Salute

Viaggi in aereo: gli esercizi per evitare i problemi di circolazione

I consigli dell'esperta per evitare la sindrome da classe economica e i problemi più seri come la trombosi venosa e l'embolia polmonare

«La valigia sul letto è quella di un lungo viaggio», recitava una vecchia canzone malinconica di Julio Iglesias. E in effetti un po’ di malinconia viene, quando a separarci dalla meta dei nostri sogni ci sono migliaia e migliaia di chilometri da coprire con un lungo viaggio in aereo, magari in classe economica. A risentirne è tutto il nostro organismo e soprattutto la circolazione sanguigna. In genere ce la caviamo con qualche crampo ma in casi estremi si possono sviluppare anche seri problemi di salute. Come riconoscerli e prevenirli? Ce lo spiega la cardiologa Anna Maria Cerbone.

È vero che i viaggi in aereo possono dare problemi di circolazione?

Purtroppo sì. Lunghi viaggi in aereo o molte tratte in un periodo limitato di tempo possono essere associati a seri problemi. Innanzitutto può insorgere una trombosi venosa profonda, in genere al polpaccio, dovuta alla formazione di un coagulo nelle vene profonde degli arti inferiori che blocca il flusso del sangue di ritorno verso il cuore. Più raramente si può sviluppare l’embolia polmonare, che insorge quando il coagulo blocca la circolazione delle arterie dei polmoni.

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Cosa scatena questi problemi?

Una delle cause è l’immobilizzazione in posizione seduta per molte ore e in uno spazio ristretto, specie se seduti vicino al finestrino: questa condizione comporta una riduzione della velocità del flusso del sangue nelle vene degli arti inferiori, fattore che può attivare uno stato trombotico. Ciò si verifica soprattutto negli anziani e negli obesi. La stasi provoca inoltre una maggiore concentrazione del sangue, che a sua volta aumenta il rischio di trombosi. Altri fattori di rischio che possono attivare la coagulazione del sangue sono il calo dell’ossigeno (ipossia) dovuto alla riduzione della pressione, la disidratazione, l’eccessivo consumo di alcol o caffè che stimolano la diuresi e una ridotta umidificazione all’interno della cabina aerea.

Quanti viaggiatori sono colpiti da questi disturbi?

Per quanto riguarda la trombosi venosa, è riportata un’incidenza di 1 caso su 4.600 voli aerei di linea che viaggiano per una durata superiore alle 4 ore; l’incidenza si attesta invece allo 0.5% per una durata superiore alle 8 ore di volo. Sembra che il rischio aumenti del 18% per ogni 2 ore di aumento di durata del volo. Il periodo a rischio per la trombosi venosa è tra le 2 e le 8 settimane dopo il viaggio. L’eventualità di sviluppare un’embolia polmonare grave nel periodo immediatamente successivo al volo è invece estremamente rara per voli inferiori alle 8 ore; la sua incidenza è di 5 casi su 1.000.000 per voli di durata superiore alle 12 ore.

Quali sintomi ci devono mettere in allerta?

La trombosi venosa profonda si manifesta spesso con dolore al polpaccio accompagnato da gonfiore, ma esistono anche forme asintomatiche. I disturbi possono comparire anche a distanza di ore o addirittura settimane (fino a 8). L’embolia polmonare è una forma più grave, che si manifesta con dolore toracico, difficoltà respiratorie, talora collasso. Se compaiono questi sintomi è necessario rivolgersi a un medico, meglio di pronto soccorso, in quanto una diagnosi e una terapia immediata favoriscono la risoluzione del problema.

Quali sono i soggetti più a rischio?

Oltre agli obesi e agli anziani, sono a rischio i passeggeri che hanno una predisposizione genetica o precedenti episodi di trombosi venosa “spontanea” (senza fattori di rischio), così come quelli affetti da varici agli arti inferiori. Attenzione poi se si è stati sottoposti a interventi maggiori di chirurgia nel mese prima del volo, se si ha un tumore in fase attiva, o se si assume una terapia ormonale con estroprogestinici.

Le donne in gravidanza possono volare tranquille?

Durante la gravidanza il rischio di trombosi aumenta di 5 volte: si verifica in media un caso su 1.000. Per questo viene suggerito di non effettuare viaggi aerei in gravidanza a donne che potrebbero richiedere cure urgenti. Per ridurre il rischio si raccomanda di mettere le calze elastiche, muovere le gambe periodicamente, uscire dai seggiolini, camminare per qualche minuto e idratarsi. Viene inoltre suggerita la profilassi con eparina alle donne che hanno fattori di rischio aggiuntivi per la trombosi (sindrome anticorpi antifosfolipidi, mutazioni genetiche predisponenti alla trombosi, obesità, sindrome nefrosica, pregresso episodio di trombosi), da fare il giorno del volo e per alcuni giorni dopo.

Le calze elastiche sono utili?

Sì, possono essere usate per prevenire la trombosi venosa profonda del polpaccio, ma l’utilizzo è indicato solo nei soggetti a maggiore rischio che intraprendono voli di durata superiore alle 3 ore. La compressione dovrebbe essere al di sotto del ginocchio, fornendo dai 15 ai 30 mm Hg di pressione alla caviglia. Il loro utilizzo è anche in grado di ridurre il gonfiore alle gambe che si può verificare dopo il volo.

Quali altri consigli per ridurre il disagio del volo?

È opportuno mantenere un buon livello di idratazione, anche se non esistono chiare evidenze che dimostrano un’associazione tra disidratazione e trombosi venosa nei voli di lunga durata. Poi bisogna cercare di muoversi il più possibile, soprattutto se il volo dura più di 3 ore: la mobilità aumenta il flusso sanguigno nelle vene e quindi riduce il rischio che si formino coaguli.

È possibile fare profilassi (ad esempio prendendo l’aspirina)?

Se il medico ha indicato la profilassi con farmaci (ad esempio nei soggetti andati incontro a un precedente episodio di trombosi o nelle pazienti in gravidanza con altri fattori di rischio aggiuntivi) sono più appropriati i farmaci anticoagulanti (tipo eparina a basso peso molecolare) piuttosto che l’aspirina.

Che esercizi fare sulla poltrona dell’aereo per riattivare la circolazione?

Oltre a farsi una passeggiata nel corridoio, ecco allora alcuni esercizi per favorire la circolazione sanguigna.

  • Flettere e ruotare le caviglie per esercitare i muscoli del polpaccio
  • Alzare la gamba col ginocchio piegato contraendo il muscolo della coscia e riabbassarla: 20-30 volte per entrambi gli arti
  • A spalle rilassate, appoggiare l’orecchio alla spalla e spostare delicatamente il collo in avanti e indietro, tenendo la posizione per cinque secondi, 5 volte.
  • Piegandosi leggermente in avanti, mettere le mani intorno al ginocchio sinistro e portarlo al petto, restando così per 15 secondi. Quindi abbassare lentamente, sempre tenendo il ginocchio con le mani, e cambiare ginocchio. Fatelo 10 volte
  • Roteare le spalle inarcandole in avanti e, poi, verso l’alto e il basso con movimenti circolari delicati.

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