Salute

Antibiotici: effetti collaterali

Le reazioni indesiderate, dall'allergia alla sovrinfezione, che possono essere causate dai farmaci che uccidono i batteri

Gli antibiotici possono causare (come ogni altra molecola) una reazione allergica: «In genere tutto si risolve, almeno la prima volta, con macchie rosse sulla pelle, prurito, diarrea o altre manifestazioni non gravi», spiega Andrea Cossarizza, professore ordinario di patologia generale e immunologia all’Università di Modena e Reggio Emilia.

«Solo raramente la reazione allergica è così forte da mettere a repentaglio la vita del paziente, con edema della glottide e mielosoppressione (blocco dell’attività del midollo osseo). In questi casi è necessario un immediato intervento di personale medico specializzato.

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Di norma, invece, c’è la possibilità di rendersi conto che il farmaco viene mal “tollerato”. E, ovviamente, quel tipo di antibiotico non andrà più utilizzato una seconda o una terza volta, perché la reazione potrebbe diventare via via crescente. Per questo il medico è tenuto a chiedere, quando prescrive un antibiotico, se in passato aveva indotto allergie, anche lievi». Gli antibiotici possono dare anche altri effetti collaterali indesiderati. Ecco alcuni dei problemi che possono essere collegati all’assunzione di antibiotici, che di norma non mettono a rischio il sistema immunitario.

• Sovrinfezione: questi farmaci uccidono i microrganismi cattivi ma, spesso, anche una parte di quelli buoni (presenti in varie zone dell’organismo e utili per il regolare funzionamento del nostro corpo), creando un’alterazione della normale flora batterica che, in alcuni casi, può innescare una candidosi (perché i funghi che provocano questo disturbo si trovano in un ambiente diventato, all’improvviso, per loro più favorevole), oppure diarrea.

• Problemi intestinali: in altri casi, la «scomparsa» di una parte dei batteri buoni dell’intestino può alterare l’assorbimento intestinale (se gli antibiotici vengono usati in modo esagerato), con forme di debilitazione e con problemi nella produzione di alcune sostanze importanti, come la vitamina K o la B12, sintetizzata da quei microrganismi.

• Cardiotossicità: alcuni tipi di antibiotici (fluorochinoloni, macrolidi) possono prolungare il cosiddetto tratto Q-T, cioè possono interferire con la polarizzazione (attività elettrica) delle cellule del cuore, innescando tachicardia. Dovrà essere il medico a valutare attentamente le condizioni del paziente e a decidere poi dosi e tempi adeguati.

• Mielosoppressione: il cloranfenicolo, il cotrimossazolo e altri antibiotici possono provocare, in alcuni pazienti, danni al midollo osseo, riducendo la produzione di globuli rossi e di altre cellule del sangue. Anche in questo caso, il loro uso va attentamente valutato dal medico.

• Ototossicità: l’uso prolungato e ad alte dosi di antibiotici come gli aminoglucosidi è correlato a potenziali danni degli apparati interni delle orecchie, come diminuzione dell’udito, acufeni, vertigini.

• Nefrotossicità: alcuni tipi di antibiotici vengono smaltiti dai reni e, se vengono utilizzati a lungo, possono provocare problemi a questi organi che si estendono al resto dell’organismo. In particolare il cotrimossazolo può innescare, in alcuni pazienti, iperkaliemia, cioè un accumulo di potassio nel sangue.

Paolo Rossi Castelli – OK Salute e benessere

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