Salute

Inquinamento da farmaci: come difendere l’ambiente

Attraverso le fogne, i principi attivi dei medicinali finiscono in fiumi e mari, con conseguenze dannose per l'uomo e per molte specie animali. Attenzione quindi al modo in cui smaltite i farmaci quando sono scaduti o non li assumete più

Se ne parla sempre di più, ma in pochi conoscono i rischi per l’ambiente causati da un eccessivo uso di farmaci e soprattutto dal loro non corretto smaltimento. Eppure le conseguenze non riguardano soltanto mari e fiumi e animali, ma anche l’uomo. Per capire che cosa è l’inquinamento da farmaci, e che cosa comporta, abbiamo parlato con il Giampaolo Velo, già professore di farmacologia dell’Università di Verona e direttore dell’Unità di farmacologia medica dell’Aoui di Verona, esperto di ecofarmacovigilanza e direttore del sito www.farmacovigilanza.eu.

Che cosa è l’inquinamento da farmaci?

Gruppo San Donato

L’inquinamento può riguardare diversi ambiti, quello da farmaci è una realtà di cui abbiamo cominciato a interessarci di recente. Il farmaco raggiunge l’ambiente attraverso diverse vie e l’ecofarmacovigilanza si occupa delle problematiche relative alla presenza dei farmaci nell’ambiente, con conseguenze non solo per l’uomo, ma anche per le diverse specie animali. Sappiamo che i farmaci oltre ad avere un effetto benefico terapeutico possono provocare fenomeni tossici in grado di inquinare l’ambiente, in particolare mari, fiumi, laghi, oceani, ma anche il terreno, l’aria che respiriamo e l’acqua potabile.
Gli effetti sull’uomo derivanti da un’esposizione cronica a farmaci, a livelli molto bassi, rimangono sconosciuti e lo stesso vale nel caso di interazioni tra più farmaci a così bassa concentrazione, ma ingeriti nell’arco di una vita. Alcuni soggetti come neonati, bambini, donne in gravidanza e anziani potrebbero essere particolarmente vulnerabili. E non sono potenzialmente da sottovalutare fenomeni di resistenza batterica agli antibiotici e allergie.

Come avviene la contaminazione?

I farmaci contaminano l’ambiente principalmente in seguito a eliminazione dal nostro organismo, in parte sotto forma attiva. Attraverso le fognature le feci e le urine che contengono tracce dei farmaci assunti, raggiungono rivoli d’acqua, fiumi, laghi, mari e oceani. Le specie più colpite da questo tipo di inquinamento sono quelle acquatiche, ma anche l’uomo è esposto al rischio di contaminazione e di sviluppare allergie e disturbi. L’ecosistema non è costituito da comparti isolati e i farmaci possono entrare nella catena alimentare.
L’Agenzia Nazionale di Sicurezza Sanitaria Francese ha rilevato in uno studio del 2011 che un quarto dei campioni di acqua potabile analizzati contenevano tracce di farmaci, in particolare antiepilettici e ansiolitici. Tuttavia le concentrazioni che si ritrovano nell’ambiente acquoso sono estremamente piccole (da 1 ng/l a 100ng/l), tali da non essere dannose di per sé per l’uomo.
Anche i farmaci veterinari sono responsabili dell’inquinamento ambientale, spesso in maniera anche maggiore rispetto ai farmaci a uso umano, perché gli animali da allevamento trattati con i medicinali eliminano le feci e le urine direttamente a terra e le sostanze nocive penetrano nel terreno. Ricorderei a questo punto il principio di precauzione, di cui spesso ci dimentichiamo: non dobbiamo negare i rischi, semplicemente perché sono men che certi. Al contrario si dovrebbero sapere in anticipo i possibili danni per la salute umana e per l’ambiente in modo da essere in grado di impedirli.

Quali sono i principi attivi inquinanti?

I farmaci permangono nell’ambiente per tempi più o meno lunghi a seconda delle loro caratteristiche chimiche. Dopo lo smaltimento, nei fiumi sono stati individuati antibiotici, antiinfiammatori non steroidei, paracetamolo, cardiovascolari, regolatori dei lipidi, diuretici, antidiabetici, antiulcera, bronco dilatatori, farmaci del sistema nervoso centrale ed estrogeni.
Uno studio ha mostrato che gli estrogeni ambientali contribuiscono alla “femminilizzazione” dei pesci di sesso maschile quando esposti a questi ormoni che appunto possono essere presenti a livelli molto bassi nel loro ambiente acquatico. In Pakistan nel 2004 una specie di avvoltoio che si cibava di carcasse di mucche sottoposte a terapie con diclofenac si è ridotta del 95 per cento a causa dei decessi per insufficienza renale acuta, attribuita a questo anti infiammatorio.

Come si può evitare o almeno contenere l’inquinamento da farmaci?

I farmaci non vanno presi come fossero acqua fresca, bisogna essere consapevoli che si tratta di sostanze attive e non vanno sottovalutati i loro effetti collaterali. Dunque non abusarne e usarli in maniera razionale, quando si presenta un effettivo bisogno terapeutico. Se si ha un semplice raffreddore, senza complicanze, non occorre curarsi con gli antibiotici. Lo spreco dei farmaci fa male all’uomo e all’ambiente.

Come smaltire correttamente i farmaci?

Secondo uno studio pilota svolto nelle farmacie di Verona e provincia in collaborazione con Federfarma, è emerso che il 22 per cento degli intervistati (clienti delle farmacie) smaltiva i farmaci scaduti e quelli non utilizzati direttamente nel wc, nel lavandino o nella spazzatura. In ogni farmacia sono presenti degli appositi contenitori adibiti per la raccolta differenziata dei farmaci, che unitamente a un utilizzo corretto di questi rimane la strada più giusta per tutelare il nostro ambiente e le specie animali e vegetali che vi abitano. Le cose possono essere cambiate semplicemente adottando un comportamento più attento e virtuoso.

05/11/2014


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