
Lo screening mammografico rappresenta uno strumento fondamentale per la diagnosi precoce del tumore al seno, aumentando le probabilità di guarigione con cure più efficaci e meno invasive. Tuttavia, ancora oggi in molte Regioni italiane l’accesso al programma di screening gratuito non copre tutte le fasce d’età raccomandate dalle linee guida europee. Grazie alle risorse stanziate nella nuova Manovra economica, ora all’esame del Parlamento, la prevenzione potrebbe diventare più equa su tutto il territorio nazionale.
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L’estensione dello screening mammografico per una prevenzione più equa
Si tratta di una svolta attesa da tempo dalle associazioni di pazienti che da anni chiedono un accesso più ampio e uniforme alla prevenzione. Tra queste c’è Europa Donna Italia, movimento che tutela i diritti delle donne alla prevenzione e alla cura del tumore al seno. Durante un incontro con le istituzioni tenutosi il 28 ottobre 2025, l’associazione di promozione sociale ha presentato il Policy Brief “Benefici e impatto dell’allargamento dell’età dello screening mammografico”.
All’incontro erano presenti la senatrice Raffaella Paita, la senatrice Elisa Pirro, l’onorevole Enzo Amich, l’onorevole Simona Loizzo e l’onorevole Ilenia Malavasi. Nel corso della mattina è stato presentato anche lo studio Altems Advisory, spin-off dell’Università cattolica del Sacro Cuore di Roma, che analizza il rapporto costi-benefici dell’estensione dello screening mammografico su tutto il territorio italiano.
«Abbiamo realizzato questo secondo Quaderno di Policy Brief con l’obiettivo di proporre interventi nazionali, regionali e strategie comunicative capaci di migliorare l’adesione ai programmi di screening mammografico organizzato. La prima richiesta che formuliamo nel documento è proprio l’estensione uniforme della fascia di età, dai 45 ai 74 anni, in tutte le regioni», dichiara Rosanna D’Antona, Presidente di Europa Donna Italia.
La campagna di sensibilizzazione di Europa Donna Italia
«Per coinvolgere la società civile su questo tema – prosegue D’Antona – abbiamo lanciato la campagna social “La fortuna costa, la sfortuna di più”, che ad oggi ha raccolto oltre 2.500 adesioni: cittadine comuni, pazienti ed ex pazienti, rappresentanti della comunità medico-scientifica, delle istituzioni e dei media, l’hanno sottoscritta per chiedere che i due milioni di donne, oggi escluse per età dal programma di screening mammografico, possano finalmente accedervi».
Le disparità tra le Regioni italiane
Nel nostro Paese, attualmente, sono sei le Regioni che hanno adottato la piena estensione della fascia di età dello screening mammografico, dai 45 ai 74 anni. In tutte le altre l’ampliamento è solo parziale o del tutto assente e lo screening resta quindi limitato alle donne tra i 50 e i 69 anni.
«Sono disparità che non fanno bene alla salute delle donne. Oggi il 40% delle pazienti con diagnosi di tumore al seno ha meno di 50 anni: molte di loro restano escluse dai programmi di screening. Eppure, già dal 2017 le Linee guida europee raccomandano di estendere la fascia di età dai 45 ai 74 anni. È il momento di dare una risposta uniforme a queste indicazioni» dichiara Corrado Tinterri, coordinatore del Comitato Tecnico Scientifico di Europa Donna Italia.
Screening mammografico: una misura salvavita
«Lo stanziamento specifico previsto dalla Manovra di bilancio appena approvata dal Consiglio dei Ministri per l’estensione della fascia di età dello screening mammografico rappresenta un passo concreto e fondamentale che il Parlamento dovrà confermare con tenacia e che consentirà di uniformare l’accesso su tutto il territorio nazionale, superando le attuali disparità regionali e consolidando la prevenzione oncologica come pilastro della salute pubblica», sottolinea l’On. Enzo Amich.
«Tra i tumori femminili, quello al seno è al primo posto per incidenza e mortalità nel nostro Paese. Ma se viene intercettato agli esordi tutto cambia: si può curare con terapie meno invasive e più efficaci, interventi chirurgici più conservativi e la sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi in Italia supera ormai il 90%. Per questo lo screening rappresenta una misura salvavita, e l’estensione della sua fascia di età è cruciale. Riteniamo importante introdurre l’ampliamento dell’età nei Livelli Essenziali di Assistenza, facilitando così l’estensione anche nelle Regioni soggette ai piani di rientro», evidenzia Paola Mantellini, Direttrice dell’Osservatorio Nazionale Screening.
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