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Vietare i cellulari in classe: una buona idea?

Scopri i motivi per cui vietare i cellulari in classe potrebbe migliorare l'apprendimento e ridurre le distrazioni. I pro e i contro

I cellulari sono ormai una presenza costante nella vita quotidiana degli studenti, ma ha senso portarli anche in aula? La circolare del ministro dell’Istruzione Valditara li vieta dal prossimo settembre anche per gli studenti delle scuole superiori e il dibattito è acceso. Ma cosa dicono gli esperti? Quali sono i pro e i contro del divieto? E soprattutto, esistono alternative più efficaci?

Smartphone in classe: quali sono i rischi secondo gli esperti? 

Diversi studi scientifici indicano che l’uso del cellulare a scuola, se non controllato, può compromettere l’apprendimento. Secondo uno studio pubblicato sul Journal of Educational Psychologygli studenti che tengono il cellulare sul banco tendono a distrarsi più facilmente, anche se non lo usano attivamente. Basta una notifica per interrompere il flusso cognitivo.

Ecco i principali rischi identificati:

  • Distrazione costante: anche in modalità silenziosa, il cellulare “richiama” l’attenzione.
  • Diminuzione della memoria a breve termine: passare da un compito all’altro (multitasking) riduce l’efficienza cognitiva.
  • Riduzione della partecipazione attiva: gli studenti più connessi partecipano meno al dialogo in aula.

Vietare i cellulari in classe: cosa fanno gli altri Paesi? Il caso della Francia e del Regno Unito. 

In Francia, dal 2018, i cellulari sono vietati per legge nelle scuole primarie e secondarie inferiori. La norma, pensata per “proteggere la salute mentale” dei ragazzi, ha ispirato il dibattito anche in altri Paesi, inclusa l’Italia.

Nel Regno Unito si è fatto uno studio dopo un anno dall’entrata in vigore del divieto e si è visto che non è sufficiente per migliorare il rendimento.

Cosa dice la ricerca educativa

Uno studio condotto dalla London School of Economics su un campione di scuole britanniche ha evidenziato che il rendimento scolastico migliora quando gli smartphone sono banditi dalle aule, con effetti ancora più marcati tra gli studenti con difficoltà di apprendimento.

Divieto assoluto o uso regolato? Il parere degli psicologi

Molti psicologi scolastici suggeriscono una via intermedianon un divieto totale, ma un uso consapevole e regolato.

Secondo la psicologa dell’educazione Francesca Pazzaglia (Università di Padova), «i ragazzi devono essere educati a usare la tecnologia, non semplicemente privati di essa. Il cellulare può diventare uno strumento didattico, ma va contestualizzato e supervisionato».

Contro il divieto dei cellulari in classe

Fin qui i vantaggi di negare l’uso degli smartphone in classe. Ma ci sono anche dei punti negativi? Sì e sono diversi:

  • rischio di infantilizzare gli studenti
  • perdita di opportunità educative digitali
  • difficoltà nel gestire emergenze reali

Cosa fare allora? Educare, non solo vietare

Molti esperti concordano su un punto fondamentale: vietare i cellulari può essere utile, ma non basta. Serve un’educazione digitale profonda, che insegni a usare la tecnologia in modo etico, utile e consapevole.

Soluzioni possibili:

  • Regolamento condiviso tra scuola, docenti e famiglie
  • Orari precisi per l’uso del cellulare a fini didattici
  • Progetti di educazione civica digitale
  • Formazione degli insegnanti sull’uso pedagogico della tecnologia

Conclusione

Vietare i cellulari in classe può migliorare l’apprendimento e la concentrazione, ma non risolve da solo i problemi legati all’abuso della tecnologia. La chiave sta nell’equilibrio: educare al digitale, promuovere un uso responsabile e coinvolgere tutta la comunità scolastica.

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Francesco Bianco

Giornalista professionista dal 1997, ha lavorato per il sito del Corriere della Sera e di Oggi, ha fatto interviste per Mtv e attualmente conduce un programma di attualità tutte le mattine su Radio LatteMiele, dopo aver trascorso quattro anni nella redazione di Radio 24, la radio del Sole 24 Ore. Nel 2012 ha vinto il premio Cronista dell'Anno dell'Unione Cronisti Italiani per un servizio sulle difficoltà dell'immigrazione. Nel 2017 ha ricevuto il premio Redattore del Gusto per i suoi articoli sull'alimentazione.
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