Salute

Nervo vago: quali sintomi provoca quando è infiammato?

Il neurologo spiega a quali disturbi si può andare incontro se il nervo vago è colpito da disfunzioni e in che modo si possono trattare

Nel nostro corpo esiste un nervo di cui si parla poco, il decimo delle 12 coppie di nervi cranici, eppure è il più lungo e ramificato e sovrintende a innumerevoli meccanismi fisiologici. Il nervo vago (o pneumogastrico) nasce dal tronco encefalico – l’area di passaggio fra il cervello e il midollo spinale, che si trova press’a poco nella zona della nuca – si divide in due steli e s’inoltra lungo il collo, passa nel torace e raggiunge l’addome, innervando i grossi vasi e la maggior parte degli organi che incontra: il cuore, i bronchi e i polmoni per arrivare fino allo stomaco e all’intestino.

Ma, come tutti i nervi, anche il vago (che prende nome dal latino vagus, che significa appunto errante, ed è un nervo misto, con funzione motoria ma anche sensitiva) può andare incontro a disfunzioni responsabili di una serie di disturbi atipici ma debilitanti dei quali, spesso, è difficile individuare l’origine: sono quei malesseri altalenanti, che non dipendono dall’età o dal sesso (anche se le donne sono un poco più soggette), talora accompagnati da inspiegabili sintomi respiratori o viscerali, alterazioni dell’equilibrio, emicrania e spossatezza che non migliora col riposo.

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Nervo vago: a cosa serve?

«Possiamo immaginare il nervo vago come una sorta di ponte che collega svariati distretti trasportando messaggi in senso centrifugo, e cioè dal cervello verso la periferia del corpo, e centripeto, e dunque in senso inverso», spiega Giovanni Cuccia, neurologo consulente di Humanitas Medical Care a Milano e Monza. «Il vago appartiene al sistema nervoso autonomo, che è composto dal sistema simpatico e da quello parasimpatico, che insieme hanno garantito l’adattamento dell’uomo alla vita sulla Terra. Mentre il simpatico attiva la risposta di “combatti o fuggi”, la reazione da stress fondamentale per sopravvivere in caso di pericolo, il parasimpatico, di cui il nervo vago è il componente principale, governa il processo di rilassamento.

Simpatico e parasimpatico lavorano quindi in sinergia per garantire l’omeostasi, e cioè l’equilibrio di tutte le attività organiche, e il vago – in particolare – contribuisce alla regolazione del ritmo sonno-veglia, partecipa ai processi di respirazione, digestione, sudorazione, e da qualche tempo si è anche accertato che svolge un ruolo chiave sul fronte dell’infiammazione e delle patologie autoimmuni».

Tutti i sintomi dell’infiammazione del nervo vago

Quali sono i sintomi che possono far sospettare un’alterazione delle funzioni vagali? «I pazienti spesso riferiscono stanchezza, pallore e sudorazione improvvisi, acufeni, senso di vertigini e di sbandamento, ma anche insonnia, affanno respiratorio, variazioni del battito cardiaco, nausea, acidità, bruciore di stomaco, gonfiore e fastidi assimilabili ad attacchi di sindrome del colon irritabile», illustra il neurologo.

«Poiché il vago mette in collegamento diretto cervello e intestino, si è verificato che tutto ciò che altera il microbiota (l’insieme di microrganismi che risiede nell’intestino) produce di riflesso un’alterazione vagale, e da quest’evidenza si deduce che un apparato gastroenterico infiammato può contribuire a scatenare problematiche a carico del nervo vago. Ecco perché, se è vero che l’irritazione dell’intestino influisce anche sulla funzionalità del nervo vago, è bene ridurre o eliminare dalla dieta zuccheri raffinati, carni rosse, cibi fritti e ricchi di grassi saturi, alimenti conservati, caffè e alcolici e privilegiare alimenti freschi di stagione, olio d’oliva, fibre grezze, pesce, da abbinare a un’adeguata assunzione di acqua».

Tre modi per evitare di perdere i sensi

Un problema vagale si può ipotizzare inoltre nelle persone che la mattina, alzandosi dal letto, avvertono una sensazione di mancamento che non consente di restare in posizione eretta: si parla, in questi casi, di ipotensione ortostatica. Anche la sincope, e cioè la perdita di coscienza improvvisa e transitoria dovuta a spaventi, sforzi o dolori intensi, rivela un’iperattività del vago, che determina un abbassamento della pressione arteriosa e riduce l’afflusso di sangue al cervello.

In queste situazioni, «bisogna sempre fare attenzione ai sintomi prodromici, e cioè a quelle avvisaglie che ci fanno intuire che qualcosa non va», consiglia Cuccia. «Non appena viene meno di colpo l’equilibrio, si appanna la vista e ci si sente come mancare, basterà per esempio stringere forte le mani una con l’altra, spingendole lateralmente – è un esercizio chiamato arm tensing – oppure, in alternativa, si incrociano per qualche secondo le gambe, premendo con forza quella anteriore sulla posteriore: è una pratica chiamata leg crossing. Per evitare o ridurre scompensi e mancamenti è infine utile sciacquare tre-quattro volte al giorno il viso con acqua fredda, o immergervi mani e piedi».

Nervo vago: le cause dell’infiammazione

Fra le altre cause delle disfunzioni vagali «ci sono le neuropatie, il diabete, le amiloidosi, e cioè i depositi di proteine anomale che si accumulano nei tessuti provocandone il malfunzionamento, e alcuni tumori, ma bisogna tenere conto anche delle compressioni meccaniche a livello della zona cervicale e delle contratture croniche dello sternocleidomastoideo, un muscolo della regione del collo che estende, flette, inclina e ruota la parte alta della colonna e la testa».

Come si fa la diagnosi?

Una volta escluse altre eventuali patologie responsabili del quadro clinico, a livello diagnostico le alterazioni del nervo pneumogastrico oggi si possono individuare con appositi test che monitorano l’attività del cuore, uno degli organi interessati dalle ramificazioni vagali.

«Con l’Heart Rate Variability viene eseguita una misurazione della frequenza cardiaca, che in condizioni normali non è fisiologicamente costante», chiarisce lo specialista. «Quando si nota che l’intervallo RR dell’elettrocardiogramma, che corrisponde a un ciclo cardiaco completo, resta tendenzialmente invariato, si può sospettare una disfunzione del vago che, di solito, è associata a infiammazione, depressione, ansia e stati d’animo negativi. In effetti, le situazioni di stress intenso e prolungato che provengono dall’esterno modificano a livello cerebrale l’equilibro del sistema limbico, che agisce a cascata su ipotalamo, ipofisi e surrene aumentando la sintesi di cortisolo e innescando uno stato infiammatorio che porta con sé un corollario di irritabilità e sbalzi d’umore e – proprio attraverso il vago – ha ricadute importanti anche a livello della risposta immunitaria, che diventerà meno efficace».

Già nel 2010 uno studio condotto al dipartimento di psicologia dell’Università del North Carolina e pubblicato su Psychological Science ha messo in luce che un indice alto di tono vagale era un fattore determinante per garantire benessere fisico e psicologico e soprattutto una maggiore resistenza alle malattie. Ecco un altro motivo per cui «è necessario stare il più possibile alla larga dalle relazioni tossiche», raccomanda Cuccia. «Praticare yoga e meditazione, cercare di affrontare la vita in maniera accomodante, non prendere di petto le difficoltà quotidiane, coltivare passioni e amicizie e soprattutto sorridere di più sono comportamenti che non costano nulla ma migliorano il tono vagale. Con benefici che si irradiano in tutto l’organismo».

Prevenire e curare i disturbi del nervo vago: tutti i consigli

L’intervento del fisioterapista si rivela un ottimo supporto sia a titolo preventivo, sia in presenza di una disfunzione vagale. «La visita neurologica è comunque d’obbligo prima di affrontare qualunque approccio riabilitativo», fa notare Gabriele Aimini, dottore in fisioterapia, specialista in terapia manuale e direttore dello studio Altalena Fisioterapia a Milano. E se anche non esistono degli esercizi specifici per trattare il nervo vago o la porzione riferita del tronco encefalico da cui fuoriesce, l’infiammazione del tratto cervicale alto, quello sotto occipitale, è di certo una delle più frequenti concause del disturbo vagale.

  • In situazioni del genere vanno prima di tutto evitate le posture monotone, quelle che si tengono da seduti per molte ore al giorno, per esempio in ufficio o durante lo smart working: per diminuire l’insorgenza di problemi, è quindi necessario muoversi spesso e alzarsi ogni ora per camminare per cinque-dieci minuti.
  • Inoltre, è bene anche cercare di rilassare le tensioni che si possono creare a livello del collo, del capo, del tronco e dei glutei, modificando l’altezza della sedia in modo tale che i piedi si ritrovino a contatto con il pavimento per tutta la loro ampiezza.
  • Indispensabili sono anche gli esercizi di allungamento per la zona delle spalle e delle scapole, ideali per ridurre la staticità del collo: sembra infatti che la diminuzione di mobilità dovuta a traumi cervicali o dorsali – come accade ad esempio con il classico colpo di frusta – possa avere un ruolo di primo piano nello sviluppo di sindromi vagali, innescando uno stato di rigidità e di sofferenza dei tessuti intra articolari e/o nervosi.
  • Su una condizione più complessa è invece consigliabile combinare diversi approcci in base all’intensità del disturbo, che variano dalle tecniche di rilassamento corporeo al trattamento specifico del tratto cervicale o dorsale, allo scopo di attenuare la sofferenza più severa.

Anche lo stress gioca brutti scherzi

Si è anche verificato che le sindromi di irritazione vagale tendono ad accentuarsi a seguito di incidenti che provocano eventi multistress. «Gli stati di tensione, in effetti, influiscono – e non poco – sulla salute del tessuto nervoso», conferma il fisioterapista. «Forti stress emotivi legati ai contesti personali, lavorativi o familiari, alterano la percezione dell’ambiente in cui si vive e hanno un notevole impatto sugli schemi respiratori e muscolari che, nelle persone più sensibili, può provocare una sindrome vagale più o meno intensa. In questi casi la respirazione consapevole profonda, eseguita con respiri lunghi che mobilizzano il torace effettuati in una posizione comoda, può aiutare a rilassare la muscolatura in generale e, in particolare, distende la zona del collo dove si trovano i muscoli scaleni e l’elevatore della scapola, posti in stretta connessione con i tessuti sotto occipitali e, in definitiva, con le fibre del nervo vago.

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