Tecnologia

Indosseresti una tuta che simula gli acciacchi dell’invecchiamento?

Dal MIT arriva AGNES, la tuta che in soli 20 minuti ti fa sentire cosa significa avere 80 anni per comprendere meglio limiti, fragilità ed emozioni delle persone anziane

Come ci si sente a vivere in un corpo di ottant’anni? A muoversi più lentamente, a piegarsi con fatica, a dover chiedere aiuto per un gesto che un tempo sembrava banale? Queste domande hanno spinto i ricercatori del MIT AgeLab (Massachusetts Institute of Technology di Boston) a sviluppare AGNES – Age Gain Now Empathy System, una tuta che permette di sperimentare fisicamente gli effetti dell’invecchiamento. In pochi minuti, un giovane di 30 anni può sentirsi come se ne avesse 50 di più. Un esperimento che unisce biomeccanica, neuroscienze, ergonomia e psicologia e che sta cambiando il modo in cui designer, medici e aziende progettano servizi per una popolazione sempre più anziana.

Il mondo sta invecchiando: i dati globali

Secondo i dati delle Nazioni Unite (World Population Prospects, 2024), nel 2050 una persona su sei nel mondo avrà più di 65 anni. In Italia, l’Istat prevede che entro il 2040 gli over 65 rappresenteranno il 33% della popolazione. Questi numeri pongono un’enorme sfida: non solo sanitaria, ma anche culturale e sociale. Il direttore del MIT AgeLab, Joseph Coughlin, spiega che «la tecnologia non deve solo allungare la vita, ma renderla vivibile». AGNES è nata proprio per questo: far capire che l’invecchiamento non è solo un processo biologico, ma una condizione da progettare con empatia e consapevolezza.

AGNES: come funziona la tuta che simula l’invecchiamento

La tuta AGNES è una combinazione di meccanica e neuroscienze applicate. Pesa complessivamente circa 7–9 chilogrammi e comprende diversi dispositivi che agiscono su articolazioni, sensi e postura. Ogni parte del corpo è coinvolta per simulare oltre 20 effetti tipici dell’invecchiamento:

  • Pesi e resistenze elastiche: applicati su polsi, caviglie e schiena per simulare la perdita di massa muscolare e la rigidità articolare tipica dell’età avanzata.
  • Collare cervicale imbottito: limita la rotazione del collo, riproducendo l’artrosi cervicale o la compressione vertebrale.
  • Guanti con spessore differenziato: riducono la sensibilità tattile, simulando neuropatie periferiche e artrite.
  • Occhiali speciali: alterano la percezione visiva, riproducendo disturbi come la presbiopia, la cataratta o la degenerazione maculare.
  • Tappi auricolari e cuffie: attenuano la percezione sonora, per imitare la perdita dell’udito (presbiacusia).
  • Calzature pesanti e imbottite: destabilizzano l’equilibrio e obbligano a un passo più corto e cauto.

Indossando AGNES, il cervello ricalibra rapidamente la percezione corporea: l’esperienza soggettiva è di stanchezza, impaccio e frustrazione. In un arco di venti minuti, il corpo si comporta come quello di una persona di 75–80 anni.

Dopo l’esperimento si percepiscono gli anziani in maniera diversa

Uno degli aspetti più studiati del progetto AGNES riguarda la risposta empatica. Diversi studi condotti dal MIT AgeLab in collaborazione con la Harvard School of Public Health hanno mostrato che, dopo aver indossato la tuta, l’attività cerebrale nelle aree dell’empatia affettiva (come l’insula e la corteccia cingolata anteriore) aumenta in modo significativo. I partecipanti riferiscono un cambiamento immediato nel modo di percepire le persone anziane:

  • il 73% dichiara di aver modificato la propria idea di “autonomia” dopo l’esperimento;
  • il 68% afferma di aver sviluppato maggiore pazienza nelle interazioni quotidiane;
  • il 56% riconosce di aver compreso quanto sia stressante la perdita di equilibrio o forza muscolare.

Questi dati confermano che l’esperienza fisica dell’invecchiamento, anche se temporanea, potenzia la comprensione cognitiva e affettiva della fragilità.

La tuta che simula l’invecchiamento può servire anche in altri ambiti

AGNES non è solo un esperimento emozionale, ma uno strumento di ricerca applicata. Viene utilizzata da ingegneri, architetti e designer per riprogettare spazi urbani, mezzi pubblici, abitazioni e prodotti di uso quotidiano. Il MIT AgeLab collabora, tra gli altri, con Volvo, Procter & Gamble e Johnson & Johnson, per testare l’usabilità di automobili, confezioni e dispositivi medici da parte di utenti seniori. Uno studio del 2022 pubblicato sul Journal of Applied Ergonomics ha mostrato che dopo aver indossato AGNES, i designer hanno migliorato del 37% l’accessibilità dei prototipi testati da utenti over 70. L’obiettivo è costruire un mondo in cui longevità significhi qualità della vita, non solo durata.

La tuta AGNES usata nel grande schermo

La tuta è diventata famosa anche grazie al documentario Limitless with Chris Hemsworth, prodotto da National Geographic e diretto da Darren Aronofsky. Nel sesto episodio, l’attore australiano indossa una versione personalizzata di AGNES per affrontare la sua “sfida finale”: accettare i limiti del corpo che invecchia. All’inizio, Hemsworth si ribella al peso e alla rigidità della tuta. Poi, giorno dopo giorno, comprende che l’unica via è accettare la vulnerabilità e imparare a chiedere aiuto. Una metafora potente di ciò che AGNES vuole insegnare anche nella ricerca scientifica: la fragilità non è una debolezza, ma una condizione umana universale.

Cosa ci insegna la tuta AGNES che simula l’invecchiamento?

L’invecchiamento non è solo un processo fisiologico, ma anche un cambiamento emotivo e relazionale. Le ricerche condotte dal MIT AgeLab mostrano che l’empatia – sviluppata attraverso esperienze immersive come AGNES – riduce i pregiudizi verso gli anziani, migliora la qualità delle cure e favorisce comportamenti salutari anche tra i più giovani. Infatti, dopo aver partecipato all’esperimento:

  • il 62% dei volontari ha dichiarato di voler aumentare l’attività fisica regolare,
  • il 48% ha affermato di voler prestare maggiore attenzione all’alimentazione e alla postura,
  • molti hanno espresso l’intenzione di mantenere legami sociali come fattore di longevità.

«AGNES non mostra solo cosa accade al corpo che invecchia, ma anche quanto la prevenzione conti per restare attivi e autonomi», sottolinea Taylor Patskanick, ricercatore del MIT AgeLab.

Con l’allungarsi dell’aspettativa di vita, la sfida del futuro non sarà soltanto vivere di più, ma vivere meglio. Esperienze come AGNES ci ricordano che l’età non è una barriera, ma una condizione che richiede ascolto, comprensione e adattamento. Progettare ambienti, tecnologie e servizi con una prospettiva empatica significa promuovere salute pubblica, benessere e dignità per tutti. E forse è proprio questa la più grande lezione che la tuta del MIT ci offre: per capire davvero gli altri, a volte bisogna camminare – anche solo per venti minuti – nei loro panni.

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Simona Cortopassi

Classe 1980, è una giornalista iscritta all’Ordine regionale della Lombardia. Toscana d’origine, vive a Milano e collabora per testate nazionali, cartacee e web, scrivendo in particolare di salute e alimentazione. Ha un blog dedicato al mondo del sonno (www.thegoodnighter.com) che ha il fine di portare consapevolezza sull’insonnia.
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