
Negli ultimi anni, guardare serie tv è diventata un’attività abituale nel nostro Paese. Secondo uno studio di The Trade Desk e YouGov, il 72% degli spettatori italiani ha visto contenuti in streaming nell’ultimo anno, con una durata di circa 2 ore per la maggioranza delle persone. Una fruizione che si distribuisce tra vari dispositivi, da tv ad app su smartphone o computer, diventata parte centrale della routine serale. Lo si fa per “staccare la spina” e rilassarsi. E, in questo contesto, non è raro che molte persone vengano profondamente coinvolte nelle storie, provando emozioni forti, empatia per i personaggi, gioia e, non di rado, lacrime.
Ma piangere guardando una serie tv è qualcosa di più di una semplice reazione emotiva: può avere un valore psicofisiologico ma a volte essere un campanello d’allarme.
In questo articolo
Perché ci facciamo coinvolgere dalle serie tv
- Relazioni parasociali. Quando seguiamo una serie, sviluppiamo legami emotivi con i personaggi, come se fossero “reali”: questa connessione, chiamata “relazione parasociale”, ci permette di vivere le loro gioie e sofferenze come se fossero nostre.
- Empatia e identificazione. Molte serie raccontano storie complesse, con personaggi ben costruiti e conflitti emozionali. Questo ci fa riflettere su noi stessi, sulle nostre relazioni e ci aiuta a sviluppare empatia.
- Routine serale. Molti di noi guardano una puntata prima di andare a dormire: è un momento di decompressione, un rituale che ci aiuta a “staccare” mentalmente.
- Disponibilità continua. Grazie allo streaming, le serie sono sempre disponibili. Possiamo vedere un episodio per rilassarci oppure fiondarci in una maratona emozionale, e questo favorisce un forte coinvolgimento emotivo.
5 motivi per cui fa bene piangere davanti alle serie tv
Piangere guardando una serie tv non è un gesto casuale: è una risposta complessa che coinvolge corpo, mente ed empatia. Le lacrime sono un linguaggio emotivo antico, un segnale che il nostro sistema psicofisiologico sta elaborando qualcosa di importante. Ecco, in modo più approfondito, perché questo processo può farci bene.
Rilascio dello stress: quando il corpo “si rimette a respirare”
Immagina un episodio particolarmente toccante: una scena di addio, un colpo di scena doloroso, un personaggio che soffre. Le spalle si irrigidiscono, la gola si stringe. Poi arrivano le lacrime. In quel momento, il corpo attiva il sistema nervoso parasimpatico, la parte del sistema autonomo che induce calma e riposo. È la fase fisiologica del rest and digest, quella che rallenta il battito cardiaco, distende i muscoli e manda segnali al cervello che “il pericolo è passato”. Piangere è quindi una vera risposta di difesa e al tempo stesso di guarigione: ti aiuta a scaricare la tensione accumulata durante la giornata o durante l’episodio emotivamente intenso.
Produzione di sostanze “del benessere”: le lacrime che curano
Le lacrime emotive sono un “mix chimico” che il nostro organismo produce per proteggerci. Quando piangi per commozione, il corpo rilascia ossitocina (l’ormone della connessione e della calma) e endorfine (che riducono il dolore emotivo e fisico). Questo genera una sensazione di sollievo simile a un abbraccio, a una consolazione interna. È come se il tuo stesso corpo ti dicesse: “Va tutto bene, sei al sicuro, puoi lasciarti andare.”
Regolazione ormonale: liberarsi dal peso del cortisolo
Il pianto emotivo è un modo naturale per riportare equilibrio nel sistema ormonale. Alcuni studi indicano che le lacrime contengono tracce di cortisolo, l’ormone dello stress: non è un “drenaggio” diretto, ma suggerisce che il corpo utilizza il pianto per regolare i livelli di stress. Guardare una scena intensa, commovente o dolorosa può quindi attivare un processo fisiologico che ci aiuta a liberarci di tensioni accumulate spesso senza che ce ne rendiamo conto. Il risultato? Ci si sente più leggeri, più rilassati, più “vuoti”, ma in un senso positivo.
Elaborazione emotiva e catarsi: quando una storia ci aiuta a capire noi stessi
Le serie tv spesso raccontano emozioni universali: il lutto, la perdita, la paura, l’amore. Quando qualcosa nella storia risuona dentro di noi, le lacrime diventano un modo per elaborare ciò che forse non riusciamo a esprimere nella vita quotidiana. È il meccanismo della catarsi, un concetto antico già noto ai filosofi greci: attraverso la storia degli altri, liberiamo le nostre emozioni.
Piangere ci permette di affrontare sentimenti “ingombranti” in un ambiente sicuro: non stiamo vivendo davvero quella perdita, ma possiamo permetterci di sentirne una parte, processarla e lasciarla andare.
Miglioramento dell’umore: piangere con una serie tv è un reset emotivo
Anche se spesso ci sentiamo “svuotati” dopo aver pianto, molte persone sperimentano – poco dopo – una sensazione di benessere, quasi di leggerezza mentale. È il cosiddetto “post-crying effect”: il cervello, dopo aver superato il picco emotivo, torna su una linea più stabile, aiutato dalle endorfine e dall’ossitocina rilasciate durante il pianto. In questo modo, piangere davanti alla TV può funzionare come un reset emotivo: ti senti più centrato, più lucido, più in pace.
Quando le lacrime diventano un campanello d’allarme
Piangere fa bene, sì, ma non sempre. Quando le lacrime diventano troppo frequenti o assumono un peso sproporzionato rispetto allo stimolo, possono segnalare un disagio emotivo più profondo. Ecco quando dovresti prestare attenzione:
Pianto frequente e persistente
Se ti capita spesso di piangere davanti alle serie, o in altri momenti, e poi ti senti triste o svuotato per molte ore, forse stai attraversando un periodo di stress cronico, ansia o tristezza profonda. La serie non è la causa, ma un “innesco” che fa emergere emozioni già presenti.
Difficoltà a “staccare” dopo il pianto
Piangere dovrebbe portare un senso di sollievo. Se invece, dopo aver pianto, continui a sentirti agitato, preoccupato o turbato, oppure rimugini a lungo sulle scene viste, è possibile che il tuo sistema emotivo sia sovraccarico e abbia bisogno di un sostegno più concreto.
Dipendenza dalle storie per sfogare emozioni
Le serie TV possono aiutarci a elaborare sentimenti, ma non devono diventare l’unico strumento per farlo.
Se ti accorgi di cercare scene tristi apposta per riuscire a sfogarti, potrebbe essere un segnale che stai sostituendo il contatto emotivo reale (comunicare, confrontarti, chiedere aiuto) con un espediente narrativo.
In questo caso, il pianto non è un processo naturale: è un bisogno che cerchi di soddisfare artificialmente.
Disturbi del sonno
Piangere prima di dormire può aiutare, ma non sempre. Se noti che le lacrime serali portano a insonnia, risvegli frequenti o ansia notturna, significa che l’emozione non si sta esaurendo, ma si sta accumulando. In questi casi, può essere utile ripensare alle tue routine serali o parlare con qualcuno che possa aiutarti a comprendere meglio ciò che provi.




