Disabili

Le vertigini dello stare in piedi

Chissà se è stata l'emozione o il repentino abbassamento di pressione a farmi venire le vertigini. E già. Chissà. Questo incipit mi ricorda una canzone di Vasco. Sta di fatto che sabato, prima di fare una capatina ad areaZelig dove si esibiva un grande Claudio Lauretta - che vi consiglio di vedere - sono andato da un amico artista (segue le orme del padre). In casa ha uno standing, uno strano apparecchio che assomiglia a una gabbia, che mi permette di stare in piedi. A parte un paio di volte, quasi per gioco, non l'avevo mai usato in precedenza, ma ora rappresenta un buon strumento di allenamento in vista dell'avventura chiamata Rewalk (leggi i post precedenti).

Sta di fatto che sabato, prima di fare una capatina ad areaZelig dove si esibiva un grande Claudio Lauretta – che vi consiglio di vedere – sono andato da un amico artista (segue le orme del padre). In casa ha uno standing, uno strano apparecchio che assomiglia a una gabbia, che mi permette di stare in piedi. A parte un paio di volte, quasi per gioco, non l’avevo mai usato in precedenza, ma ora rappresenta un buon strumento di allenamento in vista dell’avventura chiamata Rewalk (leggi i post precedenti).

Immaginatevi lo standing come una gabbia per le gambe che blocca le ginocchia e il sedere e permette di ergersi in piedi. Pochi movimenti e torno a vedere il mondo dal mio metro e 85 centimetri. È così buffo guardarsi le punte dei piedi e pensare “che ci fanno così lontane laggiù?”… non mi ricordavo più la sensazione vivere in piedi.

Gruppo San Donato

È così emozionante finalmente poter abbracciare mia moglie. C’è stato un momento in cui lei era più bianca di me in volto. Io per la variazione di pressione e lei per l’emozione. La possibilità di guardarsi negli occhi. E poi ancora il tendersi dei muscoli addominali per troppo tempo schiacciati dalla posizione seduta. Così come i polmoni che quasi faticano a tornare a potersi riempire completamente (i primi minuti ho quasi avuto la sensazione di rimanere senza fiato).

E nella testa tanti pensieri e ricordi che si mescolano vorticosamente con la doverosa attenzione al mio corpo, al primo segnale di cedimento (non potevo mica svenire intrappolato in quella gabbia), a studiare il nuovo disequilibrio in vista della prova Rewalk quando non ci sarà nessuna imbragatura. E poi la distrazione: che bella mia moglie vista dall’alto. Ecco la vera vertigine!

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