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Tumori: la risposta è l’immuno-oncologia

Il futuro della lotta al cancro ha un nome, immuno-oncologia: la chiave è il potenziamento della risposta immunitaria del paziente contro il tumore e la speranza è di poter modulare tale reazione in modo che possa fare da scudo a lungo termine e a vari tipi di malattia. Se ne è parlato a Parigi in occasione della conferenza stampa di annuncio del via libera europeo a Yervoy (ipilimumab) sviluppato da Bristol-Myers Squibb (Bms), che bersaglia il melanoma metastatico proprio con questo meccanismo d'azione.

Il futuro della lotta al cancro ha un nome, immuno-oncologia: la chiave è il potenziamento della risposta immunitaria del paziente contro il tumore e la speranza è di poter modulare tale reazione in modo che possa fare da scudo a lungo termine e a vari tipi di malattia. Se ne è parlato a Parigi in occasione della conferenza stampa di annuncio del via libera europeo a Yervoy (ipilimumab) sviluppato da Bristol-Myers Squibb (Bms), che bersaglia il melanoma metastatico proprio con questo meccanismo d’azione.

La decodificazione del genoma umano nel 2003 e i progressi nella ricerca hanno portato all’identificazione di geni, proteine e vie cellulari coinvolti nella crescita delle cellule tumorali, nella loro sopravvivenza e nelle metastasi. Questo ha portato allo sviluppo di agenti target molecolari che individuano in modo specifico alcuni recettori ed enzimi situati sulla superficie o all’interno di queste cellule. In tal modo, i pazienti con alcune anomalie cellulari possono essere identificati e ricevere il trattamento più efficace. Viceversa, alle persone non idonee vengono risparmiate cure non necessarie e relativi effetti collaterali. Questo ha aiutato a definire l’era della medicina personalizzata.

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Con le più recenti immunoterapie si è invece raggiunto l’obiettivo di potenziare la risposta immunitaria dei pazienti. Questo significa che tutti i malati, indipendentemente da anormalità genetiche o metaboliche, possono trarre potenzialmente beneficio dal trattamento perché il target è la loro risposta immunitaria.

«Credo sia stata una scelta logica sviluppare per prima cosa ipilimumab contro il melanoma metastatico – ha detto Alexander Eggermont, direttore generale dell’Institut Gustave Roussy di Parigi – perché si tratta di una malattia in costante crescita e con pochissime opzioni terapeutiche. Ma questo farmaco ha la potenzialità di andare a colpire molti altri tipi di tumore».

«Bms – ha detto Magnus Jaderberg, Chief Medical Officer di Bms Europe – ha iniziato a lavorare nel campo dell’immuno-oncologia a metà degli anni ’90. Nel 2005, ha stretto un’alleanza con Medarex, una piccola compagnia californiana che stava sviluppando ipilimumab, per poi acquisirla insieme ai diritti sul medicinale, nel 2009. Nel 2010, abbiamo presentato all’Asco i dati che indicano il significativo aumento della sopravvivenza nei pazienti con melanoma metastatico non operabile già trattati e nel 2011 anche quelli sui pazienti mai curati prima, che suggeriscono la stessa efficacia del farmaco. Ora siamo impegnati nello studio degli altri possibili utilizzi del prodotto, ad esempio contro il cancro della prostata e del polmone: la prima approvazione europea di ipilimumab è solo l’inizio di una strada lunga e promettente».

Fonte Adnkronos

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