
C’è chi rinvia gli esami di routine per mesi, chi evita di prenotare una mammografia, un’ecografia o un controllo del sangue “perché tanto sto bene”. La paura degli screening è più comune di quanto si pensi e può avere conseguenze importanti sulla salute, ritardando diagnosi e terapie.
«Può avere origini diverse – spiega la dottoressa Giulia Gialdi, psicologa e psicoterapeuta dell’IRCCS Ospedale San Raffaele – Turro e ricercatrice della Facoltà di Psicologia dell’Università Vita-Salute San Raffaele –. A volte si sviluppa già in età infantile, magari a causa di esperienze negative durante visite o procedure mediche dolorose. In altri casi nasce in età adulta, dopo eventi traumatici legati all’ambiente sanitario, come una diagnosi improvvisa o una comunicazione gestita male».
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Quando la paura degli screening nasce da lontano
Spesso tutto comincia da piccoli. L’ambiente medico può sembrare freddo e impersonale, e persino le frasi di genitori o nonni – “Se non fai il bravo, ti porto dal dottore” – possono imprimersi nella memoria. «Crescendo – continua Gialdi – si può associare il medico non alla cura, ma alla paura. In età adulta questo può tradursi in un’ansia vera e propria di fronte agli screening o ai controlli di routine».
Paura o ipocondria? Due facce opposte della stessa ansia
È importante distinguere la paura degli screening dall’ipocondria. «Nel primo caso le persone tendono a evitare gli esami per timore di scoprire qualcosa di brutto», spiega la psicologa. «Nell’ipocondria, invece, c’è la tendenza opposta: chi ne soffre si sottopone continuamente a test e visite, alla ricerca di conferme sul proprio stato di salute. Entrambi i comportamenti, però, nascono da un’ansia di fondo».
Le paure più comuni
Secondo la specialista, le paure che più spesso bloccano le persone sono:
- la paura del dolore o degli aghi;
- la paura degli ospedali e dei medici;
- l’ansia per l’attesa dei risultati;
- il timore di una diagnosi grave.
«Chi ha vissuto situazioni difficili in famiglia, come una malattia improvvisa di un genitore, può associare gli screening a esperienze dolorose», aggiunge Gialdi. «Ma è importante ricordare che i controlli servono proprio a individuare eventuali problemi in fase precoce, quando sono più facilmente curabili».
I meccanismi di difesa che ci fanno evitare i controlli
Molte persone, inconsciamente, mettono in atto un meccanismo di negazione: “Se non mi controllo, vuol dire che sto bene”. «È una strategia di evitamento – spiega la psicologa – che serve a proteggersi dall’ansia, ma nel lungo periodo rischia di compromettere la salute. Gli screening non sono rivolti a chi ha sintomi, ma a chi sta bene e vuole restare tale».
Il ruolo del medico: empatia e comunicazione fanno la differenza
La paura, sottolinea Gialdi, non si vince solo con la razionalità. «Il ruolo del medico è fondamentale. Una comunicazione empatica, chiara e rassicurante può cambiare completamente l’esperienza del paziente. Le persone arrivano già spaventate: parlare con calma, spiegare cosa succede e chiedere come si sentono durante la visita può ridurre moltissimo l’ansia».
Nei corsi di formazione per medici e infermieri, infatti, oggi si lavora molto su questi aspetti. «Insegniamo tecniche di comunicazione per gestire l’ansia del paziente, soprattutto quando si tratta di diagnosi delicate», racconta la specialista.
Tecniche psicologiche per affrontare la paura
Quando l’ansia è più forte, alcune strategie possono aiutare. «Si possono usare tecniche di respirazione e rilassamento, o affrontare la visita insieme a una persona di fiducia», suggerisce Gialdi. «Per qualcuno è utile sapere in anticipo in cosa consiste la procedura; altri preferiscono non avere troppi dettagli. L’importante è comunicare le proprie preferenze al medico».
Per chi non riesce a superare la paura da solo, la soluzione è chiedere aiuto a un professionista. «In questi casi – spiega la psicologa – è utile un percorso di psicoterapia cognitivo-comportamentale, che lavora sui pensieri e sui comportamenti che alimentano la fobia. È una terapia breve e concreta: non richiede anni di sedute e può davvero aiutare a tornare a vivere con serenità».
Quando la paura diventa un’occasione di crescita
Può sembrare paradossale, ma affrontare la paura può diventare un momento di consapevolezza. «Molti miei pazienti – racconta Gialdi – dopo aver superato la paura di un esame riferiscono di sentirsi più forti, più capaci di prendersi cura di sé. Gli screening, in fondo, servono proprio a questo: ad ascoltare il corpo, a volergli bene e a prevenire. Superare la paura è già un primo passo per farlo».




