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Francesca Dallapé: «Nei tuffi bisogna vincere la paura dell’altezza e lanciarsi nel vuoto»

Un fisico proporzionato e asciutto per affrontare una disciplina tra le più affascinanti. Francesca Dallapé in coppia con Tania Cagnotto ha da poco vinto gli europei di tuffi sincro dal trampolino di tre metri

Tania Cagnotto e Francesca Dallapé hanno vinto l’argento nei tuffi sincronizzati da 3m ai Giochi Olimpici di Rio 2016. Una medaglia attesa da Londra 2012, dove si piazzarono al quarto posto. In questa intervista Francesca Dallapé racconta la sua passione per questo sport. 

Senza dubbio tuffatori e tuffatrici praticano una delle discipline più emozionanti, sia per chi esegue quelle evoluzioni sia per chi sta col fiato sospeso ad ammirare gli atleti. È in errore chi crede che sia uno sport d’acqua, è invece l’aria il suo elemento, sin dalla partenza sul trampolino ad alcuni metri dal suolo. «Bisogna vincere la paura dell’altezza e di lanciarsi nel vuoto, disegnando salti mortali che diventano più complicati e difficili a mano a mano che si procede nell’addestramento», afferma Francesca Dallapé, tuffatrice di alto livello, come testimoniano i suoi molti successi, guadagnati anche in sincro con l’altra campionessa italiana Tania Cagnotto. L’ultimo è stato l’oro europeo nei tre metri sincero, il settimo consecutivo, conquistato il 15 giugno 2015 a Rostock.

Gruppo San Donato

Niente spalle larghe da nuotatori
Francesca, non solo un’atleta, ma una bella ragazza dal sorriso contagioso, può esibire un corpo ben proporzionato, mantenuto sodo e armonioso dal ferreo allenamento necessario a conquistare il podio nelle gare più prestigiose. «È uno sport completo, che impiega tutti i distretti muscolari, dagli addominali ai dorsali, da quelli delle cosce ai glutei, alle braccia: tutto il corpo, insomma, piedi, caviglie e mani compresi», dice Giuliana Aor, che di Dallapé è l’allenatrice da sempre. Rispetto al nuoto, per esempio, che forma fisici asciutti ma con le spalle molto ampie, un po’ sproporzionate, i tuffi sviluppano il corpo in modo più armonioso (fai gli esercizi suggeriti da Francesca Dallapé per avere un fisico asciutto e proporzionato). Anche la coordinazione e la concentrazione migliorano con questo sport: prima di eseguire un tuffo bisogna infatti elaborarlo anche mentalmente, pensare cioè a tutti i passaggi che lo compongono.

Si può iniziare a qualunque età
Tuffarsi a livello amatoriale, per divertimento, va bene a qualsiasi età: è richiesto solo saper nuotare e avere coraggio. «Ho avuto allievi anche dai 40 anni in su, soddisfatti di aver imparato alla perfezione il semplice tuffo di testa», nota l’allenatrice.
Non ci sono particolari controindicazioni per questo sport: l’unica raccomandazione è verificare sempre che l’acqua nella quale ci si vuole tuffare sia profonda almeno quattro metri. Al mare, poi, ci si deve accertare che non ci siano sassi o pietre nel fondo.
Per praticarlo a livello agonistico, invece, occorre iniziare molto presto, da bambini. Come Dallapé, che i primi tuffi li ha provati all’età di sei anni. Tuffi spontanei, da bordo piscina, quando era un’indisciplinata allieva del corso di nuoto alla scuola elementare. «Ero molto vivace, non stavo nel gruppo a nuotare ma facevo capriole e salti mortali lanciandomi in acqua per gioco», ricorda. Attirando così l’attenzione dell’allenatrice Giuliana Aor, che la indirizzò verso lo sport cui la piccola Francesca sembrava portata naturalmente. «Da allora non ho più smesso, tra alti e bassi, superando le difficoltà e accettando molti sacrifici, non diversi però da quelli che affrontano tutti gli atleti». Primo fra tutti l’allenamento, duro e faticoso, e senza distrazioni di sorta, se si vuole arrivare in cima alle classifiche.
Tutte le mattine dal lunedì al venerdì Dallapé le passa nella piscina di Trento esercitandosi nei tuffi dal trampolino, preceduti da un’ora di riscaldamento fuori dall’acqua: addominali, molto stretching, salti mortali da terra in avanti e indietro, verticali. I pomeriggi, invece, alterna la piscina alla palestra o alla preparazione atletica in campo, con corsa, salto degli ostacoli e velocità. Questo tipo di allenamento tonifica tutte le parti del corpo, ma sviluppa in particolar modo i quadricipiti femorali, i muscoli delle cosce (clicca qui per vedere gli esercizi e prova a farli anche tu a casa tua).

Come si creano le coppie sincro nei tuffi? Che caratteristiche devono avere le atlete perché il risultato sia superiore alla somma delle capacità di entrambe? Tania Cagnotto e Francesca Dallapé hanno iniziato ad allenarsi insieme nel 2008: prima facevano coppia con altre tuffatrici, Tania con Maria Marconi, Francesca con Noemi Batki. «In genere le due persone che gareggiano nel sincro si assomigliano, hanno più o meno lo stesso stile», dice Dallapé. «La somiglianza anche fisica, nel senso di stesso peso e stessa altezza, è una qualità in più, perché sul trampolino la spinta è molto simile e di uguale forza». Occorre anche essere amiche per i tuffi sincro? «Non ce n’è bisogno, però Tania e io lo siamo e allenarsi con qualcuno che ti piace è molto più stimolante e si sopporta meglio la fatica, che è davvero tanta», conclude la campionessa.

21 giugno 2015 – Ultimo aggiornamento 7 agosto 2016

Tratto da OK Salute e benessere aprile 2015 – testo di Rosanna Frati, foto di Valentino Catalani

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