Nuove terapie per i tumori del sangue arrivano dal congresso europeo di ematologia, che si è svolto recentemente a Milano. Sono state presentate diverse novità terapeutiche relative ai tumori del sangue, in particolare per la cura del mieloma multiplo e la leucemia linfatica cronica.
La ricerca scientifica sta facendo enormi passi avanti nella cura del mieloma grazie alle nuove terapie, come l’anticorpo monoclonale daratumumab, che ha determinato tassi di negatività della malattia profondi e prolungati e un miglioramento della sopravvivenza libera da progressione a lungo termine.
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Nuove terapie per i tumori del sangue e qualità della vita
«Il mieloma è una malattia complessa per la quale esistono tuttora esigenze terapeutiche insoddisfatte. Negli ultimi anni le nuove terapie hanno migliorato significativamente la sopravvivenza e la qualità di vita dei pazienti» spiega Benedetto Bruno, Direttore Ematologia all’AOU Città della Salute e della Scienza di Torino e Professore di Ematologia all’Università di Torino.
«Inoltre, la disponibilità di questi nuovi farmaci ha cambiato l’approccio terapeutico. Lo ha reso più personalizzato e ha permesso ai medici di orientare la scelta terapeutica per ogni paziente. L’opzione ora non si basa solo sull’efficacia, ma anche della tollerabilità e della modalità di somministrazione. L’esempio sono le formulazioni sottocutanee di terapie quali daratumumab e gli anticorpi bispecifici».
I progressi nelle leucemie
Oltre al mieloma multiplo, al congresso europeo sono stati presentati anche dati che confermano l’efficacia e la sicurezza prolungate del trattamento a durata fissa con una terapia a base di ibrutinib più venetoclax in pazienti con leucemia linfatica cronica, che assicura un lungo periodo libero da progressione della malattia.
«L’associazione ibrutinib più venetoclax migliora gli standard di trattamento per questo tumore del sangue. Questo consente di ottenere elevate percentuali di pazienti con malattia minima residua non misurabile, un lungo periodo libero da progressione e un ritardo nel tempo alla terapia successiva» conferma Marta Coscia, Direttrice Ematologia all’ASST dei Sette Laghi di Varese Professore di Ematologia all’Università degli Studi dell’Insubria.
«I dati a lungo termine confermano anche l’ottima tollerabilità dell’associazione in questa categoria di pazienti. Ricordiamo, inoltre, che si tratta di un trattamento completamente orale, senza chemioterapia. Questo permette di non dover ricorrere a ricoveri o infusioni endovenose, migliorando così la gestione della terapia per il paziente, per suoi caregiver e per il centro di cura».