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Equitazione: come imparare a gestire lo stress di una gara

L’equitazione è l’unico sport basato sul rapporto di fiducia tra uomo e cavallo, sulla condivisione di gioie e dolori. Non è un gioco di squadra e ogni errore, anche il più piccolo, si paga a caro prezzo.

Nell’equitazione la preparazione psicologica va di pari passo con quella sportiva, perché per raggiungere la vera intesa e i risultati sperati, cavaliere e cavallo devono diventare un binomio, anche sul piano mentale. Per capire le dinamiche psicologiche di una competizione sportiva in ambito equestre abbiamo parlato con il professor Paolo Cavedini (puoi chiedergli un consulto). Psichiatra e dottore di ricerca, è responsabile dello IEDOC, l’Istituto Di Eccellenza per i Disturbi Ossessivo Compulsivi a Villa San Benedetto in provincia di Como.

Quali sono i principali strumenti psicologici per affrontare al meglio una competizione sportiva?

Gruppo San Donato

L’atteggiamento mentale, nello sport, è fondamentale. La “forza” psicologica, a parità di capacità tecniche e preparazione fisica, è ciò che fa la differenza tra un buon atleta e un campione.
Il primo elemento importante è il concetto di autoefficacia. Si deve imparare a sviluppare una convinzione di fare bene, una fiducia nei propri mezzi e in quelli del cavallo che rafforzano anche l’autostima.
Il secondo fattore è la capacità di concentrazione, la cosiddetta “bolla di concentrazione” nella quale calarsi per isolarsi dal mondo esterno. Questa capacità è individuale e dipende anche dall’esperienza maturata nelle competizioni, che facilita e aiuta ad affrontare quelle successive. La bolla di concentrazione si costruisce principalmente nel pre gara e ciascuno lo fa a modo suo: c’è chi ha bisogno di isolarsi, chi di svagarsi, chi di stare in mezzo alla gente.
Il terzo concetto è relativo alla gestione dello stress. Questa condizione è una risposta psicofisica dell’individuo di fronte a prestazioni in questo caso sportive. Lo stress può essere buono o cattivo e dipende dalla capacità del singolo di gestirlo e di tenere a bada le emozioni (su questo tema, leggi l’intervista alla campionessa italiana di dressage Valentina Truppa).

L’allenamento mentale si può imparare?

Sicuramente c’è una predisposizione alla capacità di gestione dello stress e delle emozioni. Ma la nostra mente si può anche allenare. Restare concentrati, non farsi troppo coinvolgere dalle emozioni, mantenere una certa lucidità e freddezza regalano una marcia in più nell’affrontare competizioni sportive e nel contesto dell’equitazione si riesce a trasmettere calma e serenità all’animale. Come si allena la propria mente? Ci sono alcuni esercizi che aiutano la concentrazione e il senso di autoefficacia, tra questi uno dei più importante è imparare a respirare in modo corretto, profondo, lento, usando il diaframma. In questo modo si ossigena meglio l’organismo, che risponderà alle sollecitazioni dettate dalla performance sportiva in maniera più efficace, si riduce la tensione muscolare e l’ansia.
Respirare nel modo giusto aiuta a rilassarsi ed è una pratica che utilizzo con i ragazzi che stanno per affrontare un concorso: seduti nel box di fianco al proprio cavallo, la mano sull’addome, ci si concentra sul respiro.
Un altro tipo di allenamento molto utile è quello ideomotorio ed è una delle tecniche più utilizzate in ambito equestre. È una visualizzazione, una ricostruzione mentale ricca di dettagli (in questo caso della gara o dell’allenamento: il percorso a ostacoli, il rettangolo di dressage con i suoi esercizi) di ciò che si sta per affrontare, per vederla “dal di fuori”, come osservatore. In tal modo possiamo ripercorrere i nostri movimenti, vedere in anticipo i nostri possibili errori e correggerli mentalmente ancora prima di eseguire il gesto. Sarà più facile per la nostra mente aiutarci a non sbagliare quando si entra in gara.
Per i cavalieri più giovani, con i quali affrontiamo una preparazione anche di tipo psicologico sulla prestazione sportiva (in particolare sul salto ostacoli) abbiamo realizzato una scheda di lavoro sul Mental Coaching per imparare a respirare, meditare, visualizzare, gestire l’ansia. È presentato in forma di gioco e sta dando i primi risultati.

Equitazione. Si sente parlare spesso di binomio: che cos’è?

L’equitazione è una tipologia sportiva molto peculiare in cui si lavora sul binomio uomo-cavallo e in particolare sul rapporto di fiducia che si crea tra i due e che è alla base di tutto. È una comunicazione bidirezionale tra cavallo e cavaliere, in cui l’animale chiede solo di stare con noi in un continuo stato di rassicurazione e di calma. Se questa fiducia viene a mancare, qualsiasi performance è compromessa, perché il cavallo non segue più il suo cavaliere e non lo asseconda più nelle richieste.
Bisogna sempre ricordare che il cavallo è un animale pauroso perché in natura è una preda, dunque il suo primo istinto è la fuga. Ciò che gli viene chiesto a livello sportivo, saltare un ostacolo di un metro e 40, o un fosso, o anche soltanto una ripresa di dressage, va oltre il suo istinto ed è possibile soltanto se diventa un tutt’uno con il suo cavaliere, un binomio appunto. Il salto ostacoli, il dressage e tutte le altre discipline equestri non sono un gioco di squadra, non ci sono seconde possibilità: ogni errore si paga e subito.

Come si raggiunge la Best Performance?

Best Performace non significa vittoria, non è la coppa o la coccarda, non è il primo posto. La Best Performance è relativa alla nostra migliore prestazione, a ciò che volevamo ottenere da quella competizione sportiva, a ciò che abbiamo conquistato. Ai nostri obiettivi. Per ottenerla occorre lavorare su se stessi, sulla propria ansia, quotidianamente.
Un esempio di Best Performance? Un binomio che non riesce ad affrontare i fossi durante una gara di salto ostacoli: il cavallo si ferma, rifiuta di saltare. Il lavoro psicologico di gestione dell’ansia e delle emozioni, abbinato al lavoro tecnico sul cavallo e sul cavaliere, porterà ad affrontare un percorso a ostacoli dove anche i fossi saranno superati con successo. Poco importa se la prestazione non sarà stata impeccabile, forse il binomio avrà commesso altri errori, ma l’obiettivo che ci si era prefissato, ovvero il superamento di quella tipologia di ostacolo, è stato ottenuto.

Salto ostacoli, dressage: c’è differenza a livello psicologico?

Sono due discipline diverse dal punto di vista tecnico, ma sul piano psicologico sono uguali. Nel dressage la concentrazione è più pianificata, si conoscono in anticipo gli esercizi che si devono affrontare, i passi, i movimenti, mentre nel salto ostacoli ci sono più imprevisti e più rapidità d’azione. Tolte queste piccole differenze, la competizione è la stessa, con tutti i risvolti psicologici del caso.

Errori, pessime prestazioni: come si gestisce una sconfitta? E una caduta o un brutto incidente?

Facendo tesoro dei propri errori, imparando dai propri sbagli e non facendosi condizionare. Un fallimento non significa per forza abbattimento. Bisogna avere la capacità di dimenticare la sconfitta e tornare nel rettangolo, o nel campo di gara, un po’ come se fosse la prima volta, come se fosse una nuova partenza, da zero.
I concorsi di salto ostacoli, i più importanti, durano anche tre o quattro giorni. Non è facile dopo giorni di pessime prestazioni entrare in campo l’ultimo giorno con la mente sgombra. Il vero professionista, il campione ci riesce perché è in grado di lavorare sulla propria mente, trattenendo solo le esperienze positive e cancellando quelle negative. In tal modo ristabilisce l’equilibrio emotivo con il suo cavallo, perché il rapporto del binomio è basato sulla condivisione.
Cadere è un po’ l’equivalente di una sconfitta, bisogna essere preparati all’imprevisto e soprattutto essere motivati. La motivazione è tutto. La paura prima si affronta meglio è. Nell’equitazione vale la regola di sempre: se cadi, risali subito in sella. In questo modo si riacquista fiducia, in se stessi e nel cavallo, si ristabilisce l’equilibrio.

Eliana Canova

 

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