Per la BPCO sono in arrivo nuove terapie, come è stato confermato al Congresso europeo sulle malattie respiratorie. Questa patologia si presenta tipicamente nei pazienti di età superiore ai 40 anni e prevalentemente nei fumatori o negli ex fumatori e il declino della funzionalità polmonare è una caratteristica clinica chiave. Anche le riacutizzazioni, cioè eventi acuti di peggioramento dei sintomi respiratori, sono caratteristiche cliniche importanti e influenzano i pazienti in tutti i gradi di severità della malattia.
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BPCO: la triplice terapia e l’anticorpo monoclonale mepolizumab migliorano il quadro clinico e riducono le ospedalizzazioni
Per la BPCO oggi sono disponibili terapie basate su tre farmaci in associazione e nuovi dati, provenienti dallo studio Matinee, confermano che l’utilizzo dell’anticorpo monoclonale mepolizumab può determinare un miglioramento clinicamente significativo della malattia. Grazie alle nuove terapie, oggi è possibile non soltanto ridurre le riacutizzazioni, ma anche intervenire su altri aspetti, per mantenere nel tempo una condizione di stabilità clinica che consenta di “rallentare” anche per mesi il danno delle vie respiratorie. Questo obiettivo si traduce in un azzeramento delle riacutizzazioni senza avere un peggioramento della qualità di vita e dei sintomi.
«Oggi la stabilizzazione della malattia nelle persone con BPCO può rappresentare un obiettivo terapeutico realistico» conferma Fulvio Braido, Direttore della Clinica Malattie Respiratorie e Allergologia all’Ospedale Policlinico IRCCS San Martino di Genova. «Gli studi dicono che la triplice terapia può modificare profondamente il quadro, rispetto alla duplice, con sostanziale rallentamento dell’evoluzione negativa più significativo e quindi potenziale miglior prognosi per il malato. Per i pazienti, significa vivere meglio e più a lungo, riducendo le ospedalizzazioni, affrontando con maggiore serenità le attività quotidiane e beneficiando di percorsi terapeutici più lineari. Insomma: parlare di stabilità nella BPCO significa offrire ai pazienti una prospettiva nuova e positiva. Non è solo limitarsi a gestire il peggioramento, ma puntare a un equilibrio duraturo che consenta di guardare al futuro con più fiducia».