
Casi di Covid in aumento e ancora una volta la Lombardia sembra essere la regione più colpita. Secondo l’ultimo report del Ministero della Salute, in una settimana sono stati registrati 2.824 nuovi contagi in Italia, di cui un migliaio proprio in Lombardia con un forte incremento rispetto ai sette giorni precedenti. I numeri appaiono bassi, ma gli esperti sottolineano che dobbiamo guardare la tendenza e non la cifra in sé, perché ormai la maggior parte delle persone non esegue i tamponi, che restano l’unico metodo efficace per distinguere l’influenza da Covid.
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Quanto dobbiamo preoccuparci per la nuova variante di Covid?
Gli esperti invitano alla calma: non si parla di allarme, ma di attenzione consapevole. L’aumento dei casi è spiegabile con diversi fattori, tra cui il ritorno dalle vacanze, la ripresa delle scuole e il progressivo calo dell’immunità nella popolazione. La variante Stratus, al momento, non sembra più aggressiva delle altre sottovarianti di Omicron.
Secondo l’OMS, Stratus rientra tra le varianti “under monitoring”, cioè sotto osservazione. Il rischio sanitario è considerato basso, ma il suo impatto sulla curva dei contagi è già evidente.
Origine e caratteristiche della variante Stratus
La variante Stratus è stata identificata per la prima volta negli Stati Uniti, diffondendosi rapidamente in Europa fino a diventare prevalente in Paesi come Italia, Francia e Grecia. È il risultato della ricombinazione genetica tra due lignaggi discendenti di Omicron, LF.7 e LP.8.1.2: quando due mutazioni infettano lo stesso individuo, il virus può combinare parti del suo materiale genetico dando origine a una nuova sottovariante.
La particolarità di Stratus riguarda alcune mutazioni della proteina Spike, che le conferiscono una maggiore trasmissibilità e una parziale evasione immunitaria. Non è quindi più pericolosa, ma più abile a diffondersi nella popolazione.
Sintomi della variante Stratus
Dal punto di vista clinico, la variante Stratus presenta sintomi molto simili a quelli delle altre sottovarianti di Omicron. I più comuni sono:
- febbre lieve o moderata,
- mal di gola,
- raucedine,
- tosse secca,
- congestione nasale,
- stanchezza e dolori muscolari o articolari.
- In alcuni casi, seppur meno frequenti, si riscontra ancora la perdita temporanea di gusto e olfatto, sintomo caratteristico delle prime ondate della pandemia.
Nei soggetti sani e giovani, l’infezione tende a risolversi spontaneamente. Tuttavia, negli anziani, nei pazienti con patologie croniche o immunodepressi, il rischio di complicanze rimane maggiore: per questo è importante un monitoraggio precoce dei sintomi e il consulto medico nei primi giorni della malattia.
Cosa fare se il tampone è positivo
Dal punto di vista normativo, le regole sono cambiate. Con la circolare del Ministero della Salute dell’11 agosto 2023, non esistono più obblighi di isolamento per chi risulta positivo al Covid-19, sia con tampone antigenico che molecolare.
Rimangono però alcune raccomandazioni di buonsenso:
- restare a casa finché i sintomi sono presenti,
- indossare la mascherina FFP2 in presenza di altre persone,
- evitare luoghi affollati,
- ridurre i contatti con soggetti fragili, anziani e donne in gravidanza.
Chi entra in contatto con un positivo non è soggetto ad alcuna restrizione, ma deve monitorare l’eventuale comparsa di sintomi. In caso di febbre, tosse o mal di gola, è consigliato effettuare subito un tampone e rivolgersi al medico se si appartiene a una categoria a rischio.
Vaccini aggiornati e prevenzione
La vaccinazione resta la strategia più indicata per ridurre complicanze e ricoveri. Per la stagione 2025-2026, l’EMA ha già raccomandato l’aggiornamento dei vaccini, calibrati anche sulla variante Stratus.
In Italia, le attuali indicazioni ricalcano quelle della campagna vaccinale 2024-2025: il vaccino anti-Covid è raccomandato per:
- over 60,
- persone con altre malattie,
- ospiti delle RSA,
- operatori sanitari,
- donne in gravidanza.
È inoltre consigliata la co-somministrazione con il vaccino antinfluenzale, utile per semplificare l’organizzazione e aumentare la copertura.
Non è previsto alcun obbligo vaccinale: la scelta resta individuale, ma rappresenta una forma di protezione importante in vista dei mesi autunnali e invernali, quando la circolazione di virus respiratori tende naturalmente a crescere.