente su tre assume regolarmente farmaci per l’ipertensione, meno di due terzi ha raggiunto livelli di colesterolo nella norma e solo un diabetico su tre tiene a bada il glucosio nel sangue.

Poco è cambiato in termini di prevenzione secondaria negli ultimi due decenni e secondo gli esperti europei è il momento di una svolta necessaria. Non è solo il paziente a essere indisciplinato, ma in alcuni casi manca la guida da parte dei medici. «Un evento cardiaco acuto dovrebbe sempre essere seguito da una prevenzione», specifica David Wood del National Heart and Lung Institute di Londra, che ha guidato lo studio. «Mentre la comunità dei cardiologi è focalizzata sul recupero di un grave infarto del miocardio, sono insufficienti gli investimenti per proteggere cuore e sistema circolatorio». Eppure aggiustare lo stile di vita consente davvero a chi ha subito un infarto di riportare la vita quotidiana alla normalità: ce lo spiega in questa videointervista Alberto Margonato, primario della Cardiologia clinica – IRCCS Ospedale San Raffaele Milano.
Cinzia Pozzi

Gruppo San Donato

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