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Carolina Orsi: «Il sonno è il mio colpo vincente»

Una delle protagoniste più affermate del padel italiano e internazionale ci racconta come dietro ogni vittoria ci sia un equilibrio delicato fatto di allenamenti, viaggi, recupero fisico e attenzione al benessere mentale

Carolina Orsi è oggi una delle protagoniste più affermate del padel italiano e internazionale. Classe 1990, romana di nascita e madrilena d’adozione, ha iniziato la sua carriera sportiva dopo un percorso accademico e professionale già avviato, dimostrando come passione, disciplina e coraggio possano cambiare la traiettoria di una vita. In pochi anni ha scalato le classifiche mondiali con grinta e intelligenza tattica, affermandosi tra le migliori giocatrici del circuito. Dietro ogni vittoria, però, c’è un equilibrio delicato fatto di allenamenti, viaggi, attenzione al benessere mentale e al sonno.

In questo articolo

1. Carolina, il padel ti porta a viaggiare in continuazione, tra tornei e allenamenti intensi. Come riesci a mantenere un equilibrio nel sonno quando cambi fuso orario, letto e città ogni settimana? 

«Ammetto che non è facile gestire il sonno con tutti questi cambiamenti di fuso orario, clima e ritmi. Dormire in modo irregolare rende complicato mantenere anche un’alimentazione equilibrata. Appena arrivo in una nuova città, cerco subito di adattarmi ai nuovi orari: se sono le 4 del pomeriggio, evito di mangiare o andare a dormire, anche se il corpo è stanco. Mi aiuto assumendo la melatonina per favorire il sonno e recuperare le energie più rapidamente».

2. Prima di una partita importante, l’adrenalina e l’emozione possono giocare brutti scherzi. Riesci comunque a dormire bene la notte prima del match o hai imparato a convivere con un sonno più leggero in quei momenti?

«In realtà, è più facile che io faccia fatica a dormire dopo una partita molto intensa, piuttosto che prima. L’adrenalina resta alta, anche se sono stanca, e spesso ripenso a ogni fase della partita. Se ho perso, mi interrogo su cosa avrei potuto fare diversamente. È un momento difficile in cui il corpo è esausto, ma la mente è ancora in campo».

3. Nella tua giornata da professionista, tra allenamenti, trasferte e interviste, trovi mai spazio per un riposino rigenerante?

«Non ho l’abitudine di fare il classico pisolino, anche se può capitare, quando sono particolarmente stanca o gioco a orari insoliti, di provare a dormire 20-30 minuti. Mai di più, perché altrimenti rischio di sentirmi più confusa che riposata. Dopo pranzo, se posso, preferisco rilassarmi senza addormentarmi completamente, per recuperare le energie».

4. Hai più di 30 anni, e sei in una fase della carriera in cui la gestione del recupero è forse ancora più cruciale che a vent’anni. Come hai imparato ad ascoltare il tuo corpo?

«Spengo 34 candeline a luglio, e sì, i tempi di recupero non sono più quelli di una volta! Ma ho un fisico forte, mi piace allenarmi e odio sentirmi fuori forma. È normale sentire qualche dolore, ma con il giusto allenamento i rischi di infortuni si riducono. Rispetto al passato ascolto molto di più il mio corpo: se non mi sento al top, valuto con il mio team se sia il caso di giocare o allenarmi. Ogni decisione è condivisa con fisioterapista, nutrizionista e coach».

5. Molti sportivi parlano del sonno come di un vero “allenamento invisibile”. Cosa significa per te dormire bene?

«È esattamente così: il sonno è il mio “allenamento invisibile”. Dormire bene significa avere energia, serenità e lucidità. Quando riposo bene, le mie performance migliorano sia fisicamente che mentalmente. È una rigenerazione totale, necessaria».

6. In campo la concentrazione è tutto. Come la gestisci nei momenti di pressione?

«La concentrazione è sempre stata il mio punto debole. Mi distraggo facilmente, ma ci sto lavorando tanto, anche con l’aiuto della mia psicologa. Abbiamo creato un piccolo rituale di pochi secondi che posso ripetere anche in campo per ritrovare il focus. La meditazione mi aiuta molto: faccio esercizi di respirazione guidata, uso app e audio specifici. Cerco di essere costante perché mi dà un enorme beneficio, dentro e fuori dal campo».

7. Ti sei trasferita a Madrid per vivere il padel in un ambiente più competitivo. Quanto conta per te la qualità della vita fuori dal campo?

«Conta tantissimo. Adoro allenarmi, ma ho bisogno anche dei miei spazi e delle mie passioni. Amo leggere, sono appassionata di cinema e serie TV, anche se il tempo scarseggia. Quando torno a Roma, tutto ciò che desidero è stare con la mia famiglia e gli amici. Ho vissuto lì quasi trent’anni e le mie radici sono ancora forti».

8. Come è cambiato il tuo rapporto con il cibo da quando sei atleta professionista?

«Sono una vera buongustaia! Mi piace esplorare la cucina dei Paesi che visito, ma resto fedele a quella italiana. Con l’aiuto della nutrizionista, ho modificato molto la mia dieta: meno pasta, più proteine. Le uova sono il mio piatto preferito, potrei mangiarle a ogni pasto. A colazione, ho introdotto l’avocado con pane tostato e tacchino, abbandonando le cose dolci. Per gli spuntini, opto per la frutta secca: comoda, sana ed efficace».

9. Hai iniziato il padel relativamente tardi. Questa maturità ha influenzato il tuo approccio alla disciplina quotidiana?

«Sì, ho iniziato tardi perché il padel in Italia è arrivato da poco. In Spagna o in Argentina i giocatori iniziano da bambini. Io ho un background nel tennis e questo mi ha aiutata. Quando ho cominciato a giocare a padel, avevo già una certa maturità e questo è stato un vantaggio: sono entrata nel circuito con maggiore consapevolezza».

10. Che consiglio daresti a chi pratica sport a livello amatoriale?

«Non sottovalutate mai il valore del sonno. È il momento in cui corpo e mente si rigenerano. Anche solo 15 o 20 minuti possono fare la differenza. Create piccoli rituali serali, come spegnere il telefono prima di dormire, leggere o ascoltare musica rilassante. Aiuta tantissimo».

11. C’è un posto dove ti senti davvero “a casa”?

«Sì, ne ho due: Roma e Madrid. A Roma ci sono le mie radici, la mia famiglia, gli amici di una vita. A Madrid vivo oggi, mi alleno, sto costruendo la mia carriera. In entrambe riesco a rilassarmi, a dedicarmi alle piccole cose che mi fanno stare bene, come fare la spesa o dormire nel mio letto».

12. Ti capita mai di sognare di dormire… nel tuo letto, magari dopo settimane di hotel e voli?

«Sogno spesso, anche se non sempre ricordo cosa. Però no, non mi è mai capitato di sognare di dormire! Succede invece che, svegliandomi in hotel dopo tanti viaggi, per qualche secondo non abbia idea di dove mi trovi. È una sensazione strana, ma ormai ci ho fatto l’abitudine».

 

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Simona Cortopassi

Classe 1980, è una giornalista iscritta all’Ordine regionale della Lombardia. Toscana d’origine, vive a Milano e collabora per testate nazionali, cartacee e web, scrivendo in particolare di salute e alimentazione. Ha un blog dedicato al mondo del sonno (www.thegoodnighter.com) che ha il fine di portare consapevolezza sull’insonnia.
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