Salute

Vaccini Covid: ha senso ritardare la seconda dose?

Ci si chiede se abbia senso ritardare la seconda dose per vaccinare più persone. Le questioni aperte

La questione della seconda dose dei vaccini anti Covid sta dividendo il mondo scientifico e quello politico, che deve prendere decisioni. La scarsità dei vaccini e i ritardi nella distrubuzione stanno inevitabilmente rallentando gli sforzi di combattere la pandemia da Covid-19. Diversi esperti suggeriscono di posporre la seconda dose di vaccino per inoculare il siero a più gente possibile.

Seconda dose dei vaccini anti Covid: quali sono i tempi delle finestre tra una inoculazione e l’altra?

Gli intervalli raccomandati dalle aziende sono di 21 giorni per Pfizer- Biontech e 28 per Moderna. Da AstraZeneca fanno sapere che possono intercorrere anche dodici settimane tra una dose e l’altra. In realtà Gran Bretagna e Israele che hanno accettato il rischio di inoculare la prima dose a milioni di persone e solo in un secondo momento la seconda dose stanno avendo risultati molto buoni. I contagi stanno diminuendo sensibilmente e anche i ricoveri in ospedale sono molto bassi.

Gruppo San Donato

Perché deve passare del tempo tra le due vaccinazioni?

I vaccini hanno l’obiettivo di creare la memoria immunologica, che consente alle nostre difese immunitarie di riconoscere e respingere l’attacco di agenti patogeni. La maggior parte dei vaccini anti Covid sono studiati per sollecitare questa risposta immunitaria attraverso copie della proteina Spike del coronavirus, che è quella che il virus utilizza per entrare nelle cellule. La prima dose prepara il sistema immunitario, mentre la seconda rende solido questo processo.

Perché ora si è deciso che possano trascorrere 42 giorni?

È una corsa contro il tempo. Quindi si preferisce vaccinare con almeno una dose il maggior numero di persone possibile. Si sta facendo insomma di necessità, virtù, confortati anche dai dati che arrivano da Gran Bretagna e Israele.

Seconda dose dei vaccini anti Covid: che protezione si ha con una sola dose?

Secondo i dati delle aziende produttrici Pfizer e Moderna, confermati dalle agenzie del farmaco, la protezione scatta 14 giorni dopo la prima dose. In entrambi i casi una singola dose protegge quasi tutti dai sintomi gravi della malattia.

Può influire sulla nascita di nuove varianti?

In effetti questa è una questione da analizzare con grande attenzione. All’inizio della pandemia il nuovo coronavirus non aveva necessità di perfezionarsi, perché era la prima volta che appariva e quindi nessuno aveva anticorpi che potesse fermare la sua riproduzione. Ora però milioni di persone in tutto il mondo si sono contagiate e hanno sviluppato anticorpi specifici contro Covid. Le mutazioni del virus gli permettono di eludere questa difese. C’è quindi il rischio tangibile che una popolazione parzialmente immunizzata possa contribuire alla creazione di nuove varianti. Funziona esattamente come con gli antibiotici. Se non finiamo la terapia aumentiamo il rischio di sviluppare antibiotico resistenza. Non essere completamente vaccinati può rendere i nostri anticorpi non più capaci di combattere i virus. C’è però da dire che se si vaccina la maggior parte delle persone il virus tende comunque a sparire. Quindi se la vaccinazione è veloce, è più accettabile fare una singola dose.

Un intervallo più lungo tra la prima e la seconda dose può rendere la vaccinazione più efficace?

Questo risultato potrebbe avvenire. Tutti i vaccini anti Covid non sono creati allo stesso modo. Alcuni sono basati sulla tecnologia mRNA, altri utilizzano frammenti di proteine. Per questo il vaccino AstraZeneca può essere inoculato in due dosi a distanza di 12 settimane.

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Francesco Bianco

Giornalista professionista dal 1997, ha lavorato per il sito del Corriere della Sera e di Oggi, ha fatto interviste per Mtv e attualmente conduce un programma di attualità tutte le mattine su Radio LatteMiele, dopo aver trascorso quattro anni nella redazione di Radio 24, la radio del Sole 24 Ore. Nel 2012 ha vinto il premio Cronista dell'Anno dell'Unione Cronisti Italiani per un servizio sulle difficoltà dell'immigrazione. Nel 2017 ha ricevuto il premio Redattore del Gusto per i suoi articoli sull'alimentazione.
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