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Aneurisma dell’aorta: fattori di rischio e interventi chirurgici

La dilatazione dell’arteria più importante è una condizione che spesso mette a rischio la vita di chi ne soffre. La buona notizia è che la chirurgia endovascolare consente di intervenire anche sui pazienti più anziani

L’aneurisma dell’aorta colpisce in media cinque persone ogni mille e viene definito un killer silenzioso perché nella maggior parte dei casi non provoca sintomi. Spesso viene addirittura scoperto accidentalmente durante esami radiologici prescritti per altri problemi di salute, come una lastra ai polmoni o un’ecografia ai reni.

Aneurisma dell’aorta: quali sono i sintomi?

L’aneurisma più subdolo e sfuggente è quello che interessa il tratto ascendente dell’aorta, che in genere rimane asintomatico fino a quando non si verifica la dissezione (cioè la lacerazione dello strato più interno della parete vascolare) oppure la rottura. L’emergenza in questi casi è evidente, perché causa un forte dolore dietro lo sterno e uno shock dovuto al calo di pressione del sangue, che non arriva a sufficienza ai vari organi provocando ischemia. Se l’aneurisma interessa l’arco aortico e comprime esofago e trachea, allora possono insorgere difficoltà nell’alimentarsi, cambiamenti nel tono di voce o una paralisi del nervo laringeo che muove le corde vocali. Nel caso di aneurisma dell’aorta toracica o addominale, invece, i sintomi sono in genere modesti e difficili da inquadrare senza ulteriori indagini.

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Le dimensioni dell’aorta che devono allarmare

La dilatazione dell’arteria più grande che abbiamo, dovuta al cedimento delle fibre elastiche che ne sostengono le pareti, può portare a un aumento del diametro del vaso pari o superiore al 50 per cento. Per intenderci, il tratto addominale dell’aorta, che fisiologicamente ha un diametro di 2,5-3 centimetri, può arrivare a 10 e perfino 20 centimetri nei casi più eccezionali.

Quali sono i fattori di rischio dell’aneurisma dell’aorta?

I fattori di rischio sono molteplici. Ce li ricorda Enrico Rinaldi, chirurgo vascolare dell’Ospedale San Raffaele di Milano:

  1. Il primo è senza dubbio la predisposizione genetica,
  2. la presenza di casi di aneurisma in famiglia,
  3. l’età avanzata,
  4. il sesso maschile. Gli uomini, infatti, sono colpiti in media tre-quattro volte più delle donne,
  5. le malattie che stressano le pareti dei vasi sanguigni, come l’ipertensione e l’aterosclerosi.

Anche le abitudini di vita hanno un peso non trascurabile, soprattutto la dipendenza dal fumo. «Se n’è occupato un recente studio pubblicato sulla rivista Seminars in Vascular Surgery. I ricercatori hanno dimostrato che la riduzione del tabagismo registrata negli ultimi decenni nella popolazione americana ha ridotto sensibilmente l’incidenza dell’aneurisma dell’aorta agli screening. La percentuale è passata dal 5% del 1991 al 3,4% del 2015», sottolinea Rinaldi.

Controlli dopo i 40 anni

Smettere di fumare, quindi, è sempre una buona idea. Altra raccomandazione, quella di sottoporsi a qualche controllo per tenere d’occhio la propria aorta a partire dai 50 anni. Se si hanno fattori di rischio, meglio cominciare dai 40.

«L’esame più semplice da fare è un ecocolordoppler dell’aorta a livello addominale o delle gambe. È un test non invasivo, perché sfrutta gli ultrasuoni, costa poco e ha una buona attendibilità. Se da questa prima verifica emergono dei campanelli d’allarme, o se il paziente lamenta sintomi riconducibili alla zona del torace dove l’ecografia non può arrivare, allora si passa alla tomografia computerizzata. La cosiddetta Tac con mezzo di contrasto permette di visualizzare al meglio i vasi sanguigni». Roberto Chiesa è primario di chirurgia vascolare dell’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano.

La valutazione del rischio

Scoprire di avere un aneurisma dell’aorta è un po’ come ritrovarsi tra le mani una bomba a orologeria: potrà esplodere? E quando? Prevederlo è un’impresa ai limiti dell’impossibile, perché nessuno ha la sfera di cristallo. il massimo che si può fare è una valutazione del rischio. «Sappiamo che la probabilità di rottura dell’aneurisma va di pari passo con le sue dimensioni. Per esempio, fino a 4-5 centimetri di diametro abbiamo un rischio di rottura pari al 3-4% l’anno. Se ci troviamo di fronte a una dilatazione di 7-8 centimetri il rischio sale al 20 per cento». Le sole dimensioni, però, non bastano. Per fare una corretta valutazione bisogna tenere conto anche della velocità con cui evolve la situazione. «Alcuni aneurismi restano abbastanza stabili nel tempo, altri invece crescono repentinamente. Per questo bisogna monitorarli con esami ravvicinati».

Non si è mai troppo anziani per l’intervento per l’aneurisma

Una chiara indicazione all’intervento chirurgico è la presenza di dolore, spia di una possibile rottura imminente dell’aorta. Per tutti gli altri casi, invece, bisogna valutare il quadro generale del paziente e i fattori di rischio. La buona notizia è che nessuno è troppo anziano per sottoporsi all’operazione salva-vita. «Oggi abbiamo a disposizione diverse tecniche di intervento che possiamo scegliere in base alle condizioni del paziente. Ormai ci permettono di ottenere risultati molto soddisfacenti anche nelle persone che hanno superato gli 80 anni».

La chirurgia «aperta»

La tradizionale chirurgia «aperta», che un tempo era l’unica via percorribile, rappresenta ancora la prima scelta per i pazienti più giovani che non manifestano particolari criticità. L’intervento prevede l’apertura dell’aorta e l’innesto di una protesi che viene cucita al suo interno. Il rischio operatorio è contenuto (intorno all’1,5%) e la ripresa non troppo faticosa.

«Il paziente riprende a camminare due o tre giorni dopo l’intervento. Nel giro di cinque giorni viene avviato alle dimissioni. Nel periodo post-operatorio deve evitare sforzi eccessivi. Una volta scongiurato il rischio di eventi avversi, però, può riprendere una vita normale», spiega Rinaldi.

L’intervento endovascolare

Nei pazienti più problematici (in genere anziani con malattie oncologiche, cardiache o respiratorie) si può optare per l’intervento endovascolare. Questa operazione prevede una piccola incisione dell’arteria femorale da cui si risale con un catetere fino all’aorta. Qui si posizione un’endoprotesi che esclude l’aneurisma dalla circolazione sanguigna ripristinando la corretta morfologia del lume del vaso. In questo caso il rischio operatorio si attesta attorno all’1%, mentre la ripresa è più rapida rispetto alla chirurgia aperta. «Il paziente, però, dovrà sottoporsi a controlli più stringenti nel tempo. Bisogna infatti verificare che non ci siano perdite, cioè che il sangue non riprenda a scorrere nello spazio compreso tra l’endoprotesi e la parete aortica. Il rischio è che la pressione faccia espandere ulteriormente l’aneurisma rendendo necessario un secondo intervento», conclude Chiesa.

Studio Usa: individuato un «interruttore» che potrebbe spegnere la malattia

Una sorta di interruttore genetico potrebbe disinnescare l’aneurisma dell’aorta. Si chiama JMJD3 ed è un gene che favorisce l’infiammazione. I ricercatori dell’Università del Michigan (Stati Uniti) hanno scoperto che risulta «acceso» nei pazienti con aneurisma all’aorta addominale così come nei modelli animali che vengono usati per studiare la malattia. La sua disattivazione nei topi di laboratorio ha bloccato la dilatazione del vaso. Da qui la speranza che in futuro possa diventare il bersaglio di nuovi farmaci in grado di frenare la progressione dell’aneurisma evitandone la rottura.

Le cinque regole di prevenzione

Di fronte a un nemico così subdolo come l’aneurisma dell’aorta non siamo completamente disarmati. Le nostre abitudini quotidiane possono fare la differenza per ridurre il rischio di sviluppare la malattia o almeno per rallentarne la progressione. Sono cinque le regole d’oro per proteggere l’aorta mantenendo le sue pareti resistenti ed elastiche.

  1. Non fumare: manterrai le pareti delle arterie più resistenti ed elastiche e ridurrai i livelli di infiammazione.
  2. Misura la pressione: fai controlli regolari, a casa o con l’aiuto del medico.
  3. Mangia sano: punta sulla dieta mediterranea, evita i grassi e riduci il consumo di sale.
  4. Controlla il colesterolo: dieta e farmaci contribuiscono a tenere le arterie «pulite».
  5. Muoviti: servono almeno 150 minuti di attività fisica moderata alla settimana, basta anche la camminata veloce.

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