
L’alimentazione non è più soltanto uno strumento di prevenzione, ma può diventare un vero alleato terapeutico di precisione contro il cancro. Alcune molecole contenute negli alimenti, infatti, sono in grado di agire come interruttori biologici sul sistema immunitario, potenziando la risposta ai trattamenti oncologici più innovativi, in particolare l’immunoterapia.
A fare il punto sulle evidenze scientifiche più recenti sono stati gli esperti riuniti a Napoli in occasione della XVI edizione del Melanoma Bridge e della XI edizione dell’Immunotherapy Bridge, due congressi internazionali dedicati alle nuove frontiere dell’immunoterapia. Tra i protagonisti anche cibi tipicamente associati alle festività, come olio d’oliva, frutta secca, fichi secchi, miele e latticini da animali al pascolo, sempre da consumare con moderazione e all’interno di strategie mirate.
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Cibi anti cancro: dalla dieta ai “booster” dell’immunoterapia
«Per decenni il rapporto tra alimentazione e cancro è stato raccontato quasi esclusivamente in termini di divieti», spiega Paolo Ascierto, professore ordinario di Oncologia all’Università Federico II di Napoli e presidente della Fondazione Melanoma Onlus. «Oggi, invece, un numero crescente di studi dimostra che nel cibo possono essere presenti sostanze capaci di potenziare l’efficacia dell’immunoterapia».
Non si tratta di “diete anticancro” fai-da-te, ma di nutrizione di precisione, basata su meccanismi biologici ben definiti e su evidenze sperimentali.
Olio d’oliva e grassi “buoni”: quando la qualità fa la differenza
Uno studio pubblicato su Signal Transduction and Targeted Therapy ha dimostrato che la qualità dei grassi assunti con la dieta può influenzare direttamente l’immunità antitumorale. I ricercatori dell’Università di Hong Kong hanno osservato che l’acido oleico, tipico dell’olio extravergine d’oliva e presente anche in avocado e frutta secca, è in grado di ripristinare la funzionalità delle cellule gamma-delta T, fondamentali nella risposta contro il tumore.
«Queste cellule – spiega Ascierto – vengono “spente” dall’eccesso di grassi saturi, come l’acido palmitico, abbondante in alimenti ultra-processati e carni grasse. L’acido oleico, al contrario, le riattiva, rendendole più efficaci nel riconoscere e attaccare le cellule tumorali».
Cibi anti cancro: il fruttosio da zucchero “nemico” a possibile alleato mirato
Ancora più sorprendente è il ruolo del fruttosio, a lungo considerato esclusivamente un fattore di rischio. Uno studio pubblicato su Cell Metabolism da un gruppo di ricerca di Shanghai ha mostrato che, in specifiche condizioni, una dieta contenente fruttosio può rafforzare la risposta immunitaria antitumorale, riducendo progressione e letalità del cancro.
Il fruttosio, presente naturalmente in alimenti come fichi secchi e datteri, favorisce l’attivazione dei linfociti T CD8+, le cellule “killer” del sistema immunitario, attraverso un aumento della leptina, l’ormone che regola la sazietà.
«Questo non significa mangiare più zuccheri per curare il cancro – chiarisce Ascierto -. Il fruttosio potrebbe essere utilizzato in modo mirato, all’interno di strategie nutrizionali controllate». Non a caso, il gruppo del professore è coinvolto in un progetto AIRC che studia come migliorare la risposta all’immunoterapia nel melanoma modulando il microbiota intestinale con dieta mediterranea, fibre e fruttosio selezionato.
Carne e latticini da pascolo: il ruolo inatteso dell’acido trans-vaccenico
Tra i nutrienti sotto osservazione c’è anche l’acido trans-vaccenico (TVA), presente nella carne e nei latticini provenienti da animali allevati al pascolo. Uno studio dell’Università di Chicago ha dimostrato che il TVA può rafforzare la risposta immunitaria contro il cancro, migliorando anche l’efficacia dell’immunoterapia e delle terapie CAR-T.
«Il TVA agisce su due fronti – spiega Ascierto –: blocca un recettore associato a grassi dannosi e attiva un percorso cellulare che favorisce la sopravvivenza e la differenziazione delle cellule immunitarie». I pazienti con livelli più alti di TVA nel sangue hanno mostrato risposte cliniche migliori.
Il messaggio, però, resta prudente: «Non è un invito ad aumentare il consumo di carne rossa, ma a valutare il TVA come possibile supplemento nutrizionale mirato».
Verso una “dieta da combattimento” personalizzata
Le evidenze su grassi, zuccheri e specifiche molecole dimostrano che il rapporto tra alimentazione e sistema immunitario è complesso e altamente regolato. La ricerca oncologica sta andando verso la definizione di diete personalizzate, costruite sulle caratteristiche biologiche del paziente e integrate con le terapie.
«L’obiettivo finale – conclude Ascierto – è trasformare il cibo in una vera medicina di precisione, capace di affiancare l’immunoterapia e ampliare le possibilità di cura per i pazienti oncologici».
Un cambio di paradigma che non promette scorciatoie, ma apre nuove strade scientifiche in cui nutrizione e oncologia lavorano insieme.




