
Tra pentole bollenti e padelle roventi, le cucine natalizie diventano un campo minato. E fuori, tra piste di pattinaggio e cadute sul ghiaccio, il freddo può causare ustioni da gelo. Come si riconoscono le bruciature più serie? Quando è necessario rivolgersi allo specialista? E quali sono i rimedi più efficaci? Ne abbiamo parlato con Santo Raffaele Mercuri, primario di Dermatologia presso l’Irccs San Raffaele di Milano e professore associato di malattie cutanee all’Università Vita-Salute San Raffaele
In questo articolo
Professore, quali sono le bruciature più comuni che si verificano nelle cucine durante le feste?
In cucina, soprattutto durante le feste, le bruciature più comuni sono quelle da liquidi o vapori bollenti: acqua della pasta, brodi, sughi, olio caldo, vapore quando si solleva il coperchio, e il contatto con teglie, griglie e sportelli del forno roventi. A livello epidemiologico sappiamo che la maggior parte delle ustioni domestiche, anche in Italia, è legata proprio a liquidi caldi e alla preparazione dei pasti, spesso in ambiente affollato e con poca attenzione.
Come si distingue una bruciatura superficiale da una più seria che richiede attenzione medica?
Per capire se è superficiale o più seria guardiamo tre cose: colore, presenza di bolle e dolore. Una bruciatura superficiale di primo grado dà solo arrossamento, lieve gonfiore e bruciore, la pelle è integra, molto dolorante al tatto ma senza vesciche: guarisce in pochi giorni senza cicatrici.
Se compaiono bolle piene di liquido e l’area è rosso vivo e molto dolorosa, parliamo già di ustione di secondo grado: se la zona è piccola si può gestire dopo un corretto raffreddamento, ma se le bolle sono estese, multiple o in sedi delicate è da far vedere. Quando invece la pelle appare bianca, cerosa o marrone nera, secca, dura e quasi non fa male, quella è un’ustione profonda, sempre da pronto soccorso.
Quali errori si commettono più spesso nel primo soccorso casalingo?
Gli errori di primo soccorso casalingo purtroppo sono sempre gli stessi.
- Il primo è non raffreddare subito la zona con acqua corrente fresca per un tempo sufficiente: le linee guida indicano almeno 15-20 minuti di acqua di rubinetto non ghiacciata, perché il calore continua a “lavorare” nei tessuti anche dopo che ci si è allontanati dalla fonte.
- Secondo errore classico: usare il ghiaccio o sacchetti ghiacciati direttamente sulla pelle. Il ghiaccio può provocare un danno da freddo aggiuntivo, come una piccola ustione da gelo, e peggiorare la lesione. Per questo le raccomandazioni ufficiali dicono chiaramente: acqua fresca sì, ghiaccio no.
- Terzo errore: “rimedi della nonna” come burro, olio, dentifricio, albume, farine. Sono prodotti che
trattengono il calore, non sono sterili e aumentano il rischio di infezione, tanto che molte linee
guida li sconsigliano esplicitamente. - Altri errori frequenti sono: strappare via vestiti incollati alla pelle invece di tagliare intorno, rompere
le bolle da soli, usare disinfettanti aggressivi su superfici estese e, all’opposto, sottovalutare ustioni
estese o in sedi delicate e non chiamare il numero di emergenza quando servirebbe.
Le ustioni da gelo sono meno conosciute: come si manifestano e quali sintomi devono preoccupare?
Le ustioni da gelo, che tecnicamente chiamiamo congelamento, sono meno conosciute ma in montagna e all’aperto in inverno sono tutt’altro che rare. I primi segnali sono freddo intenso e dolore nella zona esposta, di solito dita di mani e piedi, naso, orecchie, guance. La pelle diventa prima arrossata, poi sempre più pallida fino al bianco, fredda, dura, con formicolii e intorpidimento. Se non si interviene, la parte perde sensibilità, può assumere un colore bianco-bluastro o grigiastro, diventare rigida come cera e, dopo il riscaldamento, gonfiarsi e formare vesciche, talvolta piene di sangue. Nei casi gravi la pelle diventa viola o nera: è un segno di necrosi del
tessuto.
I sintomi che devono preoccupare e far recare subito in pronto soccorso o chiamare il 112 sono:
- dolore e torpore che non migliorano mentre si riscalda la parte,
- vesciche, soprattutto scure,
- colore violaceo o nero,
- difficoltà a muovere le dita,
- oppure segni generali di ipotermia come confusione,
sonnolenza, respiro lento.
Ed è vero: il freddo intenso può dare danni molto simili alle ustioni da calore. Il congelamento è considerato una “lesione termica da freddo”, con meccanismi di danno cellulare e circolatorio che ricordano le ustioni profonde. Non a caso la gravità si classifica per “gradi”, proprio come per le ustioni da calore.
In quali casi è indispensabile consultare subito un dermatologo o recarsi al pronto soccorso?
Direi tre situazioni, sia per il caldo sia per il freddo.
- La prima: gravità o sede a rischio. Bisogna andare in pronto soccorso o chiamare il 112 se l’ustione è profonda, la pelle appare bianca, marrone o nera, se sono visibili tessuti sottostanti, oppure se l’area è più grande del palmo della mano, se è circonferenziale attorno a un arto, o se coinvolge volto, mani, piedi, genitali o grandi articolazioni. Questo vale anche per le ustioni chimiche ed elettriche e, per prudenza, per tutte le ustioni nei bambini.
- La seconda: sintomi generali. Se alla bruciatura si associano difficoltà a respirare, voce rauca, tosse dopo esposizione a fumo o vapori, battito irregolare, forte malessere, febbre o segni di shock, si tratta di emergenza medica.
- La terza riguarda il freddo: in caso di sospetto congelamento bisogna ricorrere ai soccorsi se, durante il riscaldamento, persiste torpore o dolore intenso, compaiono vesciche, soprattutto emorragiche, o se la pelle diventa grigio-nera, oppure se ci sono segni di ipotermia (brividi che scompaiono, confusione, sonnolenza).
Il dermatologo entra in gioco in una fase subito successiva, quando la fase acuta è stabilizzata: ustioni lievi che non guariscono in 7-10 giorni, ferite che si infettano, cicatrici che diventano dure, rilevate o antiestetiche, o esiti in zone “sensibili” come volto e mani. In questi casi possiamo impostare medicazioni avanzate, terapie per ridurre il rischio di cicatrici visibili e, se necessario, trattamenti laser o infiltrativi più mirati.
Ci sono situazioni in cui una bruciatura apparentemente lieve può nascondere complicazioni?
Sì, succede più spesso di quanto si pensi. Alcune ustioni sembrano piccole e “banali”, ma in realtà sono a rischio. I casi da tenere sott’occhio sono:
- se il punto bruciato è su volto, mani, piedi, genitali o su una grande articolazione (polso, gomito, ginocchio, caviglia), anche una zona piccola merita sempre una valutazione medica, perché lì la pelle è più delicata e il rischio di esiti funzionali ed estetici è maggiore;
- le ustioni elettriche possono avere un forellino d’ingresso quasi invisibile, ma danni profondi ai tessuti e al sistema cardiaco;
- le ustioni chimiche, da detersivi forti, sgrassatori, acidi o basi, possono inizialmente dare poco fastidio e poi “scavare” in profondità nelle ore successive;
- nei bambini piccoli, negli anziani, nei diabetici o in chi ha problemi alla circolazione o al sistema
immunitario, anche una bruciatura che sembra superficiale può infettarsi facilmente o guarire male. - Un altro elemento da non sottovalutare è l’evoluzione: se dopo 24 ore la zona diventa più dolorosa,
compaiono bolle, l’arrossamento si allarga o la pelle inizia a sbiancare al centro, quella bruciatura
“lieve” può essere in realtà più profonda di quanto sembrasse all’inizio e va fatta vedere.
Quali sono i rimedi più efficaci per le bruciature lievi da calore? E per le ustioni da gelo, quali sono le prime azioni da compiere?
Per le bruciature lievi da calore, il primo rimedio, confermato da tutte le linee guida, è uno solo: acqua corrente fresca. Bisogna mettere subito la zona ustionata sotto acqua di rubinetto fresca, non ghiacciata, per almeno 15-20 minuti. Questo abbassa la temperatura dei tessuti, limita il danno in profondità e riduce dolore e gonfiore.
È importante rimuovere anelli, bracciali, orologi vicino alla zona prima che si gonfi, asciugare delicatamente e coprire eventualmente con una garza sterile non aderente. Vietati ghiaccio, impacchi ghiacciati, burro, olio, dentifricio e simili: non raffreddano in profondità, possono peggiorare il danno e aumentano il rischio di infezione. Le piccole ustioni di primo grado, con solo arrossamento e pelle integra, dopo il raffreddamento possono essere aiutate con una crema idratante lenitiva su cute intatta, ma se compaiono bolle o la zona è estesa è meglio farla vedere.
Per le ustioni da gelo, le prime azioni sono quasi lo specchio, ma al contrario: portare subito la persona in un ambiente riparato dal freddo e dal vento; togliere indumenti bagnati, scarpe strette, anelli o bracciali; iniziare un riscaldamento graduale.
Se non c’è rischio che la parte si raffreddi di nuovo, si può usare un bagno di acqua tiepida tra 37 e 39 gradi, verificata con una mano sana, finché la parte non torna morbida e rosata. Mai acqua troppo calda, mai stufe, caminetti o borse dell’acqua bollente direttamente sulla zona. E soprattutto non strofinare, non massaggiare la parte congelata, perché il tessuto è fragile e si rischia di romperlo meccanicamente. Se durante il riscaldamento il dolore è intenso, compaiono vesciche o la pelle assume un colore violaceo o nero, è il caso di rivolgersi subito al pronto soccorso.
Quali terapie dermatologiche moderne si usano oggi per favorire la guarigione e ridurre cicatrici?
Oggi, rispetto a qualche decennio fa, abbiamo molte più armi per aiutare la pelle ustionata a guarire meglio e con meno cicatrici. Per le ustioni superficiali e intermedie si utilizzano medicazioni avanzate che mantengono il fondo della ferita umido ma non macerato, proteggono dai traumi esterni e riducono il rischio di infezione: schiume in poliuretano, idrocolloidi, idrogel, medicazioni siliconate o con rete non aderente. Questo tipo di gestione, se fatto correttamente, facilita una riepitelizzazione più rapida e pulita. Quando la ferita è chiusa, il lavoro si sposta sulla prevenzione e sul trattamento delle cicatrici ipertrofiche e dei cheloidi. I capisaldi moderni sono:
- terapia compressiva e indumenti elastici nelle ustioni estese;
- silicone in gel o in fogli, applicato per mesi, che in diversi studi ha mostrato di ridurre spessore, arrossamento e sintomi delle cicatrici ipertrofiche, con pochi effetti collaterali infiltrazioni locali di corticosteroidi, talvolta associati ad altri farmaci come 5 fluorouracile, nelle cicatrici molto spesse;
- laser vascolari (come il dye laser) per ridurre il rossore, e laser frazionali non ablativi o CO2 frazionale per migliorare spessore, elasticità e superficie della cicatrice. Le revisioni sistematiche più recenti confermano che i laser frazionali, usati in mani esperte, danno miglioramenti significativi nel profilo delle cicatrici da ustione.
- In casi selezionati si associano anche microneedling, radiofrequenza frazionale, tossina botulinica in prossimità di cicatrici in tensione e prodotti topici con fattori di crescita, sempre all’interno di un percorso gestito da centri ustioni o dermatologi esperti in vulnologia e laserterapia.»
Ci sono prodotti o creme che possono aiutare nella fase di recupero?
Sì, ma vanno usati nei tempi giusti e sul tipo di pelle corretto. Nella fase iniziale, finché la pelle è aperta o ci sono vesciche, non parliamo di “creme” da banco, ma di vere medicazioni per ferite, scelte dal medico o dall’infermiere in base a profondità, essudato e sede. In questa fase l’obiettivo è far chiudere la ferita nel modo più ordinato possibile. Quando la superficie è completamente ri-epitelizzata, entrano in gioco prodotti che aiutano idratazione e rimodellamento del tessuto cicatriziale:
- emollienti e creme barriera semplici, senza profumi né alcol, per mantenere la pelle morbida e ridurre prurito e microfessurazioni;
- prodotti a base di silicone in gel o in fogli adesivi, che sono tra i trattamenti di prima linea per prevenire e trattare cicatrici ipertrofiche, anche in combinazione con indumenti compressivi in casi selezionati, creme con piccole percentuali di cortisonico o altri attivi possono essere prescritte dal dermatologo su cicatrici molto infiammate o pruriginose.
- Molti prodotti “miracolosi” da banco con vitamine o estratti vegetali hanno in realtà un livello di evidenza limitato rispetto a silicone e terapie fisiche. Non sono per forza inutili, ma non devono sostituire il percorso consigliato da uno specialista, soprattutto se la cicatrice è in un punto molto visibile, come il volto.
Quali accorgimenti pratici consiglia per ridurre il rischio di bruciature in cucina durante le feste?
In cucina, soprattutto quando la casa è piena di persone e ci sono più pentole sui fornelli, qualche regola semplice riduce moltissimo il rischio di incidenti:
- tenere i manici delle pentole rivolti verso l’interno del piano cottura, mai sporgenti;
- usare preferibilmente i fuochi posteriori per le pentole grandi e pesanti;
- non lasciare mai olio sul fuoco senza sorveglianza e non gettare acqua su una padella in fiamme, ma coprirla con un coperchio e spegnere il fornello;
- evitare di tenere bambini piccoli attaccati ai fornelli o in braccio mentre si maneggiano pentole o liquidi caldi;
- fare attenzione ai cavi di elettrodomestici caldi, tipo piastre o friggitrici, che non vadano a penzoloni;
- regolare lo scaldabagno a una temperatura che riduca il rischio di ustioni da acqua troppo calda.
E quali precauzioni adottare all’aperto per evitare ustioni da gelo?
All’aperto, per evitare ustioni da gelo, le parole chiave sono coprire, restare asciutti e limitare l’esposizione:
- vestirsi a strati, con uno strato interno che tenga asciutto, uno isolante e uno esterno antivento e antipioggia;
- proteggere bene estremità e volto: guanti, calze termiche non troppo strette, cappello, sciarpa o passamontagna;
- evitare scarponi troppo stretti che impediscono la circolazione;
- cambiare subito guanti o calze bagnati, perché l’umidità accelera il raffreddamento;
- fare pause regolari in un luogo chiuso e caldo se si sta fuori a lungo, controllando soprattutto bambini e anziani, che spesso non percepiscono bene il freddo alle estremità;
- evitare alcol prima di stare al freddo a lungo: dà una falsa sensazione di calore ma aumenta la
dispersione di calore corporeo.
Se nonostante tutte queste attenzioni compaiono dolore intenso, torpore o cambiamenti di colore persistenti a mani, piedi, naso o orecchie, è meglio interrompere l’esposizione e valutare se rivolgersi a un medico, perché nel congelamento il tempo conta tanto quanto nelle ustioni da calore.




